Notizie Notizie Italia Ministro Tria: ‘tasse non si tagliano con deficit’. Qualcuno gli crede? Mercato continua a penalizzare BTP

Ministro Tria: ‘tasse non si tagliano con deficit’. Qualcuno gli crede? Mercato continua a penalizzare BTP

9 Maggio 2019 13:37

Il pensiero del ministro Tria su deficit e indebitamento si fa più chiaro: in un’intervista a Il Sole 24 Ore pubblicata in data odierna, il titolare del Tesoro dice no a più deficit, spiegando che “sul deficit non ci sono margini”.

“Bisogna intendersi – continua –  deficit significa indebitamento, non è un male in sé ma dipende dagli obiettivi per cui si ricorre a questo strumento. Una famiglia si indebita per comprare casa, non per pagare l’affitto. Tradotto in termini di finanza pubblica, significa che spese strutturali non possono essere finanziate a debito, mentre gli investimenti pubblici sì”.

No anche per quanto concerne l’opzione di fare più deficit per ridurre le tasse, Tria è chiaro: “Le tasse non si tagliano con il deficit“. Dunque, in che modo è possibile tagliare le tasse?

Il ministro Tria ha la risposta pronta:

“Per finanziare le riforme fiscali strutturali servono coperture altrettanto strutturali, il deficit può coprire solo investimenti o interventi temporanei”.

Detto questo, pur allineandosi alle posizioni dell’Ue nel dire no a più deficit, l’economista sottolinea l’importanza di una politica fiscale che, con mezzi espansivi, affianchi una politica monetaria che non è riuscita finora a garantire il raggiungimento del target di inflazione. Il ministro Tria chiama in causa, di fatto, la Bce di Mario Draghi e, in vista delle elezioni europee, esprime anche quelle che sono le pecche dell’Europa, così come è ora.

“Più che dal voto mi aspetto che i cambiamenti arrivino i fatti”. In ogni caso, “si è finalmente incominciato a discutere davvero, anche a livello extra-europeo per esempio al Fondo monetario Internazionale, sul problema della crescita e della stabilità all’interno di società sempre più pervase dalla rabbia e a volte anche dalla violenza. E’ un tema globale, che in Europa intreccia questioni specifiche come la sostenibilità di un modello di crescita basato sull’export, e quindi esposto a shock esogeni come sta avvenendo ora per la Germania e anche per l’Italia”.

Poi, proferisce la frase con cui evidenzia tutti i limiti della politica monetaria e dei suoi strumenti espansivi:

“Lo stesso QE ha mancato l’obiettivo di portare l’inflazione vicino al 2%, a riprova del fatto che come spesso ha rilevato lo stesso governatore della Bce Mario Draghi la politica monetaria senza una politica di bilancio coerente non basta”.

E ai cronisti che gli fanno notare che, in termini di politica economica, comunque l’Italia non è riuscita a trovare alleanze in Europa, il ministro Tria risponde:

“Io credo che i grandi paesi europei siano tutti chiamati in causa nel ridefinire queste politiche, e anche al loro interno c’è una dialettica, per esempio tra Francia e Germania. Poi c’è uno schieramento di paesi più piccoli ma importanti nel nord Europa che sembrano più interessati a frenare i processi di integrazione, in qualche caso anche per tutelare una competizione fiscale aggressiva ormai intollerabile, soprattutto all’interno dell’Eurozona. E in senso sostanziale il sovranismo è proprio in quei Paesi che si oppongono alle politiche di interesse comune per l’Europa”.

In ogni caso, Tria non teme affatto il rischio di una manovra correttiva dopo le pessime previsioni economiche sull’Italia presentate due giorni fa dalla Commissione Ue e invita a non drammatizzare il confronto con Bruxelles, visto che “le loro previsioni sono in linea con quelle contenute nel Def”.

E se l’Italia sarà interpellata – come sicuramente sarà – sul debito, il ministro anticipa che “risponderemo che tra i fattori rilevanti c’è soprattutto la crisi economica”.

Sarà. Ma intanto, a conferma del clima di maggiore sfiducia che è tornato a colpire il mercato dei titoli di stato italiani, oggi lo spread BTP-Bund viaggia ancora al di sopra della soglia dei 270 punti base, a fronte di tassi sui BTP decennali che avanzano al 2,66% .

Ieri, a fronte di una sessione positiva che ha interessato il mercato dei debiti sovrani dell’area euro, i tassi sui BTP sono volati di ben 10 punti base, portando il differenziale BTP-Bund a 273 punti, record in più di due mesi.

La tensione si è poi smorzata nel finale, con i rendimenti italiani a 10 anni che hanno concluso la sessione in rialzo di appena 2 punti base, al 2,61%.

Ma,in un’intervista a Reuters, Pooja Kumra, strategist dei tassi europei presso TD Securities, ha fatto notare: “Visto che ci sono incertezze sull’Italia, mentre la Spagna e il Portogallo appaiono più stabili, i bond sovrani spagnoli e portoghesi continuano a beneficiare della situazione”.

Motivo per cui, nella sessione di ieri, i rendimenti dei bond decennali portoghesi sono scivolati al minimo record dell’1,07%, prima di chiudere la giornata di contrattazioni attorno all’1,09%. I bond spagnoli sono calati inoltre allo 0,94%, al valore più basso in oltre due anni. Fiducia anche nella carta irlandese, con i tassi decennali scesi sotto la soglia dello 0,5% per la prima volta dal dicembre del 2017.