Israele attacca l’Iran, oro e petrolio limano rally dopo primo scatto. Wall Street e azionario giù
La notizia dell’attacco di Israele contro l’Iran provoca una scossa sui mercati finanziari di tutto il mondo, che tuttavia rientra dopo appena qualche ora.
Diverse esplosioni sono state riportate nei pressi della città iraniana di Isfahan, vicino all’aeroporto, così come reso noto dall’agenzia di stampa iraniana Fars, che ha cercato tuttavia fin da subito di far rientrare l’allarme di una escalation delle tensioni tra i due paesi, scattato subito.
La notizia dell’attacco di Israele contro l’Iran è stata confermata da un funzionario dell’amministrazione Usa alla CNN.
Un’altra fonte interpellata dalla NBC ha reso noto che Israele ha lanciato un attacco militare diretto “limitato” contro l’Iran, mentre, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, i funzionari iraniani hanno precisato che le esplosioni nei pressi della città di Isfahan sono state dovute alle manovre della difesa iraniana, che ha intercettato alcuni droni.
Nessun commento è stato rilasciato per ora da Israele.
Immediati sono stati comunque i buy sull’oro e sul petrolio, a fronte di un forte dietrofront dei mercati azionari globali.
Attacco Israele contro l’Iran: la reazione di azioni, oro, petrolio, Treasury
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha concluso così l’ultima seduta della settimana in ribasso del 2,6%, a quota 37.068,35 punti, mentre nelle contrattazioni di premercato di Wall Street i futures sul Nasdaq Composite sono scesi fino a -1%, per poi ridurre in parte le perdite.
Borse europee in ribasso, con il Ftse Mib di Piazza Affari che si è confermato subito uno degli indici azionari peggiori, perdendo fino a più dell’1%.
La corsa dei trader a rifugiarsi nei cosiddetti safe asset dopo la notizia dell’attacco di Israele contro l’Iran ha premiato i prezzi dell’oro, facendo scattare i buy anche sui prezzi del petrolio.
Le quotazioni riducono tuttavia i rialzi iniziali, che hanno portato i prezzi del contratto spot sull’oro a balzare nelle ore precedenti fino a oltre 2.410 dollari l’oncia, il petrolio Brent a salire oltre la soglia di $90 al barile e il WTI avvicinarsi a $86 al barile, con scatti iniziali di oltre il 3%.
In particolare il contratto spot sull’oro è schizzato fino a $2.417,59 l’oncia durante le contrattazioni delle borse asiatiche, non distante dal valore record di sempre testato a $2.431,29 venerdì scorso, per poi limare il rally.
L’oro si avvia concludere la sua quinta settimana consecutiva di rialzi, in crescita questa settimana del 2% circa.
Sempre la corsa ai beni rifugio ha premiato lo yen, scattato fino a +0,45% sul dollaro, a quota 153,93.
Sul forex, la maggior parte delle valute asiatiche ha puntato verso il basso, mentre in generale tra le valute emergenti il peso messicano è affondato di oltre il 6% nei confronti del dollaro Usa, prima di recuperare la maggior parte delle perdite. La rupia indiana è scivolata inoltre a un altro minimo record.
In evidenza anche i buy scatenati sui Treasury americani che hanno portato i rendimenti Usa decennali, in corsa più volte nelle ultime settimane sulla scia del repricing dei trader sulle prossime mosse di politica monetaria della Fed, a segnare un tonfo fino a -14 punti base subito dopo la notizia dell’attacco di Israele.
I rendimenti hanno poi frenato la loro caduta dopo che la stampa iraniana ha smorzato le voci di una escalation delle tensioni.
Sulla scia del ribasso dei rendimenti dei Treasury, stanno facendo dietrofront anche i rendimenti dei titoli di stato dell’area euro.
Wall Street: il commento di eToro sul trend dello S&P 500
Gabriel Debach, Global markets strategist di eToro ha ricordato che nella seduta di ieri i principali indici azionari Usa hanno sofferto una nuova contrazione, caratterizzata da forti oscillazioni che hanno infine portato l’indice S&P a chiudere “in calo dello 0,2% a 5.011, segnando così la quinta perdita consecutiva, una serie che non si vedeva dallo scorso ottobre”.
