Dopo CBOE futures Bitcoin debuttano al CME: la differenza chiave tra i contratti
Dopo essere approdati la scorsa settimana al CBOE, i futures sul Bitcoin sbarcano anche sulla piattaforma della rivale CME (Chicago Mercantile Exchange) con il simbolo “BTC”. Tuttavia, l’esordio è decisamente meno entusiasmante rispetto al lancio dei contratti sul CBOE (simbolo XBT , che erano volati del 19%) visto che, dopo un avvio positivo a $20.650 nella giornata di ieri, domenica, i contratti sono scesi del 3,8%, a $18.760. Nella serata di domenica i futures sul Bitcoin scambiati sul CBOE salivano invece del 3% a $18.660.
Come riporta il sito Cnbc, una differenza chiave tra i futures scambiati sul CBOE e quelli scambiati sul Chicago Mercantile Exchange è che, nel primo caso, il contratto rappresenta un Bitcoin, mentre il contratto del CME rappresenta cinque Bitcoin. I
l CBOE compensa inoltre i futures attraverso il sistema di scambio Gemini, mentre il CME utilizza un proprio tasso di riferimento sulla moneta digitale, che monitora il trend di diverse piattaforme relative alla criptovaluta.
Curiosità da non sottovalutare: stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore, “per molti clienti con un conto presso broker italiani il derivato potrebbe restare un miraggio. Fineco, ad esempio, sta valutando in questa fase l’opportunità di fornire il servizio e quindi lunedì non garantirà l’accesso”.
A prescindere dalla performance giornaliera, i trader guardano con favore al trend dei futures scambiati sul CME, che replicherebbero meglio, rispetto a quelli del CBOE, la performance del sottostante. La scorsa settimana, colpì il fatto che i futures del CBOE venissero scambiati a un valore a premio del 13% circa rispetto al sottostante.
Finora, sono stati scambiati al CME 637 contratti, ma bisogna tenere comunque in considerazione che in questo caso il contratto rappresenta 5 Bitcoin, contrariamente all’approccio 1-1 del CBOE.
Così commenta il trend dei futures sul CME Bobby Cho, responsabile di trading presso una delle principali società di trading sul Bitcoin, Cumberland, sussidiaria di DRW.
“Ci sono più trader presenti al lancio del CME di quanto lo fossero al CBOE. Qui, è il mercato spot che decide in che modo i futures vengono scambiati, grazie agli alti volumi”.
Riguardo al trend del sottostante, il Bitcoin ha segnato nelle ultime ore un nuovo record, volando fino a $19.783,06 nella giornata di domenica, prima di ritracciare e scendere sotto $19.500.
Mentre è sempre più vicina la soglia dei $20.000 c’è chi, come Ronnie Moas, analista indipendente e fonatore di Standpoint Research, ritiene che la moneta digitale abbia un margine di rialzo del 500% circa e possa volare fino a $300.000-$400.000.
Da segnalare che, nel corso dell’estate, quando la criptovaluta era scambiata ad appena 2.600, Moas aveva indicato un prezzo obiettivo per la moneta digitale a $5.000 per il 2018. Ora punta decisamente più in alto, convinto che il Bitcoin diventerà la valuta più di valore al mondo.
L’esperto spiega la sua visione fortemente bullish, facendo notare che, visto che l’offerta rimarrà comunque limitata – potranno esistere solo 21 milioni di Bitcoin a suo avviso – il boom della domanda scatenerà un forte rally dei prezzi.
“Non so quanto oro ci sia nella terra, ma so quanti Bitcoin ci sono e, nei prossimi due anni, ci saranno 300 milioni di persone al mondo che cercheranno di fare incetta su pochi milioni di Bitcoin.