La mattanza del petrolio WTI, capire perché è andato sottozero e se succederà di nuovo
Bagno di sangue sul mercato del petrolio. Ieri il prezzo dell’oro nero con consegna a maggio ha chiuso le contrattazioni a -37,63 dollari il barile dopo aver toccato anche i -40 dollari, a causa probabilmente della saturazione degli stoccaggi di scorte.
Perché il prezzo del petrolio è andato sotto zero? Lo spiega Maurizio Mazziero, fondatore della Mazziero Research e socio Ordinario Professional SIAT, in un suo articolo, mettendo in luce due aspetti importanti. In primis, il contratto con prezzo negativo è solo quello per la consegna a maggio che termina le contrattazioni oggi 21 aprile e poi viene delistato; i contratti di giugno e luglio hanno chiuso rispettivamente a 20,43 e 26,38 dollari al barile. In secondo luogo, la consegna del petrolio WTI avviene a Cushing, in Oklahoma, dove convergono numerosi oleodotti. In quella località i produttori e le aziende che trasportano il petrolio si trovano con disponibilità di immagazzinamento minimo e quindi cercano tutte le soluzioni possibili per vendere il petrolio.
Ne consegue che, spiega Mazziero, le aziende con disponibilità di petrolio fisico, dovendo liberare spazi di immagazzinamento hanno cercato di vendere anche mediante consegna tramite la borsa, assumendo posizioni short (ribassiste). Fra coloro che hanno assunto posizioni opposte long (rialziste) vi sono senz’altro utilizzatori fisici che gradiscono la consegna fisica attraverso la borsa, ma anche operatori finanziari che non sono interessati a ricevere la merce, anzi la evitano come la peste.
Come hanno reagito gli operatori?
Gli operatori finanziari che si sono attardati nel vendere le posizioni long, magari sperando in un rialzo negli ultimi giorni, si sono trovati ora di fronte alla necessità di vendere a qualsiasi prezzo i contratti prima della loro decadenza il 21 aprile. Gli operatori finanziari, sottolinea Mazziero, hanno quindi cercato controparti che potessero comprare i loro contratti e non trovandoli hanno dovuto via via abbassare il prezzo sino a inoltrarsi in territorio negativo, con perdite sicuramente ingenti.
Gli operatori fisici in taluni casi hanno cambiato l’idea di consegnare attraverso la borsa, tenendosi i barili di petrolio, nel momento in cui hanno trovato prezzi negativi sufficientemente attrattivi per chiudere la posizione short con il riacquisto del contratto.
Cosa succederà al mercato?
Se le tensioni nel mercato del petrolio e l’abbondanza di scorte continueranno è plausibile che anche gli altri contratti con scadenze successive tenderanno ad andare in territorio negativo avvicinandosi alla scadenza. Secondo Mazziero gli operatori finanziari, rimasti scottati da un evento imprevedibile, cercheranno di chiudere le operazioni long con sufficiente anticipo, spostandosi sui contratti successivi. In questa vicenda non vi sono influenze da parte dei panieri replicanti, gli ETC sul petrolio sono già posizionati da inizio aprile sul contratto di luglio.
Molti risparmiatori stanno pensando di investire in qualche modo sul petrolio, approfittando di questi bassi prezzi momentanei che nel lungo termine dovrebbero essere destinati a risalire. L’idea è buona, secondo Mazziero, ma non lo sono gli strumenti per attuarla, si legga a proposito il suo articolo: PETROLIO A PREZZI DI SALDO. COME FARE UN PAC SUL PETROLIO – MEGLIO PENSARCI BENE PRIMA DI INIZIARLO.
Le aspettative di IG
Il mercato del petrolio rimarrà sotto pressione nelle prossime settimane con ulteriori cali che potrebbero stabilizzare i prezzi dei contratti future WTI con scadenza a giugno sul livello dei 10-12 dollari al barile. Questo il commento a cura di Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia, dedicato agli scenari sul petrolio, dopo la caduta di ieri e oggi dei prezzi petroliferi.
La scelta dell’OPEC+ di tagliare la produzione di 9,7 milioni di barili nei mesi di maggio e giugno (per poi scendere gradualmente nel corso del 2020 e del 2021) ha dimostrato di essere stata insufficiente per stabilizzare l’equilibrio tra la domanda e l’offerta. Le pressioni per tagliare la produzione di altri 5 milioni di barili da parte dei Paesi del G20 non facenti parti del nuovo cartello OPEC+ (principalmente USA, Canada e Brasile) non hanno avuto effetto. Tenendo conto delle politiche industriali delle amministrazioni Trump e Trudeau, IG pensa che difficilmente i due Paesi interverranno ponendo un limite alla produzione, anche considerando che a prezzi così bassi gli imprenditori privati di shale oil saranno costretti a rendere inattive molto trivelle, come hanno dimostrato i numeri pubblicati da Baker Hughes sulle trivelle attive nelle ultime settimane.
Tra tagli dell’OPEC+ e discesa forzata da parte degli shail oil producers la diminuzione dell’offerta in maggio si dovrebbe attestare tra gli 11 e i 13 milioni di barili, ancora insufficiente a equilibrare il calo della domanda che anche a maggio dovrebbe attestarsi attorno ai 15 milioni di barile. IG ricorda come lo stesso direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, il turco Fatih Birol, abbia stimato in 30 milioni di barili il calo della domanda di aprile (denominato “Black April”) rispetto allo scorso anno e che potrebbe risalire solo leggermente nel mese di maggio. Secondo le stime dell’AIE il recupero della domanda sarà molto graduale (a dicembre 2020 la domanda sarà sempre in calo di 2,3 mln b/d rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Tali aspettative negative sui prezzi petroliferi sarebbero annullate solamente con una maggiore cooperazione tra Paesi produttori e un deciso miglioramento nei numeri dell’emergenza coronavirus in grado di accelerare il processo di riapertura delle attività economiche.