Mps e il benservito al ceo Bastianini, bufera sul Tesoro. Salvini tuona contro il ministro Franco, idem M5S e PD
Dalla Lega di Matteo Salvini al Pd di Enrico Letta, passando per Leu e M5S, la politica italiana blinda l’ad di Mps Guido Bastianini, chiamando il ministro Daniele Franco a rendere conto dei rumor sul presunto piano del Tesoro di defenestrare il ceo.
Un coro di proteste si leva dalla politica, dopo le martellanti indiscrezioni secondo cui, su pressing dell’Ue, il Mef maggiore azionista della banca senese con una quota del 64% circa, intenderebbe imprimere una svolta alla gestione del Monte, invitando Bastianini a mettersi da parte.
Dal canto suo la Commissione europea si è limitata a un ‘No comment’ sulla questione, con il portavoce comunitario che, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore Radiocor, ha indicato che non ci sono commenti alle indiscrezioni sul cambio della guardia al quale starebbe lavorando il ministro dell’economia.
Da settimane la Commissione ripete che sono ‘in corso contatti’ sul caso Mps – indubbiamente tra le patate più bollenti del governo Draghi in campo corporate – con le autorità italiane.
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Mps, Salvini contro il Mef: la politica non metta in discussione l’ad
Sul caso Bastianini, che Via XX Settembre vorrebbe mettere alla porta, per la Lega è sceso in campo il leader Matteo Salvini:
“La politica non può mettere in discussione l’ad di Mps, Bastianini, che ha ottenuto i migliori risultati degli ultimi anni. Il ministro Franco chiarisca: davvero è in discussione un manager che ha dimostrato che Mps può camminare?”, ha chiesto Salvini. E ha chiesto spiegazioni anche Alberto Bagnai, senatore della Lega e responsabile dipartimento economia per il partito:
“Chiediamo al Mef di fare immediata chiarezza sulle presunte volontà del Tesoro di invitare alle dimissioni a Guido Bastianini, attuale ad di Mps, mentre la banca di Siena si appresta a chiudere un esercizio coi migliori risultati degli ultimi cinque anni. Un’intenzione che sarebbe incomprensibile, tra l’altro in un mondo come quello delle partecipate dove in questo momento si evidenziano ben altre criticità”. “I dati recenti – si legge ancora nella nota di Bagnai – hanno dimostrato che Mps può essere al servizio di territori e Pmi, con la prospettiva di un terzo polo bancario nazionale. Va quindi assolutamente scongiurata l’ipotesi di un accanimento ideologico verso chi ha dimostrato che Mps può camminare sulle sue gambe, come la Lega sostiene da sempre”.
Contro la presunta decisione del Tesoro di sostituire Bastianini ha tuonato anche il M5S, partito che, tra l’altro, ha sostenuto la sua nomina, avvenuta nella primavera del 2020:
“Secondo alcune notizie di stampa, il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe chiesto le dimissioni dell’amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Guido Bastianini. Se fosse confermata, la notizia sarebbe alquanto grave, perché Bastianini è l’unico ad aver riportato Monte dei Paschi di Siena in utile dopo anni ed è un esempio di competenza e di discontinuità rispetto alle gestioni passate”, ha scritto in una nota Riccardo Fraccaro, deputato M5S e membro della Commissione attività produttive, commercio e turismo.
Fraccaro ha aggiunto che “il Mef dovrebbe smentire categoricamente queste indiscrezioni: in caso contrario si darebbe l’impressione di voler indebolire e svendere Mps piuttosto che rafforzarla“.
Mps, Giani (Pd): chiederò interlocuzione con ministro Franco
Per il PD è stato il presidente della Toscana Eugenio Giani a difendere il lavoro del numero uno dell’istituto, lanciando un appello al Mef affinché non colpisca “colui che si è maggiormente adoperato per rilanciare il Monte”.
Così Giani:
“Chiederò una interlocuzione con il ministro Franco, perché non deve nemmeno esistere una cosa di questo genere. La Toscana sotto questo aspetto farà sentire fortemente la propria voce” perché “una decisione del genere viene presa verso la persona che più di ogni altra si è adoperata, con silenzio e con modestia, per riqualificare e riportare a un livello di competitività sul mercato e di spessore la banca Monte dei Paschi”.
Per Giani, Bastianini “ha riportato la banca in una situazione di utili netti, di impieghi, di raccolta, che lo rende da solo in grado di fronteggiare una situazione che invece in passato era stata dipinta come molto critica. Altro che chiedergli le dimissioni: gli deve essere data davvero un’attestazione di grande fiducia per il gran lavoro. Per questo motivo vorrei prevenire quello che viene ipotizzato da alcuni giornali, perché sarebbe davvero un voler colpire colui che si è maggiormente adoperato per riqualificare e rilanciare il Monte dei Paschi”.
Per i Dem ha parlato anche il senatore del Pd Andrea Marcucci:
“Guido Bastianini ha ben operato in questo periodo così difficile per MPS. Per questo leggo con stupore le voci su una sua possibile sostituzione. Spero che il ministro Franco smentisca intenzioni di questo genere“, mentre il deputato di LeU Stefano Fassina ha commentato il presunto desiderio del Tesoro di chiedere la testa di Bastianini, sottolineando che, “se fosse vero, sarebbe una richiesta davvero incomprensibile: il dott. Bastianini ha svolto e sta svolgendo un lavoro eccellente, come documentato dai risultati acquisiti e dalle previsioni di bilancio. Il Ministro dell’Economia deve venire a fare un’informativa urgente alle Commissioni parlamentari competenti e motivare le iniziative che intende prendere”.
