Notizie Notizie Italia Csc (Confindustria): manovra governo per 2020 la più restrittiva dai tempi di Letta. Botta e risposta con Gualtieri su stime Pil

Csc (Confindustria): manovra governo per 2020 la più restrittiva dai tempi di Letta. Botta e risposta con Gualtieri su stime Pil

7 Ottobre 2019 11:33

Manovra espansiva, l’aveva definita lo stesso ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, facendo eco a quanto preannunciato dal premier Giuseppe Conte, e facendo riferimento alla legge di bilancio che il governo M5S-PD sta stilando per il 2020. Non proprio, secondo gli analisti del Centro Studi Confindustria, Csc: quella a cui l’esecutivo sta lavorando è la manovra più restrittiva dai tempi di Enrico Letta, per un’Italia che, tra l’altro, è in bilico tra ripresa e recessione.

Lo si legge negli Scenari economici, diramati dagli analisti di Viale dell’Astronomia nella giornata di oggi. A parlare di manovra restrittiva è stato lo stesso direttore del Centro Studi di Confindustria, Andrea Montanino, in occasione della presentazione del rapporto:

“Si profila la più restrittiva dai tempi del governo Letta”. Montanino ha tenuto a precisare che “non è un giudizio negativo“, visto che “la precedente legge di Bilancio aveva lasciato un’ipoteca forte sui conti pubblici”. Di conseguenza, “il rapporto deficit-Pil è vicino al 3% e per questo la manovra sarà restrittiva per 8 miliardi di euro senza considerare i 23,1 miliardi di clausole di salvaguardia. Non ci sono molte risorse per fare altro”.

A proposito delle clausole di salvaguardia, ha sottolineato tra l’altro Montanino, è “ora di fare chiarezza. E’ ora di risolverla definitivamente, vista la dimensione delle clausole di salvaguardia”.

La parte di manovra che inciderà effettivamente sull’economia reale si otterrebbe escludendo i 23,1 miliardi necessari ad annullare la clausola di salvaguardia. In questo caso il deficit tendenziale sarebbe il 2,7% del Pil e, per portarlo all’obiettivo del 2,2% serve una manovra netta restrittiva per 0,5 punti di Pil, circa 8 miliardi di euro.

Confindustria, insomma, questa manovra espansiva di cui parla il governo giallorosso, non la vede. Sarà per lo stesso motivo che non vede neanche quella crescita del Pil e quella direzione del deficit-Pil prevista nel Nadef del governo per il 2020:

Da segnalare che la nota di aggiornamento al Def prevede una crescita del Pil dello 0,6% nel 2020 e un rapporto deficit Pil al 2,2%. Il Centro studi di Confindustria prevede invece un’espansione economica minore, pari a +0,4%. Gli esperti spiegano la loro cautela parlando di una crescita dello 0,6% del Pil per il 2020, che “appare sovrastimata”, soprattutto nello scenario tendenziale (+0,4% con l’aumento delle imposte indirette).

Nel commentare il rapporto Scenari economici di Confindustria, il ministro dell’economia Gualtieri non ha però condiviso questa cautela sul Pil confermando che, a suo avviso, la stima di una espansione pari a +0,6% è “equilibrata e prudente”.

“Quel 0,1 o zero della Nadef (in riferimento alle stime relative al 2019), non teneva conto degli ultimi dati che il 4 ottobre l’Istat ha presentato e che hanno rivisto al rialzo il Pil del II trimestre. Questo ci incoraggia a ritenere che sia sul 2019 che sul 2020 le nostre stime non siano ottimistiche ma ancorate alla realtà fattuale. Per il 2020 molto dipenderà da evoluzione contesto internazionale. Noi consideriamo l’obiettivo dello 0,6% una previsione equilibrata e persino prudente”.

Ma, secondo il Csc il governo ha obiettivi troppo ambiziosi anche sul rapporto deficit-Pil che, secondo gli analisti, seguirà una dinamica sì discendente nel 2019 attestandosi all’1,8%; per poi risalire però senza aumento dell’Iva e delle accise, al 2,8% nel 2020.

Il target inciso nel Nadef al 2,2% del Pil è invece “problematico, perchè le coperture indicate nella Nadef non appaiono esaustive. Infatti metà di esse sono riconducibili agli effetti delle misure di contrasto all’evasione che, per definizione, sono entrate incerte o di tagli di spesa rinviati a un’azione di revisione in corso d’anno”. Infine “è molto elevato il rischio che il rapporto debito Pil non scenda”.