Italia: Fitch conferma giudizio ma le prospettive restano negative
L’agenzia Fitch, a conclusione del processo di revisione iniziato lo scorso 19 luglio, ha confermato il merito di credito italiano ad “A-“. La decisione è attribuibile a quattro fattori.
In prima fila c’è il processo riformatore e il consolidamento fiscale messo in campo dal nostro Paese nel 2012. Il miglioramento dei conti pubblici è ben evidenziato dal rapporto deficit/Pil, passato dal 5,4% del 2009 a meno del 3% (surplus primario del 3%).
L’Italia, e questo rappresenta il secondo elemento, può godere anche di “un basso livello di rischio potenziale -si legge nel comunicato dell’agenzia- in arrivo dal comparto bancario, di una situazione di bilancio non lontana dal livello necessario alla stabilizzazione del rapporto debito/Pil e di un sistema pensionistico sostenibile”. Si tratta di fattori, rimarca Fitch, “alla base della solvibilità dello Stato italiano”.
Il nostro Paese poi, rileva Fitch nel terzo punto, ha dimostrato flessibilità finanziaria nel corso della crisi “grazie a una forte base di investitori domestici e a una duration media del debito di 4,7 anni”. A questo si aggiunge il piano anti-spread annunciato dalla Bce (Omt, Outright monetary transaction) che ha allentato le tensioni sul debito della periferia.
La conferma del rating, quarto e ultimo fattore, è attribuibile “a un’economia relativamente ricca e diversificata, ad alto valore aggiunto e con un basso livello di indebitamento del settore privato“.
L’outlook è negativo a causa del possibile deterioramento dei conti pubblici, dell’instabilità politica, del contesto recessivo, che potrebbe peggiorare o durare più del previsto, e del possibile re-intensificarsi della crisi del debito dell’Eurozona.
L’outlook in futuro potrebbe stabilizzarsi
grazie a una “ripresa sostenuta”, ad “un governo stabile”, alla “fiducia in un calo del rapporto debito/Pil” e a “ulteriori riforme strutturali”.