Jp Morgan: utile in calo, pesano 4,4 mld di perdite trading. Ma l’Eps adj è sopra le attese
Banche Usa alla prova dei conti. Ad aprire le danze della seconda tornata delle trimestrali del settore bancario a stelle e strisce è Jp Morgan su cui incombe la faccenda dei derivati, o meglio delle scommesse sbagliate sui derivati che è costata alla maggiore banca degli Stati Uniti 4,4 miliardi di dollari nel bilancio del secondo trimestre, senza contare il peso sulla reputazione dell’amministratore delegato, James Dimon. Ma al di là di questo, la trimestrale mostra un utile per azione depurato da effetti contabili migliore delle attese, tanto da far applaudire il mercato. Poco dopo la diffusione dei conti, l’azione nel pre-market guadagna oltre 2 punti percentuali.
Nel secondo trimestre
I conti di Jp Morgan diffusi oggi relativi al secondo trimestre dell’anno mostrano un utile netto pari a 5 miliardi di dollari, ossia 1,21 dollari per azione, in calo rispetto ai 5,4 miliardi di dollari, o 1,27 dollari per azione, del corrispondente periodo del 2011. Sul risultato hanno pesato le perdite da trading per 4,4 miliardi di dollari, peggiori delle attese degli analisti interpellati da Bloomberg che si aspettavano perdite per 4 miliardi di dollari. Tuttavia l’utile per azione escluso l’effetto delle regolazioni contabili si è attestato a 1,09 dollari, battendo le stime del mercato che si aspettava un Eps adjusted di 0,76 dollari.
Primo trimestre rivisto
Nel giorno dei risultati del secondo trimestre, Jp Morgan ha fatto sapere che dovrà effettuare una revisione dei risultati finanziari relativi al primo trimestre dell’anno. La revisione, ha spiegato l’istituto Usa, si è resa necessaria per valutazioni inerenti alcune posizioni nel portafoglio di titoli di credito sintetici. L’operazione di revisione non avrà comunque effetti sul reddito netto per i sei mesi chiusi al 30 giugno, ha precisato la banca nella nota.
La spinosa vicenda dei derivati
Per quanto riguarda la vicenda del trading di derivati che ha causato a Jp Morgan le perdite multimiliardarie, il gruppo ha dichiarato in occasione dei conti: “La società sta conducendo un esame ampio di ciò che è accaduto nel Chief investment office (l’ufficio centrale di investimenti) e condivideremo le nostre osservazioni oggi”. Le perdite da trading maggiori del previsto potrebbero complicare la posizione dell’amministratore delegato, Dimon, impegnato a restaurare la fiducia. Dallo scorso 5 aprile, il colosso di Wall Street ha perso infatti quasi 40 miliardi di dollari di capitalizzazione in Borsa. Intanto, tre dipendenti dell’ufficio incriminato di Londra, coinvolti nella vicenda delle scommesse sui derivati, hanno lasciato Jp Morgan. Lo ha rivelato il Wall Street Journal, citando fonti anonime vicine alla società. Il quotidiano indica i loro nomi: Achille Macris, Javier Martin-Artajo e Bruno Iksil (quest’ultimo conosciuto come “London Whale”), che lavoravano nell’ufficio di investimento principale (Chief investment office).