Mps-Mediobanca, schieramenti in corso. I fondi (tranne Algebris) verso il no all’aumento pro Ops

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In vista dell’assemblea ordinaria e straordinaria di Mps del prossimo 17 aprile, Siena informa di avere ricevuto dalla Bce, in merito all’aumento di capitale a servizio dell’offerta pubblica di scambio volontaria su Mediobanca, le autorizzazioni relative alla computabilità quale capitale primario di classe 1 (CET 1), delle nuove azioni emesse. Ok anche alle modifiche statutarie concernenti la delega al cda, previo via libera dell’assemblea, all’aumento. Tutto secondo copione, quindi, con l’ad Luigi Lovaglio che rassicura: “La situazione attuale di turbolenza non impatterà sull’offerta di scambio”. In questo quadro, schieramenti in campo per il voto, i fondi Usa contrari.
Gli schieramenti
A favore dell’operazione voteranno sì, accanto al ministero dell’Economia e ai soci Caltagirone e Delfin, anche le Fondazioni azioniste – da Mps a Cariplo alla Compagnia di Sanpaolo, tutte vigilate dal Mef – con una quota complessiva poco superiore all’1%. Non è ancora certo invece l’orientamento di Banco Bpm che ha in mano anche il voto di Anima.
Sinora i fondi si sono mostrati cauti. Solo Algebris di Davide Serra ha già fatto endorsement a favore dell’Ops. Al contrario, il fondo New York City Controller, con asset under management per 285 miliardi di dollari e un quota di circa lo 0,16% di Mps si è detto contrario all’aumento. La stessa indicazione arriva da Florida State Board of Administration, fondo pensione che gestisce complessivamente 260 miliardi di dollari con lo 0,13% di Monte dei Paschi. Parere negativo viene preannunciato sul suo sito anche dal fondo Calvert con 40 miliardi di dollari di masse gestite.
Nei giorni scorsi i proxy, cioè le società specializzate nell’analisi delle informative societarie e nel fornire consulenza agli investitori su come votare nelle assemblee, hanno dato indicazioni discordanti. Glass Lewis ha raccomandato agli azionisti del Mps un voto favorevole all’aumento di capitale al servizio dell’offerta su Piazzetta Cuccia mentre Iss ha consigliato di votare contro. All’ultima assise ha votato poco più del 50% del capitale e, poiché è ipotizzabile che le presenze questa volta aumentino, per raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi servirà l’appoggio del retail e soprattutto degli investitori istituzionali.
I conti in tasca all’Ops
Secondo il ceo di Mps Luigi Lovaglio, il tasso di concambio sarà confermato. Esclusa implicitamente un’aggiunta di denaro: “al livello attuale penso che l’offerta sia corretta”, ha ribadito. “Se oggi in questa situazione fossimo già una realtà unica – ha sottolineato il banchiere parlando di Mps-Mediobanca – saremmo più forti, avremmo un livello più alto di capitale e una capacità di reagire più velocemente”. “La situazione attuale conferma che la dimensione conta e che c’è bisogno di unire i ricavi”. La distanza fra il valore in Borsa di Siena e di Piazzetta Cuccia implica a oggi che l’offerta sia ancora a sconto del 4% (del 5,7% se si include l’aggiustamento per lo stacco dei dividendi). Per ora, inoltre, Siena non vuole avvalersi della clausola di salvaguardia Mac (material adverse change), prevista in tutte le offerte e attivabile in risposta a condizioni di contesto molto critiche, anche sul fronte finanziario e congiunturale.
L’analisi di Barclays
Intanto nei giorni scorsi nella sua analisi sulle principali banche italiane, Barclays ha abbassato il rating a “Equal Weight” da “Overweight” su Mps, portando il target price a 7,4 euro per azione dai precedenti 8 euro. Alla base della decisione l’incertezza sul capitale in eccesso di Mps. “Al prezzo di offerta attuale per Mediobanca, questo sembra ancora valido, ma se Mps decidesse di investire di più per convincere la maggioranza degli azionisti istituzionali di Mediobanca, il capitale in eccesso potrebbe ridursi”, spiegano gli analisti della banca UK. “Ciò rappresenta un elemento di incertezza per il titolo perché la maggior parte del valore dopo l’operazione risiederebbe nell’eventuale ritorno del capitale”.