Notizie Notizie Mondo Moody’s riaccende il Sell America, alert sui Treasury. Assist indiretto ai Btp in odore di nuove promozioni

Moody’s riaccende il Sell America, alert sui Treasury. Assist indiretto ai Btp in odore di nuove promozioni

19 Maggio 2025 09:41

Si profila un incipit di settimana sotto il segno delle vendite oltreoceano. I futures segnalano un’apertura in rosso per Wall Street, reduce da una settimana avanti tutta sull’onda della tregua Cina-Usa sui dazi. A innescare le vendite contribuisce la decisione di Moody’s di togliere la tripla A al debito Usa. Le ricadute della decisione potrebbero impattare soprattutto sui Treasury.

Addio tripla A, cosa cambia adesso per gli States

L’agenzia di rating Moody’s venerdì sera ha tagliato il rating a lungo termine del governo statunitense da Aaa ad Aa1, citando l’aumento del deficit e il crescente onere del rifinanziamento del debito a fronte di tassi di interesse elevati. Il declassamento allinea Moody’s a Fitch e S&P, che rispettivamente nel 2011 e nel 2023 avevano già privato gli Stati Uniti del rating massimo. La maggiore economia al mondo deve fare i conti con 36.800 miliardi di dollari di debito pubblico e il costante deficit di bilancio che rischia di aggravarsi con i piani dell’amministrazione Trump che prevedono nuovi tagli alle tasse, solo parzialmente coperti da quelli a sanità, transizione ecologica e welfare. Secondo l’agenzia di rating il deficit sarà trainato principalmente dall’aumento dei pagamenti per interessi sul debito, che già quest’anno secondo le stime della Congressional Budget Office (Cbo) potrebbe avvicinarsi ai mille miliardi (952 mld) per poi superare tale sogli nel 2026 e volare fino a 1.800 miliardi nel 2035. “Non crediamo che le attuali proposte fiscali prese in considerazione porteranno a riduzioni pluriennali e materiali nelle spese automatiche e obbligatorie e nei deficit”, aggiunge Moody’s.

Il downgrade arriva in un momento in cui il deficit del bilancio federale Usa si avvicina ai 2 trilioni di dollari all’anno, ovvero più del 6% del Pil. Il governo degli Stati Uniti è sulla buona strada per superare i livelli record di debito stabiliti dopo la seconda guerra mondiale, raggiungendo il 107% del Pil entro il 2029, secondo quanto stimato dal Cbo.

Mercati in ansia, alert Treasury a 30 anni

Come detto, oggi la reazione dei mercati è ribassista sia sulle azioni (-0,75% il futures sull’S&P 500, -1,3% quello sul Nasdaq), sia sui titoli di Stato con il Treasury decennale tornato sopra il 4,5 per cento (4,53%).

Spicca soprattutto il movimento sulle scadenze più lunghe. I rendimenti dei Treasury trentennali sono saliti fino a toccare il livello psicologico del 5%. Non lontano il livello del 5,18% toccato nel 2023 e che rappresenta il picco degli ultimi 18 anni.

Il declassamento rischia di rafforzare le crescenti preoccupazioni di Wall Street sul mercato dei titoli sovrani statunitensi. Una delle principali conseguenze potrebbe essere l’accentuarsi dell’erosione del ruolo degli asset statunitensi, ossia Treasury e dollaro, come asset rifugio. Un qualcosa che si era già visto in maniera evidente negli scorsi mesi sull’onda della guerra dei dazi, con dollaro arrivato a cedere il 10% rispetto alle altre principali valute per poi riprendersi parzialmente con la tregua di 90 giorni decisa il 9 aprile da Trump proprio a seguito dei primi segnali di tensione anche sui Treasury.

“I costi del debito continueranno a salire man mano che i grandi investitori, sia sovrani che istituzionali, inizieranno gradualmente a scambiare i Treasury con altri beni rifugio. Questo, purtroppo, può creare una pericolosa spirale ribassista per i rendimenti statunitensi, un’ulteriore pressione al ribasso sul biglietto verde e ridurre l’attrattiva delle azioni statunitensi”, rimarca Max Gokhman, vice chief investment officer di Franklin Templeton Investment Solutions.

