L’inizio della fine per i Titoli di Stato

La settimana calda sul fronte banche centrale è arrivata e subito ha visto una mossa decisa. La Bank of Japan ieri ha annunciato un QE senza limiti , ossia l’acquisto di “tutti i titoli di stato giapponesi (JGB) necessari” per mantenere il tasso a 10 anni intorno allo zero per cento. Tolto quindi il limite annuo che era fissato in 80 mila miliardi di yen.
Sulle azioni delle banche centrali si sofferma Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management, che traccia uno scenario in cui le politiche delle principali banche centrali allungano sempre più la loro ombra sui movimenti dei titoli di Stato con il controllo della curva dei rendimenti che è un probabile passo successivo per le banche centrali di tutto il mondo.
Relativamente alla mossa della BoJ, il ceo di TwentyFour Asset Management ritiene improbabile che questa azione abbia un impatto diretto su molti investitori a reddito fisso; “i JGB non sono molto diffusi al di fuori del Giappone, in quanto tendono a fare poco per i portafogli degli investitori. Sono considerati privi di rischio, ma da molto tempo sono anche virtualmente privi di rendimento, e anche la BoJ ha cercato di renderli il più possibile privi di volatilità. La curva dei rendimenti in Giappone è leggermente positiva, con un tasso di base negativo di 10 pb, ma le azioni politiche delle varie autorità giapponesi hanno, a nostro avviso, sostanzialmente ucciso il mercato dei JGB negli ultimi anni”.
Nonostante ciò, quest’ultima azione della BoJ è degna dell’attenzione degli investitori a reddito fisso, poiché potrebbe avere importanti ramificazioni per le obbligazioni più diffuse. Nel prendere di mira il tasso a 10 anni, la banca centrale ha riconosciuto l’aumento del fabbisogno di prestiti governativi come conseguenza del Covid-19. “Il controllo della curva dei rendimenti non è una novità per la BoJ, che ha ripreso la pratica nel 2016, ma questa volta ha esplicitamente collegato la sua attività alle esigenze di finanziamento del deficit, che è qualcosa di nuovo e importante”, argomenta Holman che vede il controllo della curva dei rendimenti come un probabile passo successivo per le banche centrali di tutto il mondo e un altro passo verso un futuro molto diverso per i mercati dei Titoli di Stato.
“I policymaker di tutto il mondo hanno portato i loro tassi di interesse ufficiali ai minimi storici, a nostro avviso, a un livello tanto basso quanto confortevole. Gli investitori obbligazionari hanno portato i rendimenti dei Titoli di Stato a livelli appena superiori a questi tassi. Tuttavia, noi (insieme a tutti gli altri) ci aspettiamo un’enorme quantità di offerta in questi mercati come risultato dei prestiti governativi per finanziare la loro enorme espansione fiscale, e un ritorno dell’inflazione avrebbe ovviamente un impatto decisamente negativo sui rendimenti dei Titoli di Stato a tasso fisso”.
TwentyFour Asset Management non ritiene che titoli di Stato a più lunga scadenza attrarranno gli investitori che invece cercheranno rifugio nel breve termine, dove possono ancora beneficiare della liquidità dei Titoli di Stato senza prendere la potenziale volatilità del rischio di inflazione o di indigestione dell’offerta.
Chi comprerà quindi il long end? La risposta è le banche centrali. “Pensiamo che saranno i maggiori investitori in Titoli di Stato a più lunga scadenza per gli anni a venire; con l’obiettivo della curva dei rendimenti, smorzeranno la volatilità e contribuiranno ad abbattere l’enorme offerta – asserisce Holman – Al momento è solo la BoJ a puntare i rendimenti lungo la sua curva dei rendimenti governativi, ma ci aspettiamo che altri ne seguano l’esempio”.