Notizie Europa Elezioni Francia e Linea Maginot per lo spread Btp-Bund, ecco i motivi per cui la Bce non sarà falco fino in fondo

Elezioni Francia e Linea Maginot per lo spread Btp-Bund, ecco i motivi per cui la Bce non sarà falco fino in fondo

8 Febbraio 2022 09:31

Christine Lagarde, presidente della Bce, davanti al parlamento europeo ha smorzato ieri in parte le attese di un repentino cambio di politica monetaria. “Qualsiasi adeguamento alla nostra politica sarà graduale”, ha detto la Lagarde intervenendo al Parlamento europeo. “Rimarremo attenti ai dati in arrivo e valuteremo attentamente le implicazioni per le prospettive di inflazione di medio termine”, ha aggiunto. Relativamente alla dinamica dei prezzi, la Lagarde ha spiegato che la crescita potrebbe rivelarsi più rapida del previsto se le pressioni si trasferissero a salari più elevati o se l’economia tornasse più rapidamente alla piena capacità.

Parole che hanno leggermente placato le tensioni sui titoli di Stato, con rendimenti in ritirata dai massimi. Il rendimento del Btp decennale è tornato sotto l’1,8% dopo aver toccato un picco a 1,89%. Lo spread Btp-Bund viaggia a 158 pb dai 165 di stamattina.

L’avanzare delle aspettative di mercato di un rialzo dei tassi di interesse già quest’anno aveva spinto ieri i rendimenti a una forte fiammata con soprattutto i bond periferici sotto pressione con conseguente allargamento degli spread. I rendimenti greci a 10 anni sono saliti ai massimi dalla pandemia Covid.

La Lagarde “ha cercato di rimettere nella bottiglia il genio falco dopo un aggressivo repricing dei mercati dopo la riunione della BCE di giovedì.  Normalizzazione non significa inasprimento”, spiega Carsten Brzeski, responsabile globale macro di Ing.

Elezioni Francia alle porte

Althea Spinozzi, Senior Fixed Income Strategist per BG SAXO, in un report sul mercato obbligazionario, pubblicato prima delle parole di ieri della Lagarde, pone l’accento sul fatto che  gli investitori ora prevedono un aumento dei tassi di interesse di 25 punti base entro settembre. “La reazione del mercato ci dà un’idea di come sarà il 2022 con una BCE aggressiva, che potrebbe dapprima terminare il QE (intorno a luglio, come indica recentemente la ricerca di BofA) e successivamente aumentare i tassi a settembre. Inoltre una BCE aggressiva toglie sostegno ai paesi che ne hanno più bisogno per la loro ripresa, provocando un rapido inasprimento delle condizioni finanziarie nell’Europa meridionale rispetto al nord. Circostanza che la banca centrale vuole assolutamente evitare per non riaccendere una crisi politica nell’area dell’euro.”

Ci sono poi le elezioni francesi in arrivo ad aprile. Con l’inflazione ai massimi di sempre per l’Eurozona (5,1% a gennaio), c’è la possibilità che Macron non venga rieletto a favore degli euroscettici, il che è un ulteriore minaccia rispetto all’esistenza dell’Unione Europea. “In questo contesto, la BCE ha il delicato compito di prendere una decisione monetaria a marzo: una scelta che potrebbe segnare il destino dell’Unione stessa – asserisce l’esperta di BG-Saxo – . Dal punto di vista economico, rimanere accomodanti non è un’opzione, poiché l’euro si indebolirà, pesando sui prezzi dell’energia, aumentando così l’inflazione.

Hawkish ma non troppo

Pertanto, è improbabile che la banca centrale diventi “colomba”, ma è anche vero che la sua scelta da “falco” deve avere un limite. “A nostro avviso, questo limite è disegnato dallo spread BTP-Bund che raggiunge i 200 pb. Dalla fine della crisi sovrana europea nel 2013, infatti, lo spread tra i due Paesi è aumentato e si è mantenuto al di sopra di questo livello solo due volte: durante le elezioni italiane del 2018 e la pandemia di Covid del 2020. Uno spread BTP-Bund superiore a 200 pb è stato associato in passato a livelli di sofferenza. È probabile che accada lo stesso questa volta, anche se stavolta la BCE non darà priorità a questo spread fino alla fine delle elezioni francesi di aprile”.