Notizie Notizie Italia Nave Diciotti, venti di una guerra Italia-Ue che rischia di esplodere con legge bilancio

Nave Diciotti, venti di una guerra Italia-Ue che rischia di esplodere con legge bilancio

24 Agosto 2018 10:01

Il caso della nave Diciotti sembra essere l’incipit di una guerra che il governo M5S-Lega combatterà per mesi contro i piani alti di Bruxelles, non solo in tema di immigrazione ma anche – ed è soprattutto questo che interessa i mercati – in tema di legge di bilancio. Legge che verrà presentata al Parlamento entro il prossimo 15 ottobre, giorno in cui sarà poi inviata all’Unione europea per un esame al setaccio.  Certo,  se le dichiarazioni dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini avranno gli stessi toni di quelle che vengono proferite in queste ore in merito alla questione della nave Diciotti, più che dialogo sarà un vero e proprio scontro frontale, scenario tra i più temuti dagli investitori.

In previsione della riunione della Commissione europea sul caso della nave attraccata al porto di Catania (prevista per la giornata di oggi), Di Maio ha già lanciato un ricatto: nel caso in cui non dovesse venir presa nessuna decisione sulla nave Diciotti e sulla redistribuzione dei migranti, l’Italia dirà stop ai contribuiti che versa a Bruxelles:

“In questi mesi abbiamo avuto modo di vedere come funzionava la linea morbida nei confronti dell’Unione europea e come funziona la linea dura. Sulla linea dura voglio fare un’altra proposta: se l’Unione europea si ostina con questo atteggiamento, e se domani (oggi per chi legge) dalla riunione della Commissione europea non si decide nulla e non decidono nulla sulla nave Diciotti e sulla redistribuzione dei migranti, io e tutto il Movimento 5 stelle non siamo più disposti a dare 20 miliardi all’Ue”.

Di Maio ha aggiunto:

“Condivido quello che ha detto il presidente Conte: l’Ue deve battere un colpo. Poi siamo attentissimi alle condizioni di salute e di rispetto dei diritti umanitari a bordo della Diciotti. Io dico a tutti: il governo è compatto”.

In un’intervista al Corriere, l’altro vicepremier Matteo Salvini è stato altrettanto netto, ribadendo che nessuno sbarcherà dalla nave, dove al momento sono presenti 150 migranti adulti, dopo lo sbarco consentito ai minori. Salvini individua anche la soluzione: “un bell’aereo che arrivi da una delle capitali europee all’aeroporto di Catania”.

Più esattamente:

“Gli europei dimostreranno il loro cuore grande caricando tutti gli aspiranti profughi. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta con i giovani”, dice, definendo l’Italia “irritata” per i comportamenti dell’Europa. “L’Europa deve sapere che il governo italiano è irritato. Basta con parole tante e risultati pochi. L’Ue si era impegnata a prendere 35mila immigrati: si sono fermati a 12 mila. Se la serietà è questa, non ci si può stupire che noi abbiamo deciso un punto fermo. Con le Ong ci siamo riusciti, ora dobbiamo costringere l’Ue a farsi carico di ciò che le spetta”.

E non può mancare il riferimento all’imminente discussione sulla legge di bilancio. Alla domanda se “l’Italia taglierà i contributi all’Unione”, come minacciato da Di Maio, il ministro dell’Interno risponde così:

Stiamo entrando nella discussione sul bilancio, in cui le decisioni richiedono unanimità. Per noi, l’unanimità Bruxelles non la vedrà neanche col binocolo. E non siamo gli unici”. Mentre sul possibile attacco degli investirori contro i titoli di stato italiani: “A qualcuno diamo fastidio, e le prove generali di un attacco economico sono già partite”.

A tal proposito, lo spread BTP-Bund rimane elevato, verso quota 280 punti base, all’indomani della nota di Moody’s che è tornata a spaventare gli investitori. A tal proposito, dalle pagine del quotidiano la Repubblica, arriva oggi la proposta di Lorenzo Bini Smaghi, membro del Consiglio direttivo della Bce fino a novembre del 2011 e al momento  presidente della banca francese SocGen.

Secondo Bini Smaghi, l’Italia ha bisogno più che mai di un Consiglio dei ministri, anche all’inizio di settembre, “che fissi alcuni paletti fondamentali su cui imperniare il ritorno della fiducia verso il nostro Paese”.

“L’ideale sarebbe una sorta di pre-approvazione del primo comma dell’articolo 1 della Legge di Bilancio, con il dato dell’indebitamento della pubblica amministrazione per il 2019. Si anticipi insomma a quanto si vuole fissare il rapporto deficit/Pil e di conseguenza il debito”.

Bini Smaghi avverte l’ansia da spread che ormai assilla l’Italia:

“Gli investitori, le agenzie di rating, i mercati, si stanno focalizzando sempre più sulla data di metà ottobre, quando verrà presentata la Legge di Bilancio. Ma il concentrarsi delle aspettative su questa specie di D-Day per il nostro Paese crea tensioni, nervosismo, incertezze. E sempre più operatori, a partire dagli stranieri, finiscono con l’abbandonare l’Italia. Se non si dà un segnale forte per interrompere quest’ossessione del 15 ottobre, la fuga dei capitali che già conosce un’accelerazione pericolosa, si accentuerà, lo spread s’impennerà e alla fine a farne le spese saremo tutti, imprese e cittadini”.