Italia: fiammata della fiducia a novembre fa ben sperare per tenuta Pil. Ecco la view di Ing e Intesa
Rimbalzo a sorpresa della fiducia dei consumatori in Italia. Il clima di fiducia dei consumatori presenta una dinamica positiva, dovuta soprattutto ad opinioni sulla situazione economica del paese (ivi comprese quelle sulla disoccupazione) in deciso miglioramento, seguite da attese sulla situazione economica familiare e da opinioni sul risparmio (possibilità future) in ripresa. Dopo quattro mesi consecutivi di flessione, risale anche il clima di fiducia delle imprese italiane, trainato a novembre soprattutto dalle aspettative sulla produzione nel comparto manifatturiero, da quelle sugli ordini nei servizi di mercato e dalle attese sulle vendite nel commercio al dettaglio.
Nel dettaglio, i dati dell’Istat evidenziano per il mese di novembre un aumento sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 90,1 a 98,1) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 104,7 a 106,4).
In particolare il dato sulla fiducia dei consumatori è nettamente superiore al consensus di Bloomberg che era pari a 91 punti. Il dato di ottobre a 90,1 punti rappresentava il minimo dal 2013 per la fiducia dei consumatori.
Con riferimento alle imprese, il sentiment migliora in tutti i comparti (nel manifatturiero l’indice passa da 100,7 a 102,5, nei servizi da 96,0 a 98,8 e nel commercio al dettaglio da 109,0 a 112,2) ad eccezione delle costruzioni dove l’indicatore diminuisce da 157,5 a 151,9.
Sponda anche da calo prezzi gas
A trainare la ripresa sono stati il clima economico nazionale e dalle aspettative per il futuro (salite ai massimi dallo scoppio della guerra in Ucraina), che recuperano assai più delle valutazioni sulle condizioni correnti.
Questa lettura di novembre consente all’Italia di rientrare “nella tendenza dell’area euro”, offrendo “una decisa inversione della tendenza ribassista che da quattro mesi consecutivi aleggiava su imprese e famiglie e che, nello scorso mese, aveva fatto registrare un valore minimo a cui non si assisteva dal maggio 2013”, sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro. Si tratta di un “segnale di rimbalzo da un eccessivo pessimismo, ma non di uscita da un quadro ancora incerto. La fiducia dei consumatori infatti cresce, ma resta inferiore di quasi 17 punti percentuali rispetto a novembre 2021.”
Per quanto concerne le imprese, “da inizio anno restano in positivo solamente la fiducia nei servizi di mercato e del commercio al dettaglio. Pone preoccupazioni l’incertezza del settore manifatturiero in merito alla domanda ma soprattutto all’incremento delle giacenze, che rischiano di appesantire i flussi di cassa e il capitale circolante netto.”
In sintesi, le indagini di novembre, in Italia come in altri Paesi dell’Eurozona, hanno mostrato aspettative meno pessimistiche sull’economia e sull’inflazione, sia dal lato delle famiglie che da quello delle imprese. “Ciò è dovuto principalmente al calo dei prezzi del gas registrato nelle ultime settimane rispetto ai picchi toccati lo scorso agosto, e ai minori rischi di razionamento “forzato” dei consumi energetici nei prossimi mesi”, asserisce Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Verso tenuta del Pil migliore delle attese
La portata del rimbalzo della fiducia di imprese e consumatori è definita “sorprendente” anche da Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING.
“Rimaniamo estremamente cauti nell’interpretare la lettura di novembre come un segnale di inversione”, spiega Pizzoli, aggiungendo che “non è semplice giustificare un simile capovolgimento. Una possibile spiegazione potrebbe essere il sollievo post-elettorale, poiché il nuovo governo Meloni ha annunciato il proprio continuo sostegno alle famiglie per compensare le conseguenze negative dello shock energetico sul reddito disponibile”.
“L’impatto negativo dell’inflazione rimane comunque in atto, sia per i consumatori che per le imprese, e sospettiamo che le misure di compensazione rifinanziate non saranno sufficienti per evitare una contrazione del PIL nel quarto trimestre di quest’anno. Ma questa sarà probabilmente una contrazione molto lieve, che aggiunge rischi al rialzo alla nostra attuale previsione di una crescita del PIL del 3,6% nel 2022.”
Anche Mameli di Intesa Sanpaolo prospetta una flessione del PIL tra fine 2022 e inizio 2023, ma che potrebbe essere più lieve di quanto previsto in precedenza grazie alla recente evoluzione della crisi energetica. Le indagini di fiducia suggeriscono minori rischi sull’attività economica nel breve termine (con orizzonte di 3-6 mesi). “Tuttavia – ammonisce Mameli – i rischi potrebbero essere rimandati all’anno prossimo, quando la crisi energetica potrebbe mostrare una recrudescenza in relazione alla necessità di ricostituire gli stoccaggi di gas nei mesi centrali dell’anno. In ogni caso, vediamo ora meno rischi al ribasso sulla nostra previsione (già superiore al consenso) di crescita del PIL
italiano dello 0,6% nel 2023”.