Notizie Notizie Italia Italia: le medie imprese crescono e attirano stranieri, tassazione punitiva ma ottimiste

Italia: le medie imprese crescono e attirano stranieri, tassazione punitiva ma ottimiste

29 Maggio 2015 11:52
Crescono a ritmo accelerato rispetto alla manifattura, attirano sempre più investitori esteri e nonostante una tassazione punitiva rimangono ottimiste per il futuro. Questi alcuni degli elementi che sono emersi dall’indagine annuale realizzata da Mediobanca e Unioncamere sulle medie imprese industriali italiane, vera punta di diamante del made in Italy all’estero. 
Veneto record
A livello geografico, il Veneto si distingue per la maggiore densità di medie imprese, seguito da Lombardia ed Emilia-Romagna. Il Piemonte figura in posizione relativamente arretrata preceduto, nell’ordine, dal Trentino-Alto Adige, dalle Marche, dal Friuli Venezia Giulia e dall’Umbria.
L’attività prevalente delle medie imprese riguarda i settori tipici del made in Italy, anche se il settore più rilevante è la meccanica. 
Crescita, grazie all’estero
Le medie imprese hanno chiuso il decennio 2004-2013 con una crescita del fatturato pari al 35,3%,  più del doppio rispetto alla manifattura. Risultati possibili grazie anche alla forte espansione delle vendite all’estero dove le medie imprese hanno realizzato nel decennio una progressione del 64,4% contro il 44% della manifattura.
Ed estero è anche l’interesse degli investitori. Tra il 2005 e il 2013 sono state 126 le medie imprese italiane che sono passate sotto il controllo straniero. Sono state invece 40 quelle acquisite ad opera di medi imprenditori italiani da precedente proprietà straniera. Quindi, per ogni impresa che ha conquistato il tricolore tre lo hanno perso. Le imprese meccaniche risultano le più attrattive per gli stranieri.
Sempre più faticoso far fronte ai debiti
La crisi economica ha generato una selezione delle imprese. Quelle più meritevoli (investment grade) hanno registrato una riduzione della propria rischiosità e un miglioramento del proprio merito di credito nell’ordine del 15%. Per contro, le medie imprese che sono entrate nella crisi già in relativo affanno hanno subìto un forte aumento della propria rischiosità, oltre il 70%. Per effetto di questi andamenti, la solvibilità delle medie imprese è caduta in 10 anni di oltre il 15%, un aspetto che può complicare il rapporto con il mondo bancario. Tanto che le medie imprese oggi fanno meno affidamento alle banche. 
Il debutto a Piazza Affari resta lontano
La Borsa resta un’opzione secondaria per le medie imprese italiane. Ad oggi ne sono quotate 15 su un listino di 298 società, il 5% del totale. Dal 1998 al 2013 ci sono in media 0,8 quotazioni all’anno, contro le 11,8 matricole che mediamente ogni anno sono entrate in Piazza Affari. Anche negli anni di boom della Borsa (25 quotazioni nel 1998, 37 nel 1999, 50 nel 2000) non sono mai entrate più di due medie imprese all’anno. Poche le esperienze di successo dal punto di vista delle quotazioni: Valsoia è la top performer (ha fatto 5,7 volte meglio dell’indice MidCap), B&C Speakers 2,3 volte, mentre Enervit ha battuto l’indice del 10%. Tutte le altre società non hanno conseguito risultati altrettanto positivi.
Tassazione punitiva, ma buone prospettive per la manovra fiscale
La tassazione delle medie imprese continua ad essere punitiva: il tax rate medio nel 2013 è stato del 38,1%, con alcune imprese che sfiorano l’80%. La Legge di Stabilità per il 2015 ha disposto la deducibilità integrale del costo del lavoro dall’imponibile Irap (il costo del lavoro pesa nelle medie imprese per circa il 66% del valore aggiunto). Si stima che la riforma fiscale possa abbattere il tax rate del 13%, portandolo dal 38,1% al 33%, pur lasciando picchi di tassazione attorno al 60%. Si tratta di un calo di circa 0,46 miliardi di minori imposte su base annua per le medie imprese, ovvero 1,4 miliardi nel triennio 2015-2017.
Imprenditori ottimisti per il 2015
Il miglioramento del clima congiunturale internazionale favorisce oggi la diffusione di sempre più evidenti segnali di ripresa per le medie imprese industriali. Un possibile “effetto Expo” legato alla maggiore visibilità delle tipicità agroalimentari italiane nel mondo favorisce soprattutto le medie imprese dell’industria alimentare che segnalano prospettive di crescita sui mercati internazionali decisamente migliori rispetto al totale (oltre il 60% prevede ordinativi esteri in aumento nel 2015, rispetto ad appena un 3% che li attende in riduzione).