La grande sfida Old vs New Economy e l’eterna lotta azionario Usa vs Europa
Dalla ripresa del mercato azionario a partire da marzo, le azioni europee appaiono “più economiche” rispetto a quelle americane. Lo si legge nel report a cura di Mobeen Tahir, Associate Director e Research di WisdomTree, secondo cui la “storiella” delle azioni europee a basso costo è la stessa che sentiamo ripetere nei mercati da dieci anni a questa parte.
Il rapporto prezzo/utili corretto per il ciclo (Cyclically Adjusted Price Earnings, Cape) del Professor Shiller misura il valore a lungo termine degli asset dividendo il prezzo di un indice azionario per la media mobile dei guadagni dei 10 anni precedenti. Questo calcolo, spiega Mobeen Tahir, aiuta a rimuovere l’impatto delle variazioni cicliche sugli utili. La figura sottostante mostra la divergenza tra le azioni statunitensi e quelle europee utilizzando questo parametro a partire dalla crisi finanziaria globale del 2008.
Non c’entra lo stimolo monetario
Le politiche monetarie accomodanti della Fed e della Bce contribuiscono dal 2008 ad alimentare i mercati azionari in entrambe le regioni. Ma le azioni europee sono rimaste indietro rispetto a quelle statunitensi, dopo la crisi finanziaria globale, a causa della minore potenza di fuoco della Bce? Secondo il manager di WisdomTree non sembra che questa sia la spiegazione esatta. La figura sottostante mostra che l’iniezione monetaria da parte della Bce, in rapporto alle dimensioni dell’economia di riferimento, è stata semmai maggiore di quella della Fed.
L’inclinazione verso la “new economy”
Le azioni della cosiddetta new economy, precisa Mobeen Tahir, hanno avuto un peso sempre maggiore negli indici statunitensi rispetto a quanto ne hanno avuto in quelli europei, soprattutto negli ultimi 5 anni. Per “new economy” si intendono le imprese all’avanguardia nell’innovazione. La tecnologia e la sanità sono i principali candidati in questa categoria e i multipli di valutazione in questi settori si sono ingranditi negli ultimi anni, poiché i mercati continuano a puntare sull’idea che l’innovazione in questi settori guiderà la crescita nel futuro.
Al contrario, all’interno dell’azionario europeo detengono ancora un peso importante i settori della “vecchia economia”, e cioè settori come quello finanziario, dei beni di base e industriale. Secondo il manager di WisdomTree non è giusto dire che le imprese della vecchia economia non possono e non vogliono innovare. In effetti, però, queste imprese tendono ad essere più mature e ad essere basate su modelli di business tipici del ventesimo secolo. Al contrario, le aziende della new economy, nate nel ventunesimo secolo, sono guidate da Internet.
Cosa prendere in considerazione
La forte performance azionaria si ottiene quando le aziende di alta qualità generano profitti solidi. Questo può accadere in qualsiasi settore (della vecchia o “nuova” economia) e in qualsiasi regione. Per Mobeen Tahir ci sono tre punti importanti da prendere in considerazione.
In prima luogo è utile tenere d’occhio i multipli di valutazione, ma non vi si può fare affidamento per prevedere la performance futura. Le azioni statunitensi hanno storicamente scambiato multipli più elevati rispetto alle azioni europee e potrebbero continuare a farlo anche in futuro.
In secondo luogo, se il mix settoriale basato sulla capitalizzazione non è quello desiderato, gli investitori possono optare per approcci che utilizzano i fondamentali per l’assegnazione delle ponderazioni.
Infine, conclude Mobeen Tahir, esistono delle opportunità che permettono di avere accesso ad un’esposizione mirata ai settori che puntano sull’innovazione. La nuova crescita proveniente dalla new economy potrebbe anche incoraggiare nuovi stili di investimento.