Notizie Notizie Italia Nava (Consob): “euro solido come roccia”. Piazza Affari? “Piccola e troppo dipendente da titoli finanziari”

Nava (Consob): “euro solido come roccia”. Piazza Affari? “Piccola e troppo dipendente da titoli finanziari”

11 Giugno 2018 13:23

I messaggi del neo presidente della Consob Mario Nava, che ha parlato oggi in occasione del Consob Day, sono stati chiari: la politica rispetti la Consob e il mercato; nell’Unione europea, è necessario “fare le regole, e non subirle, e per farle bisogna partecipare in maniera continuativa e attiva; tutelare il risparmio “non può significare l’azzeramento del rischio di investimento“, anche perchè la regola numero 1 della finanza “è ‘no risk no return'”, ovvero che, “se non c’è rischio non ci può essere rendimento“.

E’ dunque utile fare attenzione e fare le opportune distinzioni: “Il risparmio è diverso dall’investimento”, ricorda Nava.

Nava a tutto campo, parla anche di euro, in un momento in cui, causa l’insediamento del governo M5S-Lega, i mercati scontano la prospettiva di un’Italia fuori dall’Eurozona:

“Io sono presidente dell’Autorità responsabile per il risparmio degli italiani e il risparmio degli italiani è espresso in euro, per cui per me non c’è nessunissmo dubbio che l’euro sia rock solid”.

A tal proposito, non manca un altro attenti alla politica, nel momento in cui Nava sottolinea che la vigilanza proattiva della Consob andrà a interessare anche le dichiarazioni che arriveranno dal mondo della politica:

“Abbiamo fatto un richiamo di attenzione in quella direzione proprio un paio di settimane fa”,  anche perchè “i mercati sono essenziali per la nostra prosperità, ma sono anche una cosa delicata che bisogna evitare di perturbare”.

Il neo numero uno della Consob presenta  gli obiettivi che intende concretizzare per Piazza Affari. I punti deboli della borsa italiana non vengono ignorati, tutt’altro: la presenza delle grandi società quotate a Milano è troppo “esigua”, così come è poca anche l’incidenza delle pmi.

Si tratta di fattori che vanno monitorati, visto che “un mercato con poche ‘big companies’ risulta meno attraente sia per le società di grandi dimensioni sia per i grandi investitori istituzionali. Una piazza finanziaria in cui molte e grandi imprese sono quotate è invece desiderabile perchè favorisce lo sviluppo di un ‘ecosistema’ di servizi finanziari avanzati, a beneficio anche delle piccole imprese”.

Il paragone con altre piazze europee è impietoso:

“Le società del mercato azionario che vantano una capitalizzazione superiore, per esempio, alla soglia dei 50 miliardi di euro sono, infatti, solo due (in Italia). Tante quante in Spagna, la metà che in Olanda e una frazione di Francia e Regno Unito”.

Non solo: Piazza Affari sconta anche la presenza eccessiva dei titoli finanziari.

Ciò rende la borsa dipendente “fortemente dai titoli finanziari,  se si considera che questi incidono per  “il triplo di quanto pesano sul Pil”. C’è poi anche da considerare che, pur essendo “la nona (o l’ottava in altalena col Brasile) economia al mondo in termini di prodotto, secondo i dati Iosco (l’Italia) è solo la diciassettesima in termini di piazza finanziaria”.

Piazza Affari è piccola anche “rispetto al numero di società quotate, pari a 240 a fine 2017: un numero “nettamente inferiore a quello di altri mercati europei”.

Certo, gli sviluppi che hanno interessato l’Aim sono stati secondo Nava “incoraggianti, per effetto anche della domanda generata nel 2017 dai Pir, Piani individuali di risparmio”.

Tuttavia, anche “in termini di rendimento il nostro mercato azionario può fare meglio. Dal 2009 al primo giugno 2018, infatti, il Ftse Mib è calato di circa il 5%, un dato non comparabile con la crescita dei più importanti indici europei”.

Nava presenta le strategie della ‘nuova’ Consob

Nava ha ben presente la strategia che, a suo avviso, deve essere adottata:

“La Consob intende aiutare le imprese ad andare oltre gli ostacoli verso il mercato, al fine di incoraggiarne il ricorso a fonti di finanziamenti complementari e alternative al credito bancario, stimolando l’apporto di capitale di rischio e, più in generale, una maggiore diversificazione della struttura finanziaria delle imprese”.

E’ insomma importare aiutare le imprese a sbarcare in Borsa:

“La riluttanza delle imprese a quotarsi può discendere da vari ostacoli che occorre superare: fattori culturali, quali la scarsa conoscenza dei vantaggi legati alla quotazione e la paura di perdere il controllo della società; la percezione di costi elevati, sia iniziali sia on going”, fa notare Nava, aggiungendo che, innanzitutto, bisogna puntare a semplificare l”iter.

“Penso ad esempio al riordino in un insieme coerente delle numerose comunicazioni emanate negli anni dall’istituto; alla continua traduzione in lingua inglese dei principali testi normativi italiani e all’introduzione di hyperlink che ne agevolino la consultazione; semplificare e aumentare l’attrattività può  anche voler dire accettare istanze degli operatori e degli emittenti inviate alla Consob in lingua inglese”.

Nava guarda al “modello della società quotata digitale, basata su un sistema di semplificazione e digitalizzazione di tutti gli obblighi di informazione continua e di compliance in base alla normativa europea”.

Il neo presidente della Consob affronta, tra gli altri, la questione degli errori peggiori che gli investitori possano commettere.

Tra le condizioni sine qua non che sono “alla base di un circolo virtuoso finanza-crescita-benessere finanziario”, c’è quella che vuole chegli individui siano consapevoli delle loro attitudini e conoscenze, in modo da poter compiere scelte finanziarie adeguate” perchè “non c’è peggior investitore di colui che non sa di non sapere”.

Il 40%, ha spiegato stando a quanto riporta Askanews, non sa valutare le proprie conoscenze finanziarie, il 50% è a disagio con la finanza e il 50% non è interessato.

Le rilevazioni Consob, ha detto ancora Nava, confermano un dato noto, ossia il livello ancora basso di conoscenze finanziarie, a partire da nozioni base quali inflazione (53%), relazione rischio-rendimento (52%) e diversificazione del portafoglio (33%).

L’alfabetizzazione finanziaria dei cittadini è una sfida che darà i suoi frutti nel medio e lungo termine e che richiede l’impegno costruttivo di tutte le parti coinvolte”, conferma Nava.