Listini asiatici: la settimana e il trimestre iniziano in rosso su timori Grecia
La prima seduta della settimana e del trimestre inizia in forte calo per le Borse asiatiche. La fuga degli investitori è massiccia. Giù Taiwan -2,93%, Bombay -1,47%, Jakarta -4,52%. Rosso intenso per Hong Kong che cede quasi 5 punti percentuali. Anche Sydney apre la settimana in rosso, con l’indice S&P/ASX200 che ha lasciato sul parterre il 2,8% a 3897 punti. Tra i titoli più colpiti dalle vendite, i minerari e gli energetici, che hanno perso il 3,2%, mentre i finanziari sono arretrati del 2,9%.
Le Borse cinesi rimarranno invece chiuse per festività nazionale dal 3 al 7 ottobre. Le contrattazioni riprenderanno regolarmente a partire da lunedì 10 ottobre.
Vendite diffuse anche a Tokyo, dove l’indice Nikkei ha terminato gli scambi in flessione dell’1,78% a quota 8.545,48 punti. L’indice Topix è scivolato a 747,11 punti, registrando un -1,85%. Tra i peggiori titoli spicca Sony. Il colosso giapponese dell’elettronica ha evidenziato questa notte un calo superiore ai 6 punti percentuali registrando a 1413 yen il valore più basso dal giugno 1987. La flessione da inizio anno supera i 50 punti percentuali. Alla base della contrazione, secondo alcuni analisti, il calo della domanda di beni elettronici, in particolare di televisioni, che potrebbe intaccare i conti del colosso nipponico.
Qualche notizia positiva però c’è stata. E’ infatti tornata a crescere la fiducia delle grandi imprese manifatturiere giapponesi. Il dato registrato dal rapporto trimestrale Tankan della Bank of Japan ha evidenziato un valore in salita da -9 a +2 punti, grazie al recupero di produzione ed alle esportazioni.
A far tremare i listini di mezzo mondo sono i timori legati ala rallentamento dell’economia mondiale e quelli che ruotano attorno alla crisi del debito in Europa, e in particolare all’aggravarsi dalle questione greca.
Su questo fronte il nuovo allarme è scattato nel fine settimana, quando sono emerse nuove difficoltà legate al raggiungimento degli obiettivi di bilancio previsti nell’accordo di salvataggio. La situazione dunque si complica ulteriolmente. Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale, Atene stima ora per il bilancio 2011 un deficit all’8,5%, con il Pil in flessione del 5,5%. Nel frattempo il Governo e la delegazione Ue-Fmi-Bce hanno raggiunto un accordo preliminare che prevede il taglio di 30 mila lavoratori pubblici (oggi il passaggio parlamentare) .
La crisi dell’euro impensierisce anche il premier britannico David Cameron. Quest’ultimo ha dichiarato che l’attuale scenario europeo non è fine a se stesso, ma minaccia sia l’economia britannica sia quella globale. Per questa ragione il primo ministro inglese esorta Bruxelles a salvare la Grecia e adottare le misure necessarie per difendere il sistema bancario europeo e a ridurre i deficit di bilancio statale.