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Il Kashagan fa soffrire Eni

28 Agosto 2007 07:21

L’incontro per la ricerca di una “composizione amichevole” del contratto relativo allo sviluppo e alla gestione dei giacimenti del Kashagan, in Kazakhstan, si è rivelato per i vertici dell’Eni ben poco amichevole. Tanto che il gigante dell’energia italiano, capofila di un consorzio che include Shell, Exxon Mobil, ConocoPhillips, Total, Inpex e KazmunaiGas, rischia di trovarsi intrappolato in una situazione simile a quella che in Russia portò la britannica Royal Dutch Shell a rinunciare al controllo del giacimento Shaklin2 a favore di Gazprom.


Con una comunicazione resa nota nella mattinata di ieri il ministro dell’Ecologia del Paese caucasico, Nurlan Iskakov, ha annunciato che il permesso per i lavori nel 2007 è stato sospeso per tre mesi. Gli attacchi al progetto dell’Eni sono arrivati coordinati da più parti. Poco dopo il primo annuncio, il ministero delle Finanze ha reso noto di aver avviato un procedimento penale nei confronti di AgipKco per “violazione delle leggi doganali sul deposito”. La compagnia controllata dall’Eni avrebbe importato due elicotteri del valore di 2,5 milioni di dollari. Infine anche il ministero dell’Emergenza di Astana ha avviato un procedimento nei confronti del consorzio guidato da Eni sulla base di asserite violazioni della legge sulla sicurezza contro gli incendi.


Tre bordate che non hanno fatto dormire sonni tranquilli ai vertici della compagnia petrolifera e che si sono aggiunte ad alcuni provvedimenti presi dal presidente Nursultan Nazarbayev a livello di nomine. Il ministro dell’Energia Izmukhambetov è infatti stato sostituito da Sauat Mynbayev, nominato anche al vertice della compagnia statale Samruk che controlla tra gli altri gli asset di KazMunaiGas, parte del consorzio guidato da Eni. Una sostituzione ai vertici, quindi, che anche in questo caso richiama alla mente una gestione del potere politico ed economico di stampo “putiniano” .


D’altronde il Kashagan, il maggiore giacimento mai scoperto negli ultimi trent’anni, è diventato sempre più attraente con l’aumentare delle quotazioni dell’oro nero e in molti vorrebbero poter mettere le mani su questa ricchezza. A cominciare dallo Stato kazako, non più disposto ad accontentarsi di una quota del 10% dei profitti del progetto e determinato ad aumentarla fino al 40%. Ora gli operatori parte del raggruppamento guidato da Eni sono chiamati a presentare una nuova proposta per risolvere il contenzioso entro il 5 settembre mentre a ottobre è attesa la visita del presidente del Consiglio, Romano Prodi e dei vertici dell’Eni per cercare di risolvere la difficile partita economico-politica.


I titoli Eni hanno sofferto ieri per le notizie provenienti dal Kazakhstan chiudendo con un ribasso superiore al punto percentuale. La debolezza viene confermata anche oggi in apertura di seduta con le azioni del Cane a sei zampe che scambiano con un ribasso dello 0,25%.