Notizie Notizie Italia Nozze Banco Bpm-Mps? Serve la sponda dell’Agricole. Orcel e Castagna si contendono il sì dei francesi

Nozze Banco Bpm-Mps? Serve la sponda dell’Agricole. Orcel e Castagna si contendono il sì dei francesi

11 Dicembre 2024 12:09

Crédit Agricole si prende la scena nel risiko bancario tricolore.. La banca francese è interlocutore chiave per le sorti dell’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm. Dietro le quinte si valutano le effettive possibilità di successo di un’aggregazione Bpm-Siena per smarcare Piazza Meda dalla morsa di Unicredit.

Banco Bpm-Mps, si può fare?

I francesi, che hanno incrementato tramite strumenti derivati la loro quota in Bpm a al 15,1%, si apprestano a giocare un ruolo decisivo nella partita in atto tra il predatore (Unicredit) e la preda (Bpm), che però a sua volta potrebbe trasformarsi in aggregatore in ottica terzo polo con Mps.

Un ruolo importante lo gioca il governo, con la sponda leghista dell’esecutivo che continua a mandare segnali chiari di ostilità all’operazione annunciata due settimane fa da Unicredit. “Sono per una maggior presenza possibile delle banche italiane sul territorio e minor chiusura possibile di sportelli e licenziamenti”, ha tagliato corto ieri il vice premier Matteo Salvini che non si è pronunciato sulla mossa di Agricole, ribadendo che del dossier banche se ne occupa il ministro Giorgetti.

Agricole e Unicredit fumata nera

Sta di fatto che i francesi giocheranno un ruolo decisivo nella partita Unicredit-Bpm. Le ultime indiscrezioni stampa parlano di una fumata nera nel primo abboccamento tra piazza Gae Aulenti e Parigi. Il ceo Andrea Orcel non si è mosso in prima persona, aspettando il momento giusto per un confronto diretto con Philippe Brassac, ad di Agricole. Stando a quanto riferito oggi da Repubblica, il primo round negoziale tra i manager di fiducia di Orcel e Brassac non sarebbe andato bene, con Unicredit poco aperta ad appoggiare qualsiasi proposta dei francesi.

Brassac, sempre stando a quanto riferito dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, durante una cena organizzata dal top management della sua banca a Parigi il 3 dicembre scorso, avrebbe detto a investitori e analisti (tra cui Jp Morgan) che Agricole beneficia di una positiva opzionalità in Italia e “ottimizzerà i suoi interessi con un approccio costruttivo con i suoi stakeholder incluso il governo italiano”. E una settimana fa Brassac già era al corrente dei malumori di Giorgetti e Salvini sull’Ops di Orcel. “Il management è più aperto alle operazioni transfrontaliere nel lungo periodo, si può essere opportunistici senza essere antagonisti ai governi locali, grazie alla forte presenza delle fabbriche prodotto e alla rete di sportelli che può generare interessanti ricavi”, segnala la nota di JPMorgan riportata da Repubblica.

Non va sottovalutato il potere negoziale che Orcel potrebbe avere con Credit Agricole in quanto i francesi hanno come primario interesse rimanere partner della seconda maggiore banca italiana attraverso Amundi (contratto in scadenza nel 2027) e inoltre gli sportelli in esubero dalla fusione Unicredit-Bpm (circa 200) farebbero molto gola ai francesi, vogliosi di crescere ulteriormente in Italia.

Governo “tifa” per il terzo polo

Questo come si può tradurre nel concreto? Difficile capire le precise intenzioni di Parigi, che ha escluso un’offerta su Bpm. Il governo potrebbe valutare se i francesi sono disposti ad appoggiare una fusione tra Bpm e Mps. L’aggregazione tra Milano e Siena rappresenta infatti una delle possibili armi in mano a Giuseppe Castagna per smarcarsi dalla morsa di Unicredit. Per farlo andrebbe siglata un’intesa tra le due banche e passare per l’approvazione prima delle autorità di competenza e poi delle assemblee straordinarie. In tutto ciò Agricole chiederebbe qualcosa in cambio, che potrebbe essere un rinsaldamento degli accordi con Bpm (credito al consumo e polizze danni) e futuri accordi commerciali anche con Mps.

Caltagirone pronto a muovere ancora su Anima

Intanto, altro attore chiave del risiko del credito è Francesco Gaetano Caltagirone. Dopo essere salito oltre il 5% di Mps e di Anima, l’imprenditore romano sarebbe pronto ad altre mosse. Il Corriere riporta che l’incremento della partecipazione dal 3,2% al 5,3% in Anima potrebbe preludere a un ulteriore aumento fino al 9,9%. La decisione dipenderà dall’andamento dei corsi di Borsa, con Anima che già quota oltre 30 centesimi sopra il prezzo dell’Opa lanciata da Bpm.
Ad oggi l’azionariato di Anima risulta blindato quasi al 50%. Infatti, sommando le quote di Banco Bpm, Poste, fondo Fsi e Caltagirone si arriva a circa il 49,4% del capitale della sgr (Anima detiene inoltre 9,4 mln di azioni proprie, rappresentative del 2,96% del capitale).

“Queste notizie rafforzano l’interesse sul titolo – spiegano gli analisti di Equita – alimentando aspettative del mercato su possibili sviluppi strategici e sull’Opa in corsa”.