Nuova impennata inflazione mette la FED alle corde, prende corpo ipotesi maxi-rialzo tassi a marzo
Nuova vigorosa impennata dell’inflazione Usa, andata oltre le attese. L’indice cpi è salito a +7,5% a/a a gennaio (consensus era +7,2%), sui nuovi top a 40 anni. L’inflazione core segna +6%. Dinamica inflattiva che alimenta ulteriormente le pressioni sulla Fed per implementare velocemente un ciclo di rialzi dei tassi piuttosto sostenuto. Dopo il dato odierno il rendimento dei Treasury si è portato in area 2% alimentando le vendite soprattutto sui titoli growth.
“Non è solo il tasso di inflazione che dovrebbe preoccupare la Federal Reserve, ma anche l’ampiezza del potere di determinazione dei prezzi delle aziende – rimarca James Knightley, Chief International Economist di Ing -. Con i salari, i prezzi delle materie prime e le tensioni della catena di approvvigionamento che contribuiscono al balzo dell’inflazione, la Fed dovrà rispondere in modo aggressivo con una prospettiva molto reale che scelga di segnalare la propria determinazione con un rialzo di marzo di 50 punti base“.
Possibile picco questo mese
Guardando avanti, Silvia Dall’Angelo, Senior Economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, ritiene probabile che l’inflazione USA raggiunga il picco a febbraio per poi iniziare una graduale discesa a marzo-aprile. “Gli effetti di base, la stabilizzazione dei prezzi dell’energia e, soprattutto, un allentamento dei vincoli dell’offerta globale ed il miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro, dovrebbero contribuire a far scendere l’inflazione più rapidamente nel secondo semestre. Detto ciò, c’è ancora molta incertezza sulle prospettive. Più a lungo l’inflazione rimarrà su livelli elevati, maggiore è il rischio che si radichi, attraverso le aspettative e le dinamiche salariali. In effetti, le aspettative d’inflazione a lungo termine sono già salite (anche se non sembrano essersi disancorate) e l’inflazione salariale è aumentata nel corso degli ultimi due trimestri nel contesto di un mercato del lavoro rigido”. L’economista di Federated Hermes indica ancora come scenario di base un aumento dei tassi di 25 punti base, ma non esclude un intervento più ampio (50 punti base), se la Fed vorrà dare un segnale più forte.
Milano tiene grazie alle big bancarie
A Piazza Affari il Ftse Mib, reduce dal balzo del 2,7% della vigilia, segna in chiusura +0,23% 27.190 punti dopo una breve incursione in negativo dopo l’avvio debole di Wall Street. Tra le big di Piazza Affari si segnala il -0,5% circa di Enel. Tiene banco il discorso caro bollette con il Governo che starebbe lavorando alle ulteriori misure a favore della riduzione del costo energetico. Stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore, si delinea un intervento da 5-7 mld con l’emergere dell’ipotesi di `scambio` per gli industriali che a fronte del beneficio di circa 25TWh di energia rinnovabile consegnata al GSE (Regolatore renewables) e da questo trasferita agli industriali a prezzi calmierati, questi si impegnerebbero a realizzare 12 GW fotovoltaico e 5GW di eolico attraverso contratti di lungo termine (PPA), contribuendo alla decarbonizzazione e al raggiungimento dei target green.
Tra i migliori di oggi spiccano Unicredit (+2,9%) e Intesa con oltre +2%. Chiusura a +4,3% per CNH.
TIM tonica, male Nexi
Bene anche Telecom Italia (+1,7% a 0,424 euro) che ha annunciato che l’offerta presentata per l’acquisto delle attività mobili del Gruppo Oi, insieme a Telefônica Brasil (VIVO) e Claro, è stata approvata dall’Autorità antitrust Cade (Conselho Administrativo de Defesa Economica). Intanto le ultime indiscrezioni riportate da Bloomberg vedono Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che possiede il 10% della tlc italiana con quota in carico a 82 centesimi di euro per azione, riluttante ad accettare l’offerta di 50,5 centesimi del fondo di private equity KKR.
Infine, giornata di forte volatilità per Nexi (-4,77%), peggior titolo del Ftse Mib dopo che era arrivato a salire nell’intraday di oltre il 3% sui rumor di possibile cessione del suo asset tedesco Ratepay (possibile valutazione di oltre 1 miliardo di euro) per poi invertire bruscamente la rotta dopo la diffusione dei conti 2021. La paytech italiana ha riportato nel quarto trimestre del 2021, i ricavi si sono attestati a 618,1 milioni, in crescita dell’11,1% rispetto all’analogo periodo del 2020 e l’Ebitda è aumentato dell’11,6% a 319,7 milioni, mentre l’Ebitda Margin ha raggiunto il 52%.