Mps, Bce toglie la guardia sui dividendi. Novità anche su intenzioni Bpm e Opa Anima
Mani libere del Monte dei Paschi di Siena sui dividendi futuri. La Bce ha infatti tolto le restrizioni che erano state introdotte nell’ormai lontano 2017. Sempre ieri dalla Bce è arrivato il semaforo verde su Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Popolare di Sondrio per avere indici patrimoniali più elevati di quelli minimi richiesti.
Non servirà più l’ok preventivo sui dividendi del Monte
In virtù dei coefficienti patrimoniali ampiamente superiori ai requisiti patrimoniali richiesti e a conclusione del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale condotto nel 2024, la Bce ha rimosso l’obbligo di autorizzazione preventiva per la distribuzione dei dividendi in vigore finora. Si trattava di una delle restrizioni prescritte a seguito della ricapitalizzazione precauzionale del 2017.
Al 30 settembre 2024, Rocca Salimbeni presentava un Common Equity Tier 1 ratio del 18,4%, rispetto a un requisito dell’8,78% richiesto dal primo gennaio 2025. Il Total Capital ratio è del 21,7%, rispetto al requisito del 13,37%.
La banca senese, relativamente al bilancio 2024, stima la distribuzione di un dividendo superiore a un miliardo con payout (ossia la percentuale di utile distribuito ai soci) al 75%.
Mps e la partita Unicredit-Bpm
In questi giorni Mps è stata al centro della speculazione in merito agli scenari di risiko. Continuano infatti a rincorrersi le voci di una possibile contromossa di Bpm per smarcarsi dalla morsa di Unicredit.
L’aggregazione tra Piazza Meda e il Monte rappresenta una delle possibili armi in mano a Giuseppe Castagna per smarcarsi dalla morsa di Unicredit. Per farlo andrebbe siglata un’intesa tra le due banche e passare per l’approvazione prima delle autorità di competenza e poi delle assemblee straordinarie delle due banche. In tutto ciò Credit Agricole, primo socio di Bpm (salito al 15,1% attraverso strumenti derivati) chiederebbe qualcosa in cambio, che potrebbe essere un rinsaldamento degli accordi con Bpm (credito al consumo e polizze danni) e futuri accordi commerciali anche con Mps.
Le ultime indiscrezioni vedono Castagna al lavoro con la Consob per arrivare a definire i propri margini di manovra nell’ambito della passivity rule. Una battaglia sui cavilli legali che potrebbe durare diversi mesi, anche perché il via libera effettivo dell’Ops ragionevolmente non sarà prima di maggio-giugno.
Anima, ok antitrust all’Opa
Intanto oggi Banco Bpm ha annunciato di aver ottenuto il via libera dall’Antitrust all’acquisizione del controllo di Anima. Il prossimo passaggio richiesto è il via libera della Consob, atteso entro marzo 2025. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna mira a chiudere l’Opa (lanciata a 6,2 euro per azione) entro metà del prossimo anno.
Su Anima è elevata l’attesa di un rilancio da parte di Bpm (il titolo viaggia oltre 6,6 euro) che però deve fare i conti con la “passivity rule” scattata a seguito dell’Ops lanciata da Unicredit su Piazza Meda. Bpm dovrà quindi convocare l’assemblea straordinaria dei soci e ottenere l’ok al rilancio da parte dei due terzi del capitale votante.
Nelle ultime settimane su Anima si è mosso Francesco Gaetano Caltagirone che è salito fino al 5,3%. Secondo indiscrezioni stampa l’imprenditore romano avrebbe in mente di salire fino al 9,9%). Caltagirone è a pieno titolo pedina chiave del risiko del credito avendo anche oltre il 5% di Mps e viene accreditato di una quota vicina al 2% di Bpm.