Italia: Fmi vede segnali di stabilizzazione con ripresa a fine 2013, ma prospettive restano deboli
Revisione delle stime sull’Italia da parte del Fmi. L’istituto di Washington, a conclusione della sua missione annuale di valutazione dell’economia italiana, ha sottolineato come l’economia sta mostrando segnali di stabilizzazione, ma “il forte vento contrario sta frenando ancora la ripresa”. L’Fmi rimarca come la fiducia di imprese e famiglie si sta riprendendo, ma si devono ancora sollevare l’attività e l’occupazione.
Recupero difficile
“Mentre le pressioni sul debito sovrano e il ritmo di aggiustamento fiscale si è ammorbidito quest’anno, le condizioni finanziarie restano difficili”, prosegue la nota del Fmi che vede una ripresa per la fine del 2013, sostenuta dalle esportazioni e da una modesta inversione di tendenza degli investimenti guidata in parte dal pagamento dei debiti della Pa.
L’istituto guidato da Christine Lagarde vede il Pil italiano contrarsi dell’1,8 per cento quest’anno, peggio rispetto al -1,5% indicato in precedenza, per poi risalire al 0,7 per cento il prossimo anno (dal +0,5% precedente). Tra i rischi al ribasso sull’outlook economico l’Fmi indica anche il possibile rallentamento delle economie dei mercati emergenti o turbolenze di mercato che potrebbero mettere a rischio una ripresa trainata dalle esportazioni e spingere verso l’alto i tassi di interesse sovrani e privati.
Accelerare sulle riforme strutturali
La crisi della zona euro ha colpito duramente l’Italia, continua l’Fmi, ma i semi di una crescita bassa dell’Italia c’erano già prima complice la sua produttività stagnante, il difficile contesto economico e il settore pubblico sovra-indebitato. Pertanto l’Fmi ritiene che accelerare le riforme per affrontare queste carenze strutturali sarà cruciale per limitare i rischi di disoccupazione di lunga durata, in particolare per i giovani, e aumentare la crescita tendenziale.
In tal senso viene indicata la necessità di intensificare gli sforzi per incrementare la bassa produttività del sistema economico e rianimare la competitività in declino. “La debole ripresa dell’economia italiana dopo la crisi mette in luce anche la sua mancanza di flessibilità nel rispondere alle crisi e di cambiamento globale – recita il rapporto odierno del Fmi – con le elevate barriere all’ingresso e ostacoli normativi che hanno aumentato lo scarto, soprattutto nei servizi, e l’alto costo di energia elettrica (fino al 40% maggiore rispetto a Francia e Germania) che hanno minato la competitività in Italia”.