Notizie Notizie Italia Italia: giù anche la produzione industriale, analisti vedono possibile recessione tecnica

Italia: giù anche la produzione industriale, analisti vedono possibile recessione tecnica

10 Aprile 2008 08:56

L’Italia rallenta. Non è solo il Fondo Monetario Internazionale a dirlo. A rincarare la dose di pessimismo sono oggi i dati sulla produzione industriale, che a febbraio ha accusato una flessione dello 0,8% rispetto allo stesso mese del 2007 e dello 0,2% sul mese precedente (dati corretti per i giorni lavorativi). Nella media dei primi due mesi del 2008 l’indice segna così un calo dello 0,3% rispetto al corrispondente periodo del 2007.


Il dato arriva a solo un giorno di distanza dal taglio delle stime sulla crescita italiana per 2008 e 2009 effettuata dal Fondo monetario internazionale nel suo World Economic Outlook. Per l’anno in corso da una previsione formulata a gennaio di una crescita dello 0,8% si è passati allo 0,3%, medesimo tasso di espansione stimato anche per il 2009, per il quale in precedenza era previsto un +1%. Per gli stessi anni il Fondo prevede per Eurolandia una crescita rispettivamente dell’1,4 e dell’1,2%. Quella italiana è infatti la crescita più lenta di tutta l’area euro. Di più, secondo l’Fmi già nel corso degli ultimi tre mesi del 2007 il Pil italiano avrebbe subito una contrazione dello 0,1%.


E i timori per un difficile quadro macroeconomico si raccolgono anche in uno studio odierno di Vladimir Pillonca, analista di Morgan Stanley, che passa in rassegna le condizioni dell’economia italiana a pochi giorni dalla consultazione elettorale di domenica e lunedì prossimi. La casa d’affari vede una crescita 2008 dello 0,6% contro un +1,5% dell’Eurozona, e nonostante l’attesa di un recupero nella seconda parte dell’anno, avverte che la possibilità di una recessione tecnica in Italia nel corso dell’anno non può essere scartata agevolmente. La prima necessità individuata da Pillonca – convinto che non sia scontato che dalle urne possa non uscire una chiara maggioranza – è allora quella di una nuova legge elettorale che aumenti la stabilità e la continuità dell’azione politica. “Questo – spiega – è profondamente importante per le prospettive di crescita economica dell’Italia nel medio termine e per la sua capacità di attirare investimenti”.