Notizie Notizie Italia Italia schiva marchio junk, ma spread torna ad agitarsi. El-Erian: ‘motivo non solo politico’

Italia schiva marchio junk, ma spread torna ad agitarsi. El-Erian: ‘motivo non solo politico’

22 Ottobre 2018 11:59

L’Italia si è salvata per il rotto della cuffia: il suo debito non vale ancora junk (spazzatura), almeno per Moody’s. E il fatto di essere riuscita a evitare il peggio – la perdita del ‘marchio’ dell’investment-grade- spiega la reazione dello spread BTP-Bund, che in mattinata ha segnato un calo sostenuto.

Ma a metà giornata il vento cambia: il differenziale rivede la soglia di 300 punti e, dopo essere sceso nelle ultime ore fino al minimo intraday di 282 punti, si aggira a 299, a fronte di tassi decennali al 3,45%, dopo essere volato lo scorso venerdì fino a 340 punti base.

Il fatto che il debito italiano non sia stato ancora marchiato con la valutazione junk da un lato rassicura gli investitori, dall’altro non riesce a sopire del tutto le loro paure.

L’attenzione è tutta sulla risposta che l’Italia dovrà dare entro la giornata di oggi alla lettera con cui l’Ue ha chiesto chiarimenti sulla manovra. Manovra che, a detta dei firmatari della lettera Pierre Moscovici (commissario Ue agli Affari economici e monetari) e Valdis Dombrovskis (numero due della Commissione europea), presenta una deviazione senza precedenti rispetto alle regole del Patto di stabilità e crescita.

Le indiscrezioni su come l’Italia risponderà si accompagnano alle dichiarazioni ufficiali.

Il Messaggero riporta oggi che per i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini quel rapporto deficit-Pil inciso nella nota di aggiornamento al Def, ovvero quel 2,4%, non si tocca. Lo ha confermato stamattina Di Maio, ai microfoni di Rtl 102,5, aggiungendo comunque che l’Italia riconosce le istituzioni europee come interlocutori ed è “disponibile a sedersi al tavolo” per discutere.

A Giovanni Tria rimane poco da fare, con il quotidiano romano che racconta che il ministro dell’economia “ha allargato le braccia al termine del consiglio dei ministri di sabato, che ha respinto la proposta del ministro dell’ Economia di abbassare al 2,1% il rapporto deficit-pil”.

L’opzione al vaglio del titolare del Tesoro, a questo punto, è quella di presentare al Parlamento una manovra aperta. Ovvero, scrive il Messaggero:

“Le tensioni sui mercati, la più che probabile bocciatura della Commissione e le divisioni nella maggioranza, spingeranno alla fine Tria a presentare in Parlamento una manovra aperta, accentuando i rischi da assalto alla diligenza che solitamente la legge di Bilancio corre nella fase di approvazione”.

Intanto, sui mercati, il il calo dello spread post Moody’s  ora è praticamente azzerato, a conferma di come la mancata bocciatura a junk non salvi l’Italia dagli scossoni dei mercati.

Allo stesso tempo Mohamed El-Erian, chief economic advisor di Allianz, ne è convinto: il fatto che lo spread sia balzato in questi ultimi mesi non ha a che fare solo con la politica italiana, ergo con il governo M5S-Lega. Lo afferma nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui sottolinea al contempo che la vera sfida italiana è rappresentata dalla bassa crescita.

El-Erian non entra nel merito della legge di bilancio varata dal governo, e si concentra piuttosto sul contesto. Un contesto che, secondo l’esperto, non è affatto dei più semplici, e che prescinde dall’esecutivo giallo-verde, visto che la verità è che, in questa fase specifica dei mercati, gli investitori stanno decidendo di non rischiare e non solo per le prospettive dell’Italia:

“Il contesto è importante. In primo luogo, l’economia europea ha registrato una perdita di slancio della crescita, nel mezzo di maggiori pressioni di frammentazione associate alla Brexit e all’involuzione di alcuni membri orientali dell’Unione. In secondo luogo, avendo già ridotto la quantità di titoli di Stato che acquista ogni mese, la Banca centrale europea sembra pronta a fermare, alla fine dell’anno, il suo programma di acquisto titoli su larga scala”.

Nel commentare fuga degli investitori stranieri dal debito italiano certificata da Bankitalia, El-Erian insiste:

“Le vendite non dipendendono solo da fattori specifici italiani, ma sono parte del ritiro complessivo del capitale dal rischio. I mercati finanziari globali sembrano essere nel mezzo di un cambio di regime. Dopo diversi anni di appetito per il rischio insolitamente alto e volatilità di mercato insolitamente bassa, grazie a iniezioni di liquidità ampie, ripetute e prevedibili da parte delle banche centrali, si va verso maggiore avversione al rischio e maggiore volatilità, associate e un minore stimolo della banca centrale e a un’economia globale che rallenta e diventa sempre più divergente”.

Detto questo, non può bastare il fatto che Moody’s abbia deciso di risparmiare la valutazione junk all’Italia. Anche perchè, la differenza da quel rating spazzatura è di appena un gradino.