Non solo Super bolla: pianeta Terra a secco di commodities, boom inflazione, crescita più lenta. Jeremy Grantham presenta la sua (nostra) Apocalisse
Jeremy Grantham, investitore celebre noto per i suoi alert sulle bolle speculative, ha già scioccato trader e investitori di tutto il mondo, parlando di super bolla a Wall Street, e paventando un crollo a ritmi record per la borsa Usa; e già torna sotto i riflettori con un messaggio ancora più allarmante e urgente.
Nel corso dell’intervista rilasciata alla trasmissione Front Row di Bloomberg, l’esperto ha emesso un altro verdetto da pelle d’oca: il periodo Goldilocks degli ultimi 25 anni, ha detto, è al capolinea e il mondo deve prepararsi a un futuro a secco di materie prime, caratterizzato da inflazione, crescita più lenta e carenza di lavoratori (un fenomeno che si sta già manifestando da parecchio, negli Stati Uniti).
Co-fondatore della società di gestione Grantham, Mayo & van Otterloo ((GMO), 83 anni, Grantham non ha lasciato ai mercati una grande via di scampo.
Jeremy Grantham: diciamo pure addio ai prezzi bassi di petrolio, nickel, rame. Inflazione è ovunque
Dimenticatevi “i prezzi bassi del petrolio, del nichel, del rame” – ha avvertito l’investitore di fama mondiale -Il cambiamento climatico si sta manifestando con forti inondazioni, gravi siccità e temperature più alte, tutti fattori che non danno certo un aiuto alle coltivazioni”. Tutt’altro: contribuiscono alla loro progressiva e inesorabile distruzione.
In una situazione del genere, la sentenza è quasi fisiologica:
“Vivremo in un mondo di strozzature e di boom dei prezzi ovunque”. Qualcosa di inevitabile, il cui dispiegarsi nessuno riuscirà a fermare, viste la scarsità delle materie prime, i Baby Boomers che si apprestano ad andare in pensione, i tassi di natalità che scendono, i mercati emergenti che maturano e l’esplosione delle tensioni geopolitiche:
Proprio la scorsa settimana Grantham aveva presentato la Quarta Super Bolla della storia degli Stati Uniti, lanciando un alert sull’arrivo imminente di un crash e consigliando agli investitori di scappare dall’azionario Usa.
L’investitore ha detto di ritenere che, così come nel crollo del 1929, in quello delle dot-com del 2000 e nella crisi finanziaria del 2008, questa bolla scoppierà, con la conseguenza che lo S&P 500 capitolerà di quasi il 50% rispetto al picco del 4 gennaio, di fronte ormai a una Fed impotente. E questo, ammonisce Grantham, perchè “siamo andati ben oltre la capacità del pianeta di sopportarci nel lungo periodo – la natura sta iniziando a morire. E, alla fine, se non facciamo qualcosa, anche noi inizieremo a morire”.
Grantham – che gestisce una fondazione del valore di $2,12 miliardi, nata per proteggere l’ambiente – non si è certo svegliato di colpo: è da circa 10 anni che ha mostrato tutto il suo scetticismo verso le valutazioni astronomiche dei titoli azionari, alzando le spalle di fronte all’entusiasmo fervente che ha accompagnato il mercato toro.
Non tutti lo hanno preso sempre sul serio, in quanto i suoi avvertimenti della serie ‘Apriti Cielo’ non si sono sempre avverati.
Ma il problema del cambiamento climatico non è certo una sua invenzione, così come non lo sono il grande ritiro in pensione dei Baby Boomers e la scarsità delle commodities e del lavoro. Non per niente l’inflazione si è già impennata negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Non per niente non si fa altro che parlare di Fed più o meno hawkish: il ritiro della liquidità monstre storica non riguarda solo i mercati e le borse. L’inflazione riguarda tutto il mondo: e la cosa forse più inquietante, come ha scritto anche Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, è la natura di questa inflazione, scattata al rialzo principalmente per la rigidità dell’offerta e non per la resurrezione della domanda.