Il nulla di fatto della Bce spinge la moneta unica
Eurodollaro si riporta in quota 1,36 dopo la decisione della Bce di confermare il costo del denaro al minimo storico dello 0,25%. Nonostante la decisione sia sostanzialmente in linea con le stime, il ritorno del tasso di inflazione allo 0,7% e le difficoltà dell’economia reale avevano spinto alcuni commentatori a pronosticare nuove misure espansive.
Nel corso della conferenza stampa che fa da corollario alle riunioni del board, il chairman Draghi ha escluso una fase deflazionistica rimarcando che i tassi resteranno ai livelli attuali o più in basso “per un periodo esteso di tempo” e che la Bce è pronta a mettere in campo nuove misure di sostegno. “Potrebbero essere stati “proprio i governatori di alcune banche centrali ‘forti’ (guidati da Weidmann, presidente della Bundesbank) a insistere per rimandare il lancio di nuove misure”, ha detto Filippo A. Diodovich, market strategist d IG.
Lo strategist ritiene che “solamente il superamento della resistenza dinamica ora in transito a 1,3670 darebbe conferma del momento positivo del cross, creando i presupposti per un allungo in direzione degli obiettivi situati a 1,3740 e 1,3820”. “Discorso ben diverso, invece, in caso di cedimento dello strategico supporto di brevissimo periodo situato a 1,3475, bottom di febbraio, preludio a un possibile ribasso verso 1,34 e 1,33”.
Per quanto riguarda le prossime sedute, la banca australiana Anz (Australia and New Zealand Banking Group) rileva che “l’euro potrebbe registrare ulteriori guadagni se il mercato dovesse iniziare a focalizzarsi maggiormente sulla ripresa dell’economia a scapito del debole andamento dei prezzi”. In linea con questa view, Anz ha confermato di attendersi una crescita del cross eur/usd a 1,42 entro fine anno.