Notizie Notizie Italia La Perla azzarda l’avventura in Borsa grazie alla scappatoia della quotazione diretta

La Perla azzarda l’avventura in Borsa grazie alla scappatoia della quotazione diretta

6 Settembre 2019 13:08

Indebitamento più cospicuo dei ricavi e spada di damocle licenziamenti per i dipendenti di Bologna. E’ il non lusinghiero biglietto da visita con cui La Perla si presenta al cospetto della Borsa. Il marchio della lingerie di lusso ha scelto la quotazione diretta a Parigi saltando quindi il classico iter della raccolta di capitali attraverso l’Ipo.

La Perla, marchio di lingerie italiano di proprietà della società di investimento di Lars Windhorst, segna al debutto un rally di oltre il 6% a 4,80 euro dopo aver toccato un picco a 5,33 euro. La quotazione è avvenuta sull’Euronext Growth, segmento della Borsa parigina dedicato alle Pmi e che richiede meno requisiti per ottenere il via libera alla quotazione.

Il prezzo di quotazione è stato fissato a 4,50 euro con una capitalizzazione di 473 milioni di euro, in linea con le valutazioni fatte dagli analisti lo scorso maggio quando la società raccolse 23 milioni con un collocamento privato.

Come funziona la quotazione diretta

La Perla non ha raccolto fondi attraverso la quotazione. Non sono state quindi vendute nuove azioni. Gli sbarchi diretti in Borsa, che stanno prendendo piede soprattutto tra le società tecnologiche che intendono aprirsi al mercato, consistono nel quotare per la negoziazione le azioni già detenute da fondatori e altri investitori primari.

 

Perchè La Perla si quota?

L’intento di La Perla è aumentare la visibilità dell’azienda e migliorare l’accesso al capitale. Lo ha sottolineato nei giorni scorsi il ceo della società, Pascal Perrier, che indica la quotazione come il primo passo verso una svolta e ha indicato come nel futuro La Perla tenterà di crescere anche attraverso acquisizioni di altri marchi del lusso.

La casa di lingerie fondata da Ada Masotti negli ultimi anni ha visto un doppio cambio della proprietà: era finita nelle mani di Silvio Scaglia (fondatore di Fastweb) e poi lo scorso anno il controllo è passato alla Tennor Holding dell’imprenditore tedesco Lars Windhorst, finito sotto i riflettori a giugno per lo scandalo legato alla crisi di liquidità del fondo Allegro H20, controllato da Natixis.

Dal prospetto informativo della quotazione, nel 2018 La Perla evidenzia ricavi per 86 milioni, una perdita operativa di 71 milioni e soprattutto un indebitamento netto di ben 103 milioni. L’agenzia Reuters rimarca come in un documento sul sito di La Perla si indicano invece ricavi 2018 a 106 milioni e una perdita operativa di 91,3 milioni.

Lo scorso luglio, infine, era stata aperta la procedura di mobilità per 126 dipendenti di due società del gruppo La Perla; licenziamenti poi congelati e nelle prossime settimane dovrebbe riaprirsi la trattativa al Mise con i sindacati.