Materie prime e ripercussioni dopo “bolla cinese”: il 2015 non sarà ancora l’anno della ripresa (VIDEOINTERVISTA)
L’ultima settimana di luglio è iniziata con il pesante tonfo della Borsa di Shanghai che ha condizionato i listini di mezzo mondo. Nella seduta di lunedì l’indice Shanghai Composite ha perso oltre 8 punti percentuali, mettendo a segno la maggiore flessione dal 2007. A innescare questa nuova spirale ribassista le indicazioni arrivate dai profitti industriali cinesi che hanno alimentato i timori di un rallentamento della seconda economia mondiale. Uno scenario che ha inevitabilmente appesantito il comparto delle materie prime che continuano a percorrere la strada ribassista. Della situazione cinese e delle possibili ripercussioni sulle materie prime, ma anche delle prossime mosse della Federal Reserve (Fed) abbiamo parlato con Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades.
In questa “calda estate” l’attenzione degli investitori è passata nel giro di poco tempo dalla questione del debito in Grecia (non ancora risolta) a quella che è stata definita “lo scoppio della bolla cinese“. E la questione cinese sta mettendo sotto pressione le materie prime e lascia aperti anche molti interrogativi sulle prospettive stesse delle commodity. Per il capo analista di ActivTrades, autore del libro “I segreti per investire in oro“, “probabilmente il 2015 e forse anche il 2016 non saranno ancora gli anni della ripresa per le materie prime, ma questo ciclo ribassista non potrà durare ancora a lungo visto che ormai è da quasi quattro anni che le commodity continuano a scendere. E almeno in parte, se non in buona parte, la questione cinese potrebbe essere scontata nei prezzi”.