Wells Fargo stima che i rendimenti dei Treasury a 10 e 30 anni aumentino di altri 5-10 punti base in risposta al declassamento di Moody’s. Guardando al lungo periodo, Societe Generale ritiene che l’erosione dello status di rifugio sicuro dei Treasury ha implicazioni per il dollaro e la domanda estera di Treasury e altri asset statunitensi.

Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent nelle scorse settimane ha indicato i rendimenti a 10 anni come parametro chiave: “I numeri del debito sono davvero spaventosi” e una crisi comporterebbe “un arresto improvviso dell’economia poiché il credito scomparirebbe”, ha detto. “Mi impegno a non farlo accadere”.

Prematuro parlare di fuga dagli asset Usa

La fuga dagli asset Usa potrebbe innescare una maggiore domanda verso bond europei. Il pensiero va in primis al Bund tedesco, da sempre percepito come il principale bond rifugio. Ma in generale i flussi potrebbero coinvolgere tutti i titoli governativi europei. Anche l’Italia, che proprio settimana scorsa ha visto lo spread Btp-Bund restringersi sotto area 100, è tra i beneficiari potenziali di un crescente interesse degli investitori internazionali verso i Btp anche in forza della stabilità politica attuale del Belpaese abbinata a conti pubblici sotto controllo. Proprio venerdì prossimo l’Italia avrà un nuovo esame con la stessa Moody’s che si pronuncerà sul Belpaese dopo che il mese scorso S&P ha alzato a sorpresa il merito di credito. Tra gli esperti di mercato non pochi indicano la possibilità che in futuro il merito di credito dell’Italia possa salire se verrà mantenuta la traiettoria di miglioramento dei conti pubblici.

Ma gli investitori globali già stanno riassestando i loro portafogli con meno esposizione agli Usa? I dati in merito escono con un certo ritardo, e la pubblicazione di venerdì dei dati TIC sui titoli del Tesoro statunitensi per marzo ha fornito pochi indizi. “Gli investitori stranieri sono stati ancora acquirenti di asset sul mercato statunitense – spiega Ing – con i conti ufficiali esteri che hanno aumentato le loro partecipazioni in titoli del Tesoro statunitensi di 26 miliardi di dollari. In questo contesto, tuttavia, le partecipazioni cinesi in titoli del Tesoro statunitensi sono diminuite di 19 miliardi di dollari”. Comprensibilmente, i dati TIC relativi agli eventi di aprile saranno attesi con impazienza quando saranno pubblicati a metà giugno.

Per quanto riguarda i Treasury, il mercato sarà in attesa della domanda per l’asta da 16 miliardi di dollari di titoli del Tesoro statunitensi a 20 anni, che si terrà mercoledì.

Segnali preoccupanti anche dai consumi Usa

A tutto questo si aggiunge il rallentamento dell’economia complice la guerra commerciale innescata da Trump. Settimana scorsa sono arrivati i dati deboli sul sentiment dei consumatori, con l’indice dell’Università del Michigan sceso a 50,8, il secondo valore più basso mai registrato. Il 75% degli americani citano i dazi come motivo di preoccupazione. “Un sentiment che peserà sui consumi, anzi, che ha già iniziato a pesare, con la spesa delle famiglie in frenata nell’ultimo mese a +0,1% da +1,7%. L’aspettativa delle famiglie per un’inflazione a +6,7% (massimo dal 1981) rappresenta un ulteriore rischio per i consumi”, argomenta Donatella Principe, Director – Market and Distribution Strategy di Fidelity International .
Allarme prezzi lanciato anche da Walmart nella sua trimestrale, che alzerà i prezzi nei suoi negozi da fine maggio. Da Walmart si riforniscono ogni settimana 255 milioni di americani.