MPS e la suggestione delle nozze a tre con Banco e UBI (Bper permettendo)
Tornano a riaccendersi i riflettori su sue importanti istituti di credito lombardi che potrebbero convolare presto a nozze. Parliamo di Ubi Banca e Banco BPM la cui combinazione, secondo gli analisti di Morgan Stanley, può condurre a migliori sinergie sul fronte del risparmio dei costi, dando vita al secondo gruppo italiano sotto il profilo dei prestiti. Ma le difficoltà della fusione sono emerse fin da subito. Non è la prima volta che si parla di una fusione tra i due importanti istituti ma finora tutto si è concluso con un nulla di fatto. Gli analisti hanno espresso in merito le loro perplessità.
Sia Equita che Banca IMI hanno evidenziato come le questioni di governance potrebbero rallentare il processo. Poi da non sottovalutare il tema finanziario visto che una delle due banche protagoniste dell’ipotetica fusione dovrebbe pensare ad un piano di rafforzamento patrimoniale, indispensabile prima di una simile operazione di fusione e le cifre di cui si parla sono consistenti, tra 1,5 e i due miliardi di euro. Ed è in questo contesto di incertezze e dubbi che si stanno facendo più insistenti le voci di una fusione a tre: Banco BPM, Ubi banca e MPS. Come scrive Stefano Righi su Il Corriere della Sera “qui potrebbe prendere corpo un vecchio progetto salito all’onore delle cronache nel febbraio del 2017. Ovvero, perché non pensare ad una fusione a tre, anziché a due, mettendo assieme Banco Bpm, Ubi e Monte dei Paschi? La complessità è assai maggiore, ma anche le dimensioni del possibile risultato. A meno che sul Monte – conclude Righi – non si riaccendano gli interessi di Bper e del suo azionista Unipol”.
Dopo i conti pubblici, una delle priorità del governo è la banca senese, controllata pubblica a termine. Da via XX Settembre nelle scorse settimane hanno fatto capire che si sta lavorando intensamente al dossier Mps. Ma sul mercato continuano a circolare voci di un rinvio di 6 mesi. Nel dettaglio pare che il titolare del dicastero di via XX Settembre, Roberto Gualtieri, starebbe intanto lavorando per alleggerire ulteriormente la banca del peso dei crediti deteriorati. Il Tesoro starebbe negoziando con la Commissione europea un piano per liberare la banca senese di circa 10 miliardi di euro di crediti deteriorati, una mossa propedeutica a facilitare la ricerca di un acquirente per la banca senese.