Notizie Notizie Italia Bio-on sprofonda ancora: Consob vuole vederci chiaro su semestrale e alleanze 

Bio-on sprofonda ancora: Consob vuole vederci chiaro su semestrale e alleanze 

7 Ottobre 2019 11:43

La semestrale di Bio-on ha allertato non solo i mercati. I numeri diffusi il 30 settembre dalla società bolognese delle bioplastiche sarebbero sotto l’attento vaglio della Consob. Una situazione che contribuisce ad alimentare le vendite sul titolo che segna un teorico -25% per il titolo Bio-on, già reduce da una settimana da incubo in Borsa a seguito della diffusione dei conti del primo semestre e della revisione dei target per l’intero anno. Il titolo del gruppo bolognese quotato sull’AIM risulta anche oggi il peggiore di tutta Piazza Affari con un calo teorico del 25% a 6,45 euro dopo essere stato sospeso per eccesso di ribasso sul prezzo di controllo a 7,36 euro (-13,92%).

 

Accertamenti Consob su conti e alleanze

La Consob, stando a fonti finanziarie riportate oggi da un articolo de La Stampa, starebbe facendo degli accertamenti sui conti dei primi sei mesi del 2019 di Bio-on e sulle alleanze (joint venture) che ha costruito con società partecipate per diffondere applicazioni legate a brevetti e basate sul Pha, un polimero interamente biodegradabile. L’articolo del quotidiano torinese specifica che la Divisione Mercati della Consob starebbe facendo accertamenti per chiarire se ci sono stati reati di abuso di mercato (market abuse). Ovvero se i vertici di Bio-On o altri soggetti abbiano divulgato informazioni false o ingannevoli al mercato o falsato il meccanismo alla base dei prezzi delle azioni.

 

Le precisazioni di Bio-on. Bio-on replica all’articolo del quotidiano torinese ricordando in una nota di essere stata lei stessa a depositare a inizio agosto un esposto contro il fondo Quintessential per Market Abuse e relativi reati di manipolazione, portato anche a conoscenza di Consob. La società quotata nel segmento AIM su Borsa Italiana e attiva nel settore dei biopolimeri di alta qualità ricorda, inoltre, come fin dal primo momento dall’attacco subito stia collaborando con le autorità condividendo tutte le evidenze che fino ad oggi hanno smontato i tre pilastri d’accusa sull’esistenza e funzionamento dell’impianto produttivo, sulla validità della tecnologia e sulla correttezza del bilancio 2018.

I conti della discordia

La società fondata da Marco Astorri, accusata lo scorso luglio dal fondo Quintessential Capital Management di essere una grande bolla basata su tecnologia improbabile, ha evidenziato nei primi 6 mesi dell’anno una perdita netta più che triplicata a 10,142 milioni di euro nel primo semestre. Nei primi sei mesi dell’anno i ricavi sono stati pari a 917 mila euro, di cui 767 mila realizzati con terzi, rispetto ad un totale ricavi del primo semestre 2018 pari a 6,123 mln. Questa diminuzione, rimarca Bio-on, è dovuta alla scelta aziendale di rallentare nella prima parte dell’anno 2019 le attività di licensing nell’ottica di sviluppo dell’attività produttiva diretta, scelta con conseguenti implicazioni sulle attività di investimento e sviluppo.

 

Bio-On settimana scorsa aveva precisato che la società sta rivedendo i meccanismi di licensing e quindi ha deciso di posticipare al secondo semestre la negoziazione di nuove licenze, in coerenza con la mutata strategia industriale.

Il gioco delle alleanze per gonfiare i ricavi?

Nell’articolo de La Stampa vengono poi riprese le parole di Maurizio Salom, commercialista e revisore milanese che ha agito da consulente per il fondo Quintessential. Sulle presunte scatole cinesi, Salom ricorda che nel 2018 Bio-On ha venduto vende licenze a due società partecipate, Liphe e Aldia (che operano nella cosmesi), registrando da queste operazioni 16 milioni di ricavi. “Liphe e Aldia si ritrovano però con un debito. Nessun problema perché nel 2019 le due società partecipate hanno aumentato il proprio capitale per 16 milioni”, dice Salom specificando che circa 1,6 milioni sono stati sottoscritti e versati da Banca Finnat e 14,4 milioni da Bio-On. “Dopo questi aumenti Bio-On si è ripresa i soldi investiti facendosi pagare da Liphe e Aldia due licenze”, argomenta Salom definendo tale schema un “castello di carte” utile a gonfiare le vendite e ripetuto anche con altre partecipate, tra cui Zero Pack e Ucoats.