Notizie Notizie Italia Le Borse europee spezzano l’incantesimo: avvio negativo. A Piazza Affari pesano i bancari

Le Borse europee spezzano l’incantesimo: avvio negativo. A Piazza Affari pesano i bancari

8 Febbraio 2011 08:32

Si spezza l’incantesimo. Le Borse europee avviano la seduta in ribasso, interrompendo la lunga striscia positiva. Parigi lascia sul terreno lo 0,20% a 4.082 punti, mentre a Londra l’indice principale perde lo 0,07% a 6.047 punti. In calo anche Francoforte (-0,08%), in controtendenza invece Amsterdam che guadagna lo 0,12%.  Apertura in calo per Piazza Affari dove l’indice Ftse Mib segna un ribasso dello 0,24% a 22.737 punti. In rosso anche l’All Share (-0,19% a 23.347), mentre l’indice Star segna un progresso dello 0,16% a 12.040 punti. Sul fronte macro la giornata sembra essere leggera. Di rilievo in calendario c’è infatti solo il dato della produzione industriale in Germania che in dicembre, stando alle previsioni, dovrebbe mostrare un incremento dello 0,3% congiunturale dopo il saldo negativo (-0,7%) del mese precedente.


L’attenzione degli investitori sarà rivolta più alle dichiarazioni dei politici della zona euro: a Parigi il ministro delle Finanze Christine Lagarde parteciperà a un convegno sull’euro dopo l’incontro a tre di ieri dei leader di Francia, Germania e Polonia. Per chi si fa allettare dal gossip: da segnalare che ieri sera Yves Mersch, banchiere centrale lussemburghese e membro del consiglio governativo della Bce, ha detto che la banca centrale potrebbe alzare i tassi per tenere a freno l’inflazione anche prima di abbandonare le misure a sostegno della liquidità. Sui mercati resta in primo piano il settore bancario. Questa mattina a dare la sveglia ci ha pensato Ubs che ha archiviato il 2010 con il ritorno all’utile, anche se i riscontri del quarto trimestre sono stati lievemente sotto le attese del mercato.


Il colosso bancario elvetico ha archiviato il quarto trimestre con un utile netto di 1,29 mld di franchi svizzeri, in crescita del 7% rispetto all’analogo trimestre 2009. Il consensus era di 1,35 chf. Poi ci sono le indicazioni firmate dal Financial Stability Board che ha segnalato che il modello di business tradizionale delle banche italiane ha da insegnare agli altri paesi, anche se gli istituti di credito tricolore potrebbero avere bisogno di rafforzare ulteriormente i propri cuscinetti di capitale. Il FSB ha anche detto che l’Italia dovrebbe accorciare a 90 giorni il periodo per stabilire che un credito è incagliato. Sarà anche., ma per Unicredit il quadro potrebbe non essere proprio roseo. Le attività italiane dell’istituto di Piazza Cordusio si sono chiuse lo scorso anno con una perdita netta di 50 milioni, complici rettifiche su crediti per 3,6 miliardi. Lo anticipa Il Sole 24 Ore riferendo quanto comunicato nei giorni scorsi dal top management della banca alle seconde linee nel corso di una presentazione riservata.


I ricavi sono stati pari a 9,78 miliardi lo scorso anno, a fronte di costi operativi per 5,65 miliardi, per un risultato di gestione di 4,12 miliardi. Le rettifiche su crediti hanno eroso l’utile lordo a 387 milioni. Durante la presentazione sono stati illustrati anche gli obiettivi 2011 che, riferisce il quotidiano citando fonti interne, sono “assai rilevanti”. Per i ricavi a fine anno il target è oltre quota 10,12 miliardi con un risultato di gestione di 4,59 miliardi, un utile lordo a 1,35 miliardi e un netto di 594 milioni. Così a trascinare al ribasso Piazza Affari il rosso dei bancari. Unicredit scivola dell’1,2%, Intesa Sanpaolo, Ubi e Bpm calano di mezzo punto percentuale.


Focus anche su Fiat (+0,97% a 7,26 euro) con l’ad del gruppo, Sergio Marchionne che incontrerà il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sabato mattina. Sulle richieste che avanzerà il governo, il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani ha detto al Tg3: “Chiederemo di investire nel nostro paese. Di rimanere con la testa e il cuore nel nostro paese”. Segno meno per Eni (-0,11% a 18,14 euro). Pesa ancora il mancato lieto fine sull’affaire Galp. Petrobras ha comunicato ieri di aver chiuso la trattativa sulla quota del colosso italiano in Galp senza acquistare la partecipazione della società portoghese, ha riferito la società brasiliana. I colloqui si sono incagliati sul prezzo. Al centro dell’attenzione resta poi Generali (+0,36% a 16,85 euro). Il Leone di Trieste potrebbe investire 300 milioni di dollari per acquistare una quota inferiore all’1% di VTB, la banca russa a maggioranza pubblica che ieri ha avviato un roadshow per collocare il 10% nell’ambito di un processo di privatizzazione.


Rimbalza Lottomatica (+1,24% a 10,60 euro) fresca di conti. Il gruppo ha chiuso il 2010 con ricavi ed Ebitda rispettivamente pari a 2,3 miliardi e a 812 milioni e un risultato netto di pertinenza del gruppo in pareggio. Per il 2010 Lottomatica ha proposto un dividendo in azioni proprie nella misura di 2 ogni 100 possedute.  La società ha approvato anche le linee guida per il 2011-2013 che prevedono nel triennio un cash-flow tra 650 e 800 milioni. La distribuzione di un dividendo in azioni annunciata da Lottomatica sul 2010 riguarda solo quest’anno, nei successivi per la cedola si utilizzerà il cash flow della società. Lo ha detto l’AD Marco Sala.


Tra i temi caldi infine Prysmian (-0,06% a 15,52 euro) , che dovrebbe ottenere l’approvazione della Ue all’acquisizione da 900 milioni di euro della rivale olandese Draka. Operazione che porterebbe alla creazione del numero uno mondiale dei cavi. Lo riferiscono due fonti a conoscenza della situazione. Da seguire Gemina (+0,50% a 0,596 euro). Secondo il tam tam di mercato il rafforzamento dei Benetton e di Changi Airport Group nel capitale di Gemina, attraverso l’acquisizione delle partecipazioni di altri soci, non sembra imminente, sebbene la volontà dei due azionisti vada in questa direzione. E’ quanto dicono alcune fonti vicine alla materia. Mentre per quanto riguarda Cape Live l’operatore di private equity Atlantis Capital Special Situations ha ceduto le quote del veicolo Fenicia, a cui fa capo il 4,5% del capitale di Cape Live a Finross, finanziaria della famiglia Rossetti, e ad altri aderenti al patto, siglato il 27 dicembre scorso, che aggrega il 28,2% del capitale dell’investment company.