Il mondo del trading online sotto la lente di Borsa Italiana
“Traders Online Behaviour”, il terzo rapporto sui comportamenti dei traders online italiani che porta la firma di Borsa Italiana, conferma un luogo comune che si sente spesso: per fare trading online ci vogliono parecchi soldi. La ricerca nasce dalla collaborazione con cinque dei maggiori brokers online italiani (Directa sim, FinecoBank, Gruppo Banca Sella, IntesaTrade e Iw Bank), che hanno dato la loro disponibilità a una analisi sui comportamenti effettivi di trading, fornendo a Borsa Italiana l’operatività di alcuni conti rappresentativi della loro clientela, in forma anonima. Ebbene, secondo la ricerca, il valore mediano delle disponibilità sul conto di ciascun operatore risulta pari a 16.790 euro, ovvero un valore che rappresenta oltre il doppio delle disponibilità dell’intera popolazione italiana (7 mila euro circa) ma in linea con il dato del segmento cossidetto “affluent”. Non solo, ma i “day traders”, cioè chi opera ogni giorno sul mercato, può contare su portafogli finanziari significativamente maggiori rispetto ai “non day traders”: 20.700 contro 15.800 euro.
Ma quali sono i sottostanti prescelti? Il campione analizzato dalla ricerca ha negoziato nel periodo che va dal primo luglio al 31 dicembre del 2005 1.075 diversi sottostanti, di cui 472 di emittenti azioni estere e 264 di emittenti azioni italiane. Laddove si prendano in considerazione i volumi Borsa Italiana risulta essere la regina dei mercati, aggregando l’87,1% degli scambi totali. Al suo interno il Mercato telematico azionario (Mta) ricopre il ruolo principale (74,1% degli scambi), mentre spostando l’attenzione sull’estero i mercati più gettonati sono quelli statunitensi e soprattutto il Nasdaq (0,37%).
Per quanto riguarda la distribuzione settoriale dei titoli azionari, essa è ampia e per l’equity Italia coincide in larga parte con quella del mercato, mentre per l’equity estero tende a polarizzarsi verso i settori meno presenti a livello domestico, come la tecnologia e il pharma. “Gli investitori – spiega Barbara Alemanni dell’Università di Genova, che questa mattina insieme con Alessandra Franzosi di Borsa Italiana ha presentato i risultati della ricerca – privilegiano questi due comparti esteri per un criterio di diversificazione del portafoglio, dal momento che essi mancano sul mercato nostrano”.
La ricerca sfata infine il mito secondo cui i traders online concentrerebbero le proprie operazioni durante gli orari serali o nelle pause pranzo. Infatti, relativamente alla distribuzione infragiornaliera degli scambi dei traders online dall’indagine emerge che esistono due picchi di massima attività: uno tra le 9 e le 10 (14,9%) e l’altro tra le 16 e le 17 (13,7%), mentre, al contrario di quanto si è portati a credere, tra le 13 e le 14 si registra una flessione della distribuzione degli scambi (6,2%), così come in fascia serale (2% circa). Tra l’altro, osservando la distribuzione percentuale oraria degli scambi per tipologia di trader si nota come i picchi e le gole siano posti praticamente nelle stesse fasce orarie sia per “heavy traders” (sono definiti così i “day traders” che efettuino 10 o più transazoni al giorno) sia per “non day traders”.