Notizie Notizie Italia Italiani innamorati dei Bond, ma fine del QE obbliga a cambiare spartito

Italiani innamorati dei Bond, ma fine del QE obbliga a cambiare spartito

12 Dicembre 2018 11:25

E’ una passione storica quella degli italiani per i bond e la conferma arriva dai dati della Global Investment Survey 2018, la ricerca svolta su quasi 17.000 investitori internazionali da Legg Mason da cui emerge che il 25% dell’allocazione degli investitori del nostro paese è attualmente costituita da obbligazioni, dato ben più alto della media globale, dove il reddito fisso pesa solo per il 17%

Tuttavia emergono anche segnali di un cambiamento di rotta. Un esempio su tutti: se si chiede agli investitori italiani quale sia l’asset class che considerano più promettente per i prossimi 12 mesi, la risposta che ottiene la maggior percentuale di preferenze (29%) risulta essere l’azionario internazionale. Più che incrinarsi il tradizionale feeling tra italiani e obbligazioni, sta cambiando lo scenario in cui gli investitori devono muoversi con la volatilità che ormai è all’ordine del giorno e si intravede all’orizzonte il primo rialzo dei tassi da parte della BCE.

Meno Btp, più azioni internazionali

Ma forse a far allontanare gli investitori italiani dal reddito fisso è la fine vicina del programma di quantitative easing, lo strumento con cui la Banca Centrale ha acquistato in questi anni decine di miliardi di titoli obbligazionari europei ogni mese. Nella sua ricerca Legg Mason ha chiesto agli investitori come pensano di ristrutturare il loro portafoglio in vista della fine del QE. Ebbene il 67% dichiara di voler cambiare in qualche modo l’allocazione con diverse modalità. Uno su cinque (20%) prevede di aumentare il peso delle azioni internazionali nel proprio portafoglio, mentre il 19% afferma che sposterà parte dell’allocazione dalle obbligazioni europee a quelle dei mercati emergenti. Un 22 per cento manifesta l’intenzione di voler continuare ad investire nei bond del Vecchio Continente contro il 16% che invece punterà invece sull’azionario italiano o sulle commodities (13%).

In generale, gli investitori italiani sembrano consapevoli che il ritiro dello stimolo monetario eccezionale da parte della BCE sarà un elemento da tenere in considerazione come afferma anche Matteo Lenardon, Deputy Country Head Italia di Legg Mason: “Non ci sono dubbi: la fine del quantitative easing avrà un impatto significativo nella costruzione dei portafogli” ha dichiarato Lenardon commentando i risultati della GIS 2018 “Fondamentale, a nostro parere, sarà cominciare ad approcciare l’investimento obbligazionario con un’ottica più globale. Una ricetta universale può essere sintetizzata in tre parole chiave: diversificazione, decorrelazione e soluzioni di investimento alternative. Crediamo che questo sia possibile solo con una gestione attiva e ‘unconstrained’, svincolata cioè dai benchmark tradizionali” ha concluso.