Notizie Notizie Italia Italia: Tari, i rifiuti diminuiscono ma costano di più. Le inefficienze sulle spalle dei cittadini

Italia: Tari, i rifiuti diminuiscono ma costano di più. Le inefficienze sulle spalle dei cittadini

19 Agosto 2015 09:56
In Italia i rifiuti si pagano a peso d’oro. Sebbene infatti la quantità di rifiuti prodotti sia diminuita nel corso degli anni, il costo per la raccolta e lo smaltimento, attraverso il pagamento della Tari (Tassa sui rifiuti), è schizzato alle stesse per famiglie e imprese. Lo ha rilevato uno studio della Cgia di Mestre, prendendo in esame le tariffe applicate nei principali Comuni capoluogo di regione. 
I costi per le famiglie
Tra il 2010 e il 2015, fa notare l’ufficio studi della Cgia, una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 mq ha subito un aumento del prelievo relativo all’asporto rifiuti del 25,5 per cento, pari, in termini assoluti, ad un aggravio di ben 75 euro. Quest’anno dovrà versare al proprio Comune ben 368 euro di Tari. Un’altra di 3 componenti, che abita in un appartamento da 100 mq, ha subito un aumento del 23,5 per cento (+57 euro). Nel 2015 dovrà versare quasi 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un’abitazione da 80 mq, invece, ha dovuto pagare il 18,2 per cento in più (+35 euro). In questo caso, l’importo complessivo che dovrà pagare per i rifiuti sarà pari a poco più di 227 euro.
 
E per le imprese
Per le attività economiche, le cose sono andate anche peggio. Nonostante la forte riduzione del giro d’affari, ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq hanno subito un incremento medio del prelievo del 47,4 per cento, pari, in termini assoluti, a +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 mq, invece, ha registrato un incremento del 42 per cento (+ 560 euro), mentre un bar di 60 mq ha dovuto versare il 35,2 per cento in più, pari ad un aggravio di 272 euro. Più contenuto, ma altrettanto pesante, l’aumento subito dal titolare di un negozio di parrucchiere (+23,2 per cento), dai proprietari degli alberghi (+17 per cento) e da un carrozziere (+15,8 per cento).
Le inefficienze sulle spalle dei cittadini
La Tari è stata introdotta con la Legge di Stabilità del 2014, in ossequio al principio comunitario “chi inquina paga”: in buona sostanza si è voluto sancire la corrispondenza tra la quantità di rifiuti prodotti e l’ammontare della tassa. Ed è proprio qui che sta il problema. “Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati”, ha segnalato Paolo Zabeo della Cgia. Sebbene in questi ultimi anni il costo economico sulle famiglie sia decisamente aumentato, dall’inizio della crisi ad oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una forte contrazione. Se nel 2007 ogni cittadino italiano ne “produceva” quasi 557 kg, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantità è scesa a poco più di 491 Kg per abitante. “In buona sostanza – conclude Zabeo – nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci sono costati di più”. 
Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Grazie all’applicazione di questa nuova modalità, è probabile che dall’anno prossimo la tassa sui rifiuti diminuisca.