Notizie Notizie Italia Minibot e dialogo Ue: Conte mette in riga Salvini e Di Maio mentre Tria fa conti anche con la rabbia di Di Battista

Minibot e dialogo Ue: Conte mette in riga Salvini e Di Maio mentre Tria fa conti anche con la rabbia di Di Battista

10 Giugno 2019 10:07

Evidentemente la pazienza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte è arrivata al limite se, pochi giorni dopo la conferenza stampa con cui ha tentato di placare gli animi infiammati dei suoi due vicepremier, è tornato a lanciare l’ultimatum, invocando la responsabilità del governo. Responsabilità quanto mai necessaria, se si considera che l’Italia rischia seriamente l’avvio di una procedura di infrazione nei suoi confronti, come ha confermato la Commissione europea nelle sue raccomandazioni.

Dunque, l’ultimatum si ripresenta ancora, stavolta in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Se non è come a dicembre, rischiamo di andarcene tutti a casa. Di certo me ne vado io. Devo poter condurre insieme al ministro dell’economia, Giovanni Tria, il negoziato senza distonie e cacofonie».

Il Corriere ricorda, tra l’altro, che qui “non si tratta solo di discutere di debito. C’è anche da scegliere un commissario europeo in quota italiana“. E Conte non nasconde la sua frustrazione, facendo capire chiaro e tondo che il regista dei rapporti con Bruxelles alla fine è lui.

Per questo, è fondamentale che le trattative con la Commissione avvengano come è accaduto a dicembre con i negoziati sulla manovra di bilancio: ovvero, è fondamentale che sia Conte a gestire il dialogo.

Il quotidiano rinfresca un po’ la memoria:

Viene in mente l’altalena tra fallimento e intesa, registrata nel dicembre scorso sulla manovra dell’esecutivo giallo-verde; e conclusa con un compromesso raggiunto da Conte mentre Salvini e Di Maio venivano zittiti per evitare disastri. E’ verosimile che anche stavolta finisca come a dicembre? Che alla fine ci sia un sussulto di responsabilità, o di realismo?”.

Sicuramente, gli equilibri sono cambiati. Le elezioni europee hanno consacrato la Lega primo partito in Italia e rafforzato il successo del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Anche per questo, sulla partita che ha per oggetto il commissario europeo in quota italiana, il premier sottolinea:

“Non vorrei che una Lega con tendenze di predominio mi vivesse come un ingombro”, afferma, smorzando i sogni di gloria di Salvini & Co:

“L’Italia un commissario lo avrà . Ma sarà importante vedere chi, come e con quale ruolo economico. Dobbiamo sapere che ci troveremo di fronte un Parlamento europeo molto diffidente – spiega il presidente del Consiglio – e noi non saremo in maggioranza. Le forze politiche interne non hanno capitalizzato i voti, a Strasburgo. Si prefigura un loro ruolo non decisivo anche per la Lega che pure ha riportato una grande vittoria in Italia».

E, comunque, “se la Lega aspira a capitalizzare un consenso politico in un sistema fondato sulla democrazia parlamentare come il nostro, non può che passare da elezioni politiche. Insomma deve assumersi la responsabilità di chiedere nuove elezioni politiche e poi vincerle. Le Europee hanno una logica e prospettive diverse ..”.

E dopo Tria anche Conte boccia minibot Borghi

Conte esce allo scoperto anche con la questione dei minibot di Claudio Borghi, di cui si è tornato a discutere animatamente dopo la bocciatura arrivata dal numero uno della Bce, Mario Draghi.

“Ci sono veline che diffondono questa tesi in senso deteriore, raffigurandomi come una sorta di novello Mario Monti: un tecnocrate che vuole uccidere il contratto perché non vuole approvare i mini-Bot”.

Il presidente del Consiglio precisa, negli stessi giorni in cui infuria il dibattito sui minibot, che si tratta di “una proposta mai portata a Palazzo Chigi. E siccome ha implicazioni di sistema, mi aspettavo che correttamente mi fosse portata per esaminarne insieme aspetti e contenuti”.

Il premier è d’accordo sulla necessità che si accelerino i pagamenti di cui la PA è debitrice. “E’ un obiettivo pienamente condivisibile”, sottolinea. Pollice verso, invece, per  lo strumento dei minibot dell’economista leghista Claudio Borghi.

Abbiamo già introdotto uno strumento per raggiungere l’ obiettivo con la triangolazione tra Comuni, Cassa depositi e prestiti e creditori”.

Tra l’altro, “se i crediti della PA non sono certificati non sono neppure pagabili. Siccome non possono costituire una moneta parallela non c’è l’obbligo di accettarli come mezzo per estinguere un’obbligazione. E chi li accetta, ragionevolmente vorrebbe scontare il fatto di prendere in carico un’attività parzialmente liquida che non frutta interesse. Il risultato è che finirebbero per essere negoziati sotto la parità. E lo sconto rispetto all’ euro sarebbe una misura del rischio di uscita del Paese dalla moneta unica”.

Nel colloquio con il Corriere della Sera, Giuseppe Conte si lamenta anche delle accuse che sta ricevendo in questi ultimi giorni. Non solo, dice lui stesso, corre il rischio di essere paragonato a Mario Monti;  Anche, “è singolare che in campagna elettorale mi dessero del grillino, schierato con Di Maio“. E che “adesso mi accusano di essere “mattarelliano”. Tra l’ altro, essere in sintonia col capo dello Stato è un onore”.

Non se la passa bene neanche il ministro dell’economia Giovanni Tria, che finisce nel mirino non solo dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per aver osato bocciare i minibot di Borghi ma anche dell’ex deputato ed esponente del M5S Alessandro Di Battista.

Così Di Battista su: “È evidente che le imprese (a cominciare dalle piccole e medie imprese) che vantano crediti con la pubblica amministrazione hanno tutto il diritto di essere pagate in fretta. Io, a meno che il ministro Tria, in pochissimi giorni, non trovi una soluzione alternativa reputo molto intelligente la proposta dei minibot”.

Arriva poi la sferzata contro Tria:

“A chi risponde il ministro quando dice: ‘Non tratteremo il tema dei minibot a livello di governo?” Me lo sto domandando. Non risponde certo ai suoi elettori dato che Tria non ha mai preso un voto. Non risponde neppure al Parlamento e dovrebbe farlo dato che, fino a prova contraria, viviamo in una Repubblica parlamentare e non risponde neppure alle due forze politiche che hanno fatto nascere questo governo sulla base di un contratto”.

“Se poi Tria preferisce rispondere a Moscovici più che al Popolo italiano beh ce ne faremo una ragione. “Un’Italia non più suddita di regole obsolete, dei diktat di Francia e Germania o del capitalismo finanziario evidentemente fa paura a molti e provocherebbe reazioni da chi ci tiene da decenni al guinzaglio. Francamente lo si sapeva. D’altro canto il cambiamento non è mai indolore, se è indolore non è vero cambiamento”.