Notizie Notizie Mondo L’investimento in