Notizie Certificates Le tensioni commerciali continuano a tenere in ostaggio il sentiment dei mercati

Le tensioni commerciali continuano a tenere in ostaggio il sentiment dei mercati

3 Giugno 2019 09:30

È trascorsa un’altra settimana in cui le tensioni commerciali tra USA e Cina si sono fatte sentire e i mercati mondiali ne hanno pagato le conseguenze. Vendite anche su tutti i principali listini del Vecchio Continente che hanno beneficiato solo in parte dell’esito delle elezioni europee, arrivato a inizio settimana, che ha sancito l’avanzata del fronte nazionalista, ma dipingono un Parlamento ancora a netta maggioranza europeista.

 

Sul fronte commerciale, invece, la contrapposizione tra Stati Uniti e Cina si sta inasprendo. Dal 1° giugno Pechino ha fatto scattare i dazi aumentati al 25% su 60 miliardi di dollari di importazioni di altri 2.493 beni made in USA, in risposta alla stretta americana. Senza contare l’inserimento di Huawei nella black list del Dipartimento per il Commercio USA che rende sempre più difficile il raggiungimento di un accordo nel breve termine.

 

Tuttavia, la notizia peggiore per i mercati azionari è il nuovo fronte della guerra commerciale aperto da Donald Trump. In un tweet, il presidente statunitense ha fatto sapere che dal prossimo 10 giugno saranno imposti dazi doganali del 5% su tutti i prodotti importati dal Messico. Le tariffe potranno inoltre salire al 25% entro ottobre, ha minacciato Trump, se non si dovesse trovare una soluzione al problema dell’immigrazione clandestina.

 

Sul fronte italiano, come previsto, la Commissione Europea ha inviato una richiesta di chiarimenti al governo italiano per capire le ragioni del nuovo aumento del debito pubblico, in particolare tra il 2017 e il 2018. Inoltre, secondo un’indiscrezione di Bloomberg, la UE starebbe considerando di proporre per l’Italia una procedura di infrazione sul debito del 2018 il prossimo 5 giugno. La decisione potrebbe aprire la strada a una sanzione da 3,5 di miliardi di euro, pari allo 0,2% del PIL italiano.

 

In tale scenario, i trader hanno preferito operazioni di breve, tramite l’uso di prodotti a leva prevalentemente su commodity e indici azionari. Il certificato più scambiato è stato il Mini Short sul petrolio WTI Future con 167 contratti e quasi 1,4 milioni di euro di controvalore. Il certificato, con ISIN NL0013310048, mostra una leva di 3 volte e distanza dal Knock Out circa del 29%. La scadenza è il 19 dicembre 2025.

 

Molto utilizzato anche il Turbo Long sul FTSE MIB (ISIN: NL0013491848) con leva importante vicina alle 13 volte e una distanza dal Knock Out del 7,2%. Strike a 18.250 punti e scadenza il 20 settembre 2019. Ammonta a oltre 900 mila euro il controvalore scambiato su questo prodotto, per un totale di 20 contratti.

 

Infine, gli investitori hanno premiato il Turbo Short sul FTSE MIB (ISIN: NL0013416753) che ha una leva di 7,7 volte e una distanza dal Knock Out dell’11,8%. Strike a 22.000 punti e scadenza il 20 settembre 2019. Il controvalore è di circa 850 mila euro, con 27 contratti.