Lisbona come Dublino: Bce in pressing per aiuti, obiettivo mettere al sicuro la Spagna
Lisbona come Atene e Dublino. Col passare delle ore questa ipotesi sembra prendere sempre più corpo. Di fronte ai listini in fibrillazione, il Ministro della Giustizia irlandese, Dermont Ahern, ha vuotato il sacco: la Banca Centrale Europea ha cercato di imporre all’Irlanda il salvataggio da parte della comunità internazionale all’inizio del mese e sta facendo lo stesso con il Portogallo. “C’erano persone fuori dal Paese che ci stavano facendo pressione affinché chiedessimo un aiuto, volevano che gettassimo la spugna ancora prima che il governo analizzasse la situazione”, ha detto Ahern alla Tv irlandese Rte.
“Ed ora stanno facendo la stessa cosa col Portogallo”, ha aggiunto, precisando che le persone che stavano spingendo Dublino a chiedere il salvataggio “erano ovviamente gente all’interno della Bce”. Dopo la ciambella di salvataggio gettata a Dublino, un’altra pedina del domino, Lisbona, sembra così sempre più destinata a cadere. Non è un mistero agli addetti ai lavori: con quel -9,7% di deficit il Portogallo viene percepito con sospetto. E Willem Buiter, capo-economista di Citigroup, non ha dubbi su quale sarà l’epilogo.
“Dopo l’accordo per l’Irlanda con l’Ue e il Fondo monetario internazionale, l’attenzione del mercato molto probabilmente si concentrerà sul debito sovrano del Portogallo, che agli attuali livelli di tassi di interesse e di tassi di crescita, è meno drammaticamente, ma sobriamente, insolvente, a nostro avviso”, dice a chiare lettere l’esperto. “Consideriamo un’ipotesi molto probabile la richiesta da parte di Lisbona di avere accesso all’European Financial Stability Facility (EFSF, ossia al cosiddetto Fondo di salvataggio dei Paesi della zona euro varato dai leader dell’UE nel maggio scorso per creare una rete di sicurezza per i Paesi euro in difficoltà)”.
Per avere un’idea del prossimo assegno che Bce e Fmi dovranno staccare ci pensa Hsbc. Secondo un calcolo della banca britannica, il Portogallo potrebbe avere bisogno di poco meno di 52 miliardi di euro in tre anni per coprire il suo deficit, mentre per la Spagna sarebbero necessari almeno 350 miliardi. Una cifra che metterebbe a dura prova il fondo salva-stati europeo, che ha una dotazione di 500 miliardi di euro, cui si aggiungono 250 miliardi dal Fondo monetario internazionale.
Il gemellaggio Portogallo-Spagna è da giorni in cima all’agenda della speculazione. Le pressioni su Lisbona perché chieda rapidamente aiuti non sono circoscritte al Portogallo, bensì tendono ad evitare che Madrid venga a trovarsi in una difficile situazione. Se il Portogallo ricorre ad aiuti finanziari – spiegano alcuni analisti – sarà un bene per la Spagna, fortemente esposta nel Paese. Anche se le banche portoghesi, diversamente di quelle irlandesi, non sono ritenute sovra-indebitate, il rischio è che la situazione possa sfuggire di mano. Le banche lusitane sono state equipaggiate di 40 miliardi di euro al Bancomat della Bce nel solo mese di ottobre.
Che gli istituti di credito lusitani stiano affrontando crescenti problemi di liquidità l’ha denunciato in serata la Banca centrale del paese. Se il governo di Lisbona non adotterà misure “credibili e di lungo respiro” per consolidare le finanze pubbliche, i rischi per le banche potrebbero diventare insostenibili, ha aggiunto. Nel rapporto si invita gli istituti a limitare il credito, a favorire i risparmi e a cercare nuove forme di finanziamento anche se, è la conclusione, la scelta degli aumenti di capitale potrebbe presto essere inevitabile anche alla luce di problemi dell’economia lusitana, afflitta da scarsa crescita e un crescente deficit di bilancio.