Notizie Notizie Italia MPS: il Tesoro ottiene rinvio piano dismissione a inizio 2020, Gualtieri lavora a nuova road map

MPS: il Tesoro ottiene rinvio piano dismissione a inizio 2020, Gualtieri lavora a nuova road map

29 Dicembre 2019 21:37

Tutto rinviato a inizio 2020 per la presentazione del piano di dismissione della quota di Banca MPS detenuta dal Tesoro. Gli accordi con l’Unione Europea erano per la presentazione del piano entro fine 2019, ma i servizi della Commissione europea e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, su richiesta delle autorità italiane, hanno concordato di posticipare all’inizio del 2020 la presentazione del piano di dismissione della partecipazione del Ministero nella Banca Monte dei Paschi, alla luce e in linea con l’interlocuzione in corso in merito a un’operazione di derisking della banca.

E’ infatti in corso una trattativa tra il Tesoro, principale azionista di Banca Mps con il 68% del capitale, e la Commissione europea, per liberare la banca senese di gran parte dei suoi crediti deteriorati, un portafoglio di circa 10-14 miliardi di euro, il tutto senza infrangere le regole sulla Concorrenza Ue.

Il piano a cui lavora il Tesoro

Il ministero guidato da Roberto Gualtieri, stando alle ultime indiscrezioni di Repubblica, starebbe lavorando a un piano che prevede la cessione di crediti deteriorati per 11 miliardi di euro, passaggio propedeutico per una successiva fusione con un altro istituto. L’operazione vedrebbe protagonista Amco, la ex Sga partecipata al 100% dal Tesoro e che è stata da poco ricapitalizzata per un miliardo di euro. I crediti deteriorati sarebbero rilevati a un prezzo pari a circa il 30% del valore nominale, quindi fino a 3,9 miliardi, creando uno sbilancio tra 1 e 1,5 miliardi nei conti della banca senese. Si andrebbe così a creare una situazione che vedrebbe il Tesoro non intenzionato a ulteriori esborsi e quindi l’incombenza di ripulire il bilancio di Mps cadrebbe sull’eventuale compratore.

Mps, che dal 2008 fino alla nazionalizzazione del 2017 ha messo insieme aumenti di capitale per complessivi 20 miliardi, ha come spada di damocle anche le cause miliardarie (per circa 5,4 miliardi) degli azionisti che contribuisce a frenare ogni interesse sulla banca.