La Lagarde corre ai ripari dopo fiammata rendimenti, Bce non avrà fretta. Ing traccia la possibile roadmap della normalizzazione
La Lagarde getta acqua sul fuoco delle aspettative di una repentina svolta hawkish della Bce. La numero uno della Bce, intervenuta ieri davanti al parlamento europeo, ha smorzato in parte le attese di un veloce inasprimento della politica monetaria. “Qualsiasi adeguamento alla nostra politica sarà graduale”, ha detto la Lagarde intervenendo al Parlamento europeo. “Rimarremo attenti ai dati in arrivo e valuteremo attentamente le implicazioni per le prospettive di inflazione di medio termine”, ha aggiunto. Relativamente alla dinamica dei prezzi, la Lagarde ha spiegato che la crescita potrebbe rivelarsi più rapida del previsto se le pressioni si trasferissero a salari più elevati o se l’economia tornasse più rapidamente alla piena capacità.
Parole che hanno leggermente placato le tensioni sui titoli di Stato, con rendimenti in ritirata dai massimi. Il rendimento del Btp decennale è tornato sotto l’1,8% dopo aver toccato un picco a 1,89%. E anche lo spread Btp-Bund è sceso dai massimi.
L’avanzare delle aspettative di mercato di un rialzo dei tassi di interesse già quest’anno aveva spinto ieri i rendimenti a una forte fiammata con soprattutto i bond periferici sotto pressione con conseguente allargamento degli spread. I rendimenti greci a 10 anni sono saliti ai massimi dalla pandemia Covid.
La Lagarde “ha cercato di rimettere nella bottiglia il genio falco dopo un aggressivo repricing dei mercati dopo la riunione della BCE di giovedì. Normalizzazione non significa inasprimento”, spiega Carsten Brzeski, responsabile globale macro di Ing.
Le tappe verso la normalizzazione
La Bce ha confermato nel suo primo meeting 2022 che il QE pandemico PEPP si interromperà a marzo. L’Asset Purchase Program (APP), ossia il QE classico, sarà rafforzato nel secondo trimestre per attenuare qualsiasi impatto sul mercato dalla fine del PEPP, aumentando gli acquisti di attività a 40 miliardi di euro, per poi abbassarli a 30 miliardi di euro nel 3° trimestre e 20 miliardi di euro in ottobre . Non era stata annunciata la fine dell’APP. “Esistono diverse opzioni per portare il QE a una conclusione più rapida: mantenere l’APP agli attuali 20 miliardi di euro, non consentire un aumento temporaneo, accettare un potenziale effetto cliff edge e interrompere l’APP entro settembre 2022″, rimarca Ing.
Il secondo step sarà riportare a zero il tasso sui depositi che potrebbe portare sollievo al settore bancario e potrebbe essere un segnale adeguato che l’era delle misure non convenzionali è finita.
Terzo e ultimo passaggio verso la normalizzazione, prosegue Ing, sarà l’innalzamento dei tassi di interesse oltre lo zero. “La tempistica degli aumenti dei tassi una volta che il tasso sui depositi è stato riportato a zero è una questione completamente diversa e dipenderà fortemente dalla visione dell’inflazione a più lungo termine della BCE, in particolare, dalla sua visione se fattori strutturali, come la lotta contro il cambiamento climatico, i fattori demografici e la deglobalizzazione faranno salire l’inflazione”, asserisce Brzeski. In tal caso, la BCE ha solo due opzioni: accettare un’inflazione leggermente più alta – poiché gli aumenti dei tassi avranno un impatto limitato sull’inflazione guidata dai driver globali poiché i tagli dei tassi hanno avuto sulla deflazione guidata dai driver globali – o avviare una serie di aumenti dei tassi a il rischio di soffocare la ripresa e disincentivare gli investimenti necessari alla transizione verde.
Ing valuta come “esagerate” le speculazioni di mercato sul tapering e sull’aumento dei tassi da parte della BCE. “Negli ultimi 20 anni, la BCE non ha avuto fretta di cambiare drasticamente la sua posizione“.
Ing ritiene che le proiezioni inflazionistiche della BCE vengano nuovamente riviste al rialzo a marzo preparando le basi per un tapering più rapido. La BCE dovrebbe poi attenersi all’aumento iniziale dell’APP a 40 miliardi di euro al mese, ma successivamente chiuderà l’APP nel corso del terzo trimestre. Questo apre le porte a un rialzo dei tassi nel quarto trimestre. “Se alla fine del terzo trimestre, l’inflazione complessiva inizia a scendere e/o gli aumenti dei tassi negli Stati Uniti si rivelano troppo aggressivi, un aumento dei tassi potrebbe comunque verificarsi nel 1° trimestre 2023. Poco dopo, la BCE potrebbe aumentare il tasso sui depositi per la seconda volta e tecnicamente anche aumentare il tasso refi. Con un tasso sui depositi pari a zero e un tasso refi dello 0,25%, la BCE adotterà un approccio attendista per il resto del 2023“, argomenta Brzeski.
La Bce accetterà spread più ampi?
Accanto alla discussione sulle prospettive di inflazione, è probabile che la BCE discuta anche sugli spread. La BCE vuole mantenere attivamente gli spread ridotti per consentire una trasmissione regolare e omogenea della sua politica monetaria tra i paesi della zona euro? O accetterà rendimenti più ampi e le loro potenziali implicazioni sulla sostenibilità del debito? E sarà sufficiente reinvestire le obbligazioni in scadenza per tenere a bada gli spread? “Per essere chiari, ai livelli attuali, c’è ancora molto spazio per aumentare i rendimenti prima che minano la sostenibilità del debito. Inoltre, i governi hanno utilizzato il periodo di rendimenti obbligazionari negativi per rinnovare il debito e allungare la duration”, è l’opinione di Ing.