Notizie Notizie Italia Italia: è vera ripresa? Consumi ed export non ingranano, a spingere il Pil è l’effetto scorte

Italia: è vera ripresa? Consumi ed export non ingranano, a spingere il Pil è l’effetto scorte

29 Maggio 2015 14:38
Il ritorno alla crescita dell’economia italiana, sancito oggi dall’Istat con la conferma del +0,3% congiunturale del Pil nel primo trimestre dell’anno, non convince appieno con i consumi tornati a sorpresa a scendere e anche l’export al palo nonostante la sponda della svalutazione dell’euro. 
Consumi in calo, export stagnante 
I consumi delle famiglie segnano un calo dello 0,1% t/t dopo il segno più che avevano evidenziato nei trimestri precedenti. Stagnante a sorpresa anche l’export dopo il +1,8% del trimestre precedente che quindi non ha trovato sponda nell’ulteriore svalutazione dell’euro. “Gli scambi con l’estero hanno sottratto quattro decimi al PIL, per via dell’accelerazione a +1,4% dell’import (che peraltro può essere essa stessa interpretata come il riflesso di una maggiore tonicità della domanda interna)”, commenta Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che vede il contributo dagli scambi con l’estero tornare positivo già dal trimestre in corso. “Il dettaglio più confortante è la ripresa degli investimenti in costruzioni (+0,5% t/t)”, aggiunge Mameli che stima il PIL italiano mantenere un ritmo di 0,3% t/t nei restanti trimestri dell’anno “se non vedere una modesta accelerazione”.
Boom degli investimenti in mezzi trasporto 
A fare da traino al ritorno alla crescita del Pil dopo 14 trimestri consecutivi senza segno più sono state di fatto le scorte che hanno aggiunto mezzo punto percentuale alla crescita del Pil, che al netto del contributo dei magazzini sarebbe quindi risultato negativo. Esaminando i dettagli delle voci economiche spicca il +1,5% degli investimenti totali, maggio balzo dal lontano 2006 soprattutto per via del balzo degli investimenti in mezzi di trasporto (+28,7% t/t) che è “una componente molto volatile e dal peso ridotto (circa il 5% degli investimenti totali e meno dell’1% del PIL) – fa presente Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo – al contrario, la spesa delle aziende in macchinari e attrezzature (diversamente da quanto ci si potesse attendere dopo i dati di produzione industriale) è calata di -0,9% t/t dopo l’aumento di +0,3% visto a fine 2014”. 
“E’ una ripresa trainata dagli investimenti in mezzi di trasporto e dalle scorte – conferma Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma – mentre i consumi tornano a indebolirsi e anche l’export frena”.  “Insomma c’è da essere contenti per lo 0,3% di pil che ha inaugurato la ripresa – continua De Nardis – ma i dati sulla domanda in gennaio-marzo dicono che la ripresa è ancora disomogenea e che presenta elementi di fragilità”.
Ripresa fragile, Italia in ritardo nonostante cornice esterna estremamente favorevole 
L’Italia si mostra quindi in ritardo rispetto al resto d’Europa e fatica a recepire i forti elementi di stimolo esterno, a partire dal QE da parte della Bce. “L’euro debole  e la domanda più solida dall’Eurozona non sono riusciti a innescare un aumento delle esportazioni italiane nel primo trimestre”, rimarca una nota di IHS Economics & Country Risk sull’Italia. Nel complesso IHS si aspetta che l’economia italiana cresca dello 0,6% nel 2015 e dello 0,9% nel 2016. “E’ un outlook cauto – rimarca Raj Badiani, Senior Economist di IHS  – poiché rimaniamo prudenti sui principali ostacoli che impediscono una ripresa nitida in condizioni ancora deboli di domanda interna, disfunzioni del mercato del credito e alta disoccupazione“.  “Il rischio è che la cornice esterna estremamente favorevole non riesca a innescare una ripresa degna di nota in Italia nel corso del 2015 – aggiunte Raj Badiani – con il paese in ritardo rispetto al resto dell’Europa in termini di accelerazione della crescita. Inoltre, i deboli sviluppi del mercato del lavoro potrebbero neutralizzare il contesto esterno favorevole e spegnere la scintilla ripresa in Italia”. Tuttavia l’economista di IHS si aspetta che l’economia italiana dovrebbe ricevere una spinta dalla prospettiva di bassi prezzi del greggio nel corso dei prossimi anni.