Ha detto la sua anche il sindaco di Siena Luigi Mossi, ricordando che “più dei nomi, conta il futuro del Monte dei Paschi e in particolare, come ho più volte ripetuto, la tutela dei livelli occupazionali compreso l’indotto, il marchio, il mantenimento della direzione generale a Siena, il patrimonio artistico e immobiliare (..) In passato – ha continuato Mossi – troppe volte la politica è entrata nelle questioni relative alla banca, con risultati sotto gli occhi di tutti. Come sindaco di Siena posso soltanto sottolineare come l’amministratore delegato Guido Bastianini abbia fin qui gestito Mps in una fase estremamente delicata e di incertezza, fra possibili aggregazioni e interlocuzioni fra Mef ed Europa sul destino dell’istituto che lui stesso amministra. Sicuramente ciò che Bastianini ha fatto non può essere valutato contro la città di Siena e la banca”.
Mps, resa dei conti tra Bastianini e Mef il 7 febbraio?
La data di lunedì 7 febbraio diventa dunque ancora più cruciale: non solo il cda di Monte dei Paschi si riunirà quel giorno per approvare i conti del 2021. Quella potrebbe diventare anche la data della resa dei conti tra il Tesoro e il ceo Bastianini, i cui rapporti, scrivono diversi quotidiani italiani, si sa che non sono mai stati particolarmente idilliaci.
Il Sole 24 Ore scrive che è “possibile che il board presieduto da Patrizia Grieco – che sta sondando gli umori del cda – chieda un ritiro delle deleghe, costringendo così il ceo all’uscita. Nel caso si aprirebbero le porte a un nuovo manager che dovrà ridefinire il piano con Bruxelles. Tra i candidati si guarda ad Alessandro Vandelli (ex Bper), Victor Massiah (ex Ubi), Luigi Lovaglio (ex Creval) e Marina Natale, oggi a capo della controllata del Tesoro Amco”.
Bisognerà aspettare invece il 15 febbraio, per sentire la voce del ministro del Tesoro Daniele Franco: quel giorno è stata fissata infatti la sua audizione alla Commissione bicamerale sulle banche, tra l’altro, ricorda Il Sole 24 Ore, chiesta fin da novembre all’indomani del flop delle trattative con UniCredit, ma sempre rimandata.
Le prime indiscrezioni sul benservito del Mef a Bastianini sono state riportate dal quotidiano Il Tempo che ha scritto che, secondo quanto confermano più fonti, di un incontro che il manager avrebbe avuto la scorsa settimana con Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro. E’ in quell’occasione che il Tesoro avrebbe invitato il ceo a farsi da parte.
Vera regista della cacciata dell’AD sarebbe comunque l’Ue, con cui il Mef è in trattative – così come con la Bce – per ottenere una proroga della scadenza e uscire dal capitale di Siena dopo il 2023.
Di pressing di Bruxelles ha scritto anche il Messaggero, che ha fatto il nome di Luigi Lovaglio, numero uno di CreVal fino alla primavera del 2021, (quando è avvenuta l’integrazione con Credit Agricole Italia), come possibile sostituto, ricordando il perno attorno a cui ruota il piano strategico di Mps:
quello dell’aumento di capitale di 2,5 miliardi con diritto di opzione che il Monte dovrà fare durante l’estate e che “accompagnerà una cura dimagrante per contenere ancora di più i costi”.
“Un dato per tutti – ha scritto Rosario Dimito de Il Messaggero – il cost-income è del 61%, Dg Comp (leggi Unione europea) lo vorrebbe abbassare sotto quota 50%. Questo significa una ristrutturazione complessiva propedeutica a una successiva cessione, in blocco o con uno spezzatino”.
La Repubblica oggi conferma che “la settimana scorsa il direttore generale del Mef Alessandro Rivera, a nome del socio forte del 64%, aveva chiesto al banchiere ex Carige (Bastianini) di dimettersi, sembra per un «cambio di strategia»“. Spiegando che “la scelta potrebbe essere di insediare un banchiere più esperto di rapporti con gli investitori del mercato, in vista del lancio della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi, chiesta dalla vigilanza della Bce al Monte e in possibile agenda nel corso del 2022.
Mps e quelle parole proferite dal ceo di UniCredit Andrea Orcel
Mentre si consuma l’ennesimo dramma Mps, tornano in mente le parole del ceo di UniCredit Andrea Orcel che, nel dare ai mercati la sua versione sul flop delle trattative salva-Mps che aveva avviato con il Tesoro, aveva commentato, praticamente, il peccato originale del Montepaschi: quell’abbraccio mortale con la politica, che ne ha macchiato in modo forse irrimediabile la reputazione.
Il ceo aveva notare la presenza di “una diffidenza che da lungo tempo circonda qualsiasi operazione” su Mps, e il timore che banca, in un modo o nell’altro, finisca per cedere a logiche politiche, più che di mercato.