Si potrà investire sulla cannabis anche in Italia (con un ETF), ma occhio ai rischi dopo le performance da incubo del 2019
Nonostante un 2019 non certo propizio, il 2020 vedrà anche in Europa il debutto del primo ETF sulla cannabis. I fondi legati alla marijuana continuano ad essere molto popolari in Nord America e la canadese Purpose Investments settimana prossima lancerà il primo ETF europeo sulla cannabis terapeutica. The Medical Cannabis and Wellness UCITS ETF (CBSX) sarà quotato in Germania nella settimana del 13 gennaio e disponibile poi nel Regno Unito e in Italia. Il nuovo ETF, come reso noto da HANetf, andrà a replicare il Medical Cannabis and Wellness Equity Index fornito dal provider globale di indici Solactive ed è costituito da società quotate il cui business è legato al settore della cannabis terapeutica, della canapa e del CBD (cannabidiolo) in 9 sotto-settori tematici. Il fondo è dotato di una replica fisica completa e ha un TER di 80 punti base. I componenti sono vagliati attraverso un processo dettagliato di due diligence legale e solo i titoli di aziende quotate sulle maggiori borse – come NYSE, Nasdaq e TSX – sono inclusi.
Cannabis terapeutica, mercato in grande espansione
Attualmente, la cannabis terapeutica e i prodotti al cannabidiolo (CBD) sono legali in più di 40 nazioni e altri Paesi dovrebbero aggiungersi alla lista. Al momento sono 28 i Paesi europei ad avere normative di qualche tipo sulla cannabis terapeutica e il Regno Unito è il più grande produttore ed esportatore di cannabis per uso terapeutico al mondo. Nel 2018 il mercato mondiale della cannabis terapeutica valeva 13,4 miliardi di dollari USA. Le stime parlano di un mercato in espansione che dovrebbe raggiungere un valore di 148 miliardi di dollari nel 2026, mostrando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 26,4%.
Il cannabidiolo (CBD) è il componente principale della cannabis terapeutica, una sostanza che non ha proprietà psicoattive, non crea assuefazione e possiede capacità rilassanti, antinfiammatorie e antidolorifiche.
2019 turbolento, il numero uno del settore crollato dell’80%
Il 2019 è stato però un anno decisamente no per i testimonial del settore quotati in Borsa. L’ETF sul settore quotato oltreoceano (The Horizons Marijuana Life Sciences Index ETF) ha perso oltre il 41% negli ultimi 12 mesi (-65% dai top 2019 del 19 marzo).
Lo scorso novembre la Food and Drug Administration americana (FDA) ha pubblicato un aggiornamento per i consumatori che cita i potenziali rischi dell’uso di prodotti a base di CBD, un cannabinoide, una sostanza chimica non psicoattiva derivata dalla canapa, declassificata come marijuana ai sensi della Farm Bill del 2018 e usata per scopi terapeutici e non solo. Tanti oggi i prodotti che contengono CBD, comprese tinture e lozioni. Nel dettaglio la FDA ha avvertito i consumatori che l’uso del CBD potrebbe causare danni al fegato e ha inviato lettere di avvertimento a 15 aziende per aver venduto illegalmente i prodotti CBD.
Tra le aziende più grandi legate alla cannabis spicca il colosso canadese Aurora Cannabis che nel terzo trimestre del 2019 ha registrato un calo del suo fatturato del 24%, pari a 75,3 milioni di dollari (56,8 milioni di dollari) rispetto ai 98,9 del trimestre precedente, rallentando i suoi piani di espansione in Canada e all’estero. Numeri che lo scorso autunno hanno spinto ulteriormente al ribasso il titolo e l’intero settore. Dai massimi 2019 toccati sopra i 13 $, il titolo Aurora è precipitato di oltre l’80%.
Secondo l’azienda i ricavi da consumo di cannabis sono stati pari a 30 milioni di dollari nel trimestre, in calo del 33% mentre le vendite nette canadesi di cannabis sono scese del 25% dal trimestre precedente a 70.776 milioni. Il fatturato netto della compagnia per quanto riguarda la cannabis medica è aumentato del 3% rispetto al trimestre precedente, superando i 30 milioni di dollari. Il CFO Glen Ibbott durante la conferenza di presentazione dei risultati ha sottolineato che l’aumento è stato “guidato dal nostro continuo successo nel far crescere la nostra base di pazienti, che attualmente è di poco più di 91.000 clienti. Il nostro fatturato è stato influenzato da una leggera diminuzione del prezzo netto medio di vendita della cannabis medica del 6%, ma più che compensata dalla crescita dei pazienti” ha continuato Ibbott.