Notizie banche Mps-Mediobanca, con l’asse Bpm-Anima il terzo polo bancario è più vicino

Mps-Mediobanca, con l’asse Bpm-Anima il terzo polo bancario è più vicino

16 Aprile 2025 10:28

Iniziano a trovare il loro posto i numerosi pezzi del puzzle che daranno vita al terzo polo bancario italiano. Da ultimi, quelli di Banco Bpm e Anima Holding pronti a schierarsi a fianco di Mps nella scalata a Mediobanca. Il cda dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna e quello della società di gestione del risparmio, di cui il Banco detiene il 90% del capitale, hanno deliberato di votare a favore dell’aumento che servirà a Siena per emettere nuove azioni da scambiare con quelle di Piazzetta Cuccia. L’appuntamento è per il 17 aprile.

Intanto oggi il comparto bancario vede di nuovo rosso a Piazza Affari con Mps che perde l’1,87% e Bpm l’1,35%

Il fronte Lovaglio

La decisione del Banco e di Anima, titolari rispettivamente del 5% e del 4% di Mps, rafforza il fronte dell’ad di Mps Luigi Lovaglio, che si presenterà così in assemblea a Siena già con il sostegno di circa il 50% del capitale: un pacchetto composto dai voti del Mef (11,7%), di Delfin (9,8%) e di Caltagirone (9,9%), affiancati dall’Enpam (2%), dalle fondazioni bancarie (1%) e da Algebris (1%).

Meno netti, invece, gli orientamenti tra i fondi, anche alla luce del fatto che i proxy advisor Glass Lewis e Iss si sono divisi. Iss, in particolare, ha espresso i dubbi di una parte del mercato sul razionale di una fusione tra una banca d’affari e una banca commerciale, con un’analisi bollata come “inaccurata” dal Monte, che invece scommette sull’integrazione di attività complementari e diversificate. Così due colossi del calibro di Pimco (1,5%) e Norges Bank (2,6%) si sono schierati con Lovaglio mentre altri grossi fondi Usa con partecipazioni più piccole (New York City Comptroller, Sba Florida, Calvert, Calstrs) hanno fatto sapere che bocceranno l’aumento. Operazione che, per passare, avrà bisogno del sostegno dei due terzi dei voti in assemblea, dove l’affluenza è attesa tra il 70 e il 75% del capitale.

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Il terzo polo

Ma perché il Banco sostiene la crescita di un diretto concorrente? L’obiettivo sarebbe quello, in prospettiva, di creare un grande terzo polo bancario, qualora l’Ops di Unicredit non dovesse andare in porto (si attende in settimana il parere del comitato golden power sull’operazione e si ipotizza un via libera con prescrizioni). Nei sogni del Governo, un istituto con una forte rete commerciale e robuste fabbriche prodotto, con la possibilità di crescere anche nell’investment banking nella direzione di Mediobanca.

Il Governo ha però un duplice obiettivo. Oltre al polo, quello di  bloccare l’alleanza tra Generali e i francesi di Natixis, per evitare che il gruppo assicurativo possa perdere la sua italianità. D’altronde la maggioranza non ha mai nascosto il suo parere favorevole su quest’operazione, tanto che anche nelle ultime ore il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha affermato di ambire, “da italiano, a un terzo polo bancario”

Le condizioni del via libera

Se l’Ops dovesse andare in porto la compagine sociale del Monte vedrebbe in testa Delfin, con una quota compresa tra il 15,7% e il 19,9% a seconda che l’adesione all’ops sia totalitaria o solo del 66,7%, seguita da Caltagirone (7%), dal Mef (tra il 4,2% e il 5,4%), da Banco-Anima (tra il 3,2% e il 4,1%) e Mediolanum (tra il 2,1% e il 2,7%). Il Monte avverte anche che, con adesioni all’Ops inferiori al 50%, non potrebbe accelerare l’utilizzo dei crediti fiscali (Dta), uno degli asset dell’operazione, le sinergie potrebbero subire “variazioni e ritardi” e la dotazione di capitale essere più bassa.

L’obiettivo resta acquisire il 100% di Mediobanca, con una soglia minima (rinunciabile) di “almeno” il 66,7%, mentre non è stata presa “nessuna decisione” in ordine all’introduzione di “una eventuale sotto-soglia irrinunciabile”.