Notizie Notizie Italia Mr. Big Short accusa tedeschi: ‘feticisti del deficit’. Ma lo spread è reale e il conto per Italia è salato

Mr. Big Short accusa tedeschi: ‘feticisti del deficit’. Ma lo spread è reale e il conto per Italia è salato

2 Aprile 2019 16:00

“Lo spread reale: in 10 anni l’Italia ha pagato 242 miliardi di interessi in più della Germania”. Questo il titolo di un articolo del Sole 24 Ore, che fa un paragone tra il carico degli interessi che pesa sulle spalle dell’Italia e quello che invece pesa sulla virtuosa Germania. Tutto questo, mentre parole come deficit e debito continuano a spaccare l’Europa, Italia in primis, tra chi auspica se non il rigore almeno un certo ordine dei conti pubblici, e chi invece denuncia come le regole di bilancio non facciano altro che tarpare le ali alla crescita. Tra questi ultimi c’è il governo M5S-Lega, che oggi riceve un gesto di solidarietà dal guru della finanza Steve Eisman, interpellato a margine del Salone del Risparmio in corso a Milano.

Il gestore ha lanciato un monito all’Unione europea, riportato dall’agenzia di stampa Askanews.

“Chiaramente l’Unione europea deve cambiare, il problema è che la Ue è dominata dalla Germania e la Germania è una nazione guidata dai feticisti del deficit“, ha detto Steve Eisman: proprio l’Eisman che molti hanno conosciuto con il film ‘The Big Short’, ‘la Grande Scommessa’, tratto dal libro che ha raccontato la storia vera di alcuni investitori di Wall Street che hanno previsto il collasso del mercato dei subprime negli Stati Uniti.

“Quello che fa veramente male all’economia di tutta l’Europa è che ai governi non è permesso di fare spesa in deficit e questo è un grande problema”, ha spiegato il senior portfolio manager del fondo speculativo, commentando poi il caso specifico dell’Italia:

Siete sempre sotto osservazione, il fatto è che non vi hanno dato il permesso di aumentare la vostra spesa, la Ue vi ha costretto a fare un passo indietro e questo la dice lunga sui limiti entro cui opera il vostro Governo“.

Ancora Eisman:

“Ho sentito che l’Italia è nelle fasi iniziali di una recessione, molte persone lo hanno pronosticato, ma non avete la libertà di fare quello volete”.

Complimenti invece al numero uno della Bce, Mario Draghi, che ha impedito che l’Europa della crisi dei debiti sovrani implodesse:

Dio ha impiegato sei giorni per creare l’Universo, a Draghi è bastata una sola frase: ‘faremo tutto ciò che è necessario’ (il famoso whatever it takes)”. E “ha salvato l’Unione europea”.

Tornando alla croce italiana del debito, Il Sole 24 Ore rivela però come il risultato è che “in 10 anni l’Italia ha pagato 242 miliardi di interessi in più della Germania”.

Viene citato uno studio di Ameco e il confronto Italia-Germania è più che impietoso:

“Da anni il costo del debito pubblico in Germania si è praticamente azzerato. Per via dei tassi negativi la Germania si trova addirittura a guadagnare indebitandosi visto che spesso rimborsa a scadenza una cifra inferiore di quanto prende in prestito. Una condizione di favore, legata sia allo status di bene rifugio dei titoli governativi sia alla politica monetaria espansiva della Bce, che ha comportato negli anni un notevole risparmio. Nel 2010 il Paese spendeva per interessi sul debito 63,8 miliardi di euro (il 3,58% del Pil). Quest’anno, stando alle proiezioni Ameco, ne impiegherà poco più di 30 (l’1,5% del Pil). L’Italia nel 2010 spendeva poco più della Germania: 68,8 miliardi (il 3,89% del Pil). Con la crisi questa voce è arrivata 83,5 miliardi (il 4,38% del Pil) salvo poi scendere gradualmente fino ai 64,62 miliardi del 2018 (il 2,86% del Pil). Questa discesa virtuosa, innescata dagli stimoli monetari della Bce, si interromperà quest’anno perché lo Stato, per via della risalita dello spread, spenderà circa 5 miliardi in più di interessi secondo le stime di Ameco”.

Di conseguenza, se è vero ciò che dice Steve Eisman è altrettanto vero che l’Italia, il carico del debito e dello spread – che è tutto fuorché virtuale nonostante le tesi dei vari complottisti – lo paga eccome.

Allo studio de Il Sole 24 Ore si affianca un sondaggio di Bloomberg, da cui emerge che la curva dei rendimenti nel tratto compreso tra i tassi dei BTP a due anni e quelli dei BTP a dieci anni diventerà più ripida fino a salire a 235 punti base entro la fine del secondo trimestre, rispetto agli attuali 229 punti base.

Negli ultimi sei mesi, riporta l’articolo, il differenziale ha testato il minimo a 198 punti base (valore in corrispondenza del quale la curva è stata dunque più piatta) e il massimo di 250 punti base (valore in corrispondenza del quale è stata più ripida).

Gli analisti intervistati da Bloomberg prevedono inoltre che i tassi sui BTP a due anni balzeranno allo 0,55%, rispetto allo 0,22% attuale; i tassi decennali cresceranno inoltre al 2,9% dal 2,51% attuale, a fronte di un tasso di inflazione che, sempre nel secondo trimestre, sarà pari all’1,2%.