Istat, cala nel 2007 la spesa reale delle famiglie italiane
Gli italiani tornano a stringere la cinghia. Nel corso del 2007 la spesa media mensile delle famiglie nostrane è diminuita. Un dato così basso non si vedeva dal 2002. Secondo quanto emerge dal rapporto “I consumi delle famiglie 2007” diramato oggi dall’Istat, la spesa media mensile dei nuclei familiari italiani, lo scorso anno, ha registrato un aumento dello 0,8% a 2.480 euro, 19 euro in più. La variazione, che incorpora la dinamica inflazionistica (+1,8%), mette in evidenza come a un aumento della spesa media mensile per consumi corrisponda una flessione in termini reali .
L’indagine indica una spesa media mensile, sempre compresa l’inflazione, di 2.461 euro nel 2006, 2.398 nel 2005 e 2.381 nel 2004. Le strategie di risparmio delle famiglie – precisano i tecnici dell’istituto di statistica – sono diffuse per tutti i comparti di spesa e attraversano l’intero territorio nazionale.
Durante il 2007 le famiglie italiane hanno deciso di rimboccarsi le mani e di correre ai ripari in un modo o nell’altro: non sono poche quelle che si sono messe a tavolino per studiare delle vere e proprie strategie di risparmio. Lo conferma il fatto che la quota di famiglie, soprattutto nel sud della Penisola, che ha dichiarato di aver limitato l’acquisto o scelto prodotti di qualità inferiore rispetto all’anno precedente è sempre stata superiore al 30%; in particolare si attesta al 33,2% per il pane, al 38,5% per la pasta, al 45,3% per la carne, al 47,4% per il pesce e al 43,2% per la frutta. E se alcune voci di spesa sono comunque cresciute, la motivazione è da ricercare in una crescita dei prezzi.
Se si entra nello specifico, l’Istat sottolinea come le spese familiari per generi non alimentari sono passate, tra il 2006 e il 2007, da 1.994 a 2.014 euro mensili; in aumento le spese per abitazione e sanità. L’andamento a livello nazionale è la sintesi di livelli di spesa territorialmente eterogenei che evidenziano tuttavia una dinamica comune: nel Nord la spesa media mensile delle famiglie, pari a 2.796 euro, è dello 0,4% superiore a quella del 2006, nel Centro si attesta sui 2.539 euro (+1,8%) e nel Mezzogiorno raggiunge i 1.969 euro (+0,9%).
Se si entra nello specifico, l’Istat sottolinea come le spese familiari per generi non alimentari sono passate, tra il 2006 e il 2007, da 1.994 a 2.014 euro mensili; in aumento le spese per abitazione e sanità. L’andamento a livello nazionale è la sintesi di livelli di spesa territorialmente eterogenei che evidenziano tuttavia una dinamica comune: nel Nord la spesa media mensile delle famiglie, pari a 2.796 euro, è dello 0,4% superiore a quella del 2006, nel Centro si attesta sui 2.539 euro (+1,8%) e nel Mezzogiorno raggiunge i 1.969 euro (+0,9%).
Dall’analisi condotta dall’Istat, nel 2007, la spesa per generi alimentari e bevande è stata pari, in media, il 18,8% della spesa mensile totale. E in particolare, la spesa per l’acquisto di carne si conferma la più alta tra le spese alimentari (rappresenta il 4,3% della spesa totale) così come si conferma la leggera flessione, osservata lo scorso anno, della spesa per bevande, in particolare per i superalcolici.
Le famiglie italiane sono sempre più formichine, dunque. Aumenta, rispetto allo scorso anno, la percentuale di coloro che acquistano generi alimentari negli hard-discount (dall’8,6% al 9,7%). Il supermercato rimane comunque il luogo di acquisto prevalente (67,8%), soprattutto nel centro-nord (circa il 73%), immediatamente seguito dal negozio tradizionale (64,7%) in particolare nel Mezzogiorno (76,9%) e per l’acquisto di pane (54,6%). Risultano in flessione le quote di spesa per abbigliamento e calzature, anche a seguito della contrazione del numero di famiglie che effettua questo tipo di acquisto e del fatto che ben il 60% delle famiglie dichiara di averne limitato l’acquisto o scelto prodotti di qualità inferiore rispetto al 2006.
Le famiglie italiane sono sempre più formichine, dunque. Aumenta, rispetto allo scorso anno, la percentuale di coloro che acquistano generi alimentari negli hard-discount (dall’8,6% al 9,7%). Il supermercato rimane comunque il luogo di acquisto prevalente (67,8%), soprattutto nel centro-nord (circa il 73%), immediatamente seguito dal negozio tradizionale (64,7%) in particolare nel Mezzogiorno (76,9%) e per l’acquisto di pane (54,6%). Risultano in flessione le quote di spesa per abbigliamento e calzature, anche a seguito della contrazione del numero di famiglie che effettua questo tipo di acquisto e del fatto che ben il 60% delle famiglie dichiara di averne limitato l’acquisto o scelto prodotti di qualità inferiore rispetto al 2006.
Confesercenti fa la voce grossa. Il dato Istat desta nuovo allarme: non c’è crescita, i bilanci delle famiglie fanno acqua, i consumi calano e nel commercio si sta verificando una inquietante moria di piccoli esercizi commerciali. “Bisogna subito correre ai ripari – continua l’associazione in una nota. L’Italia ha bisogno di una iniezione di fiducia e il Governo e i partiti si assumerebbero una grave responsabilità se trascurassero questa fondamentale priorità. Servono scelte chiare ed urgenti, come, ad esempio, un taglio deciso delle accise sui carburanti, lotta alla speculazione, progetti e tempi precisi sulla diversificazione delle fonti energetiche”.