Debach ha fatto notare che Wall Street è orientata a chiudere in rosso per la terza settimana consecutiva, riportando tra l’altro anche “la peggiore settimana dall’inizio dell’anno” e che, “a prima vista, questi dati potrebbero sembrare allarmanti, soprattutto considerando che il Fear & Greed Index è sceso a 34 punti, il livello più basso dall’inizio dell’anno, segnale di una crescente preoccupazione tra gli investitori”.
“Tuttavia – ha rassicurato l’analista – l’attuale contrazione del 4,6% dai massimi è un movimento considerato normale nei mercati”.
E’ indubbio allo stesso tempo che “i timori di un’escalation militare in Medio Oriente” stiano aggiungendo “ulteriori preoccupazioni, spingendo gli investitori verso una maggiore cautela, specialmente dopo il rally di inizio anno e in vista della tipica stagionalità sfavorevole di maggio”.
Di conseguenza, nel cercare di prevedere quali potranno essere le “prossime mosse dello S&P 500 alla luce delle recenti contrazioni”, Debach ha spiegato nella nota odierna dedicata ai mercati che il futuro dell’indice benchmark di Wall Street “è posizionato sulla media mobile a 100 giorni, che coincide anche con il quarto livello di supporto pivot, un punto chiave da monitorare”.
“Inoltre, l’indice mostra un Relative Strength Index (RSI) in territorio negativo a 32 punti, segnalando una persistente tendenza negativa sul mercato. Una rottura di questo livello di supporto potrebbe spingere l’indice a testare la media mobile a 200 periodi per la prima volta dalla fine del rally di ottobre. Questo livello corrisponde anche al punto 0.5 della sequenza di Fibonacci, suggerendo un’area critica da osservare attentamente e che rappresenterebbe una correzione dai massimi di circa il 10%”.
“Nonostante le difficoltà recenti, è importante notare che i movimenti del mercato non seguono un percorso discendente lineare. Mentre gli investitori si preparano per la settimana a venire, c’è una speranza cauta per nuovi sviluppi positivi, con un occhio particolare alle performance delle big tech, che spesso influenzano significativamente la direzione dell’intero indice. Allo stato attuale, la metà dei titoli all’interno dell’S&P 500 si trova al di sopra della loro media mobile a 100 giorni e il 65% si colloca oltre la media a 200 giorni, segnali che possono offrire una certa misura di resilienza nonostante la volatilità”.
Israele-Iran: occhio ai mercati, cosa succede ora?
Nella nota “Israele-Iran: la possibilità di un’escalation condiziona i mercati”, gli analisti di MPS Strategy Team hanno fatto il punto sui mercati, segnalando che “il lancio di alcuni missili da parte di Israele su obiettivi iraniani ha provocato violenti movimenti (rialzo del prezzo del petrolio, calo dei future sugli indici azionari e dei rendimenti obbligazionari core), che sembrerebbero al momento parzialmente rientrare dopo le prime dichiarazioni da entrambe le parti che tendono a limitare la significatività della mossa israeliana”.
Detto questo, “i prossimi giorni chiariranno se questo episodio rappresenta la fine della storia o se invece apra una nuova fase del confronto Israele-Iran (propenderemmo per la prima interpretazione)”.
“Quel che è certo – si legge nella nota – è che questi sviluppi hanno colpito gli asset rischiosi in un momento di fragilità intrinseca, con un mix di fattori macro, in particolare la vischiosità dell’inflazione e il capovolgimento delle attese sulla Fed, e micro, assenza di buone notizie (in eccesso di quelle già prezzate) in grado di sostenere valutazioni elevate, che stanno provocando la prima significativa correzione dall’inizio del rally alla fine di ottobre. La settimana si chiude con un vuoto in termini di eventi in calendario, che permetterà agli investitori di concentrarsi sugli sviluppi sul fronte geopolitico”.
Gli analisti di MPS Strategy Team hanno messo in evidenza che sul “sul mercato valutario ieri si è assistito ad un ritorno di forza relativa del dollaro dopo il ritracciamento di mercoledì, con un movimento che si è accentuato questa notte sulla notizia di un’escalation del conflitto in Medioriente. Il cross vs euro si è avvicinato all’1,061 per poi risalire fino all’attuale livello di 1,0645. Volatilità per il franco svizzero, anch’esso sensibile al rischio geopolitico, con il cross vs Euro che è sceso sotto 0,958 nel corso della notte per poi risalire a 0,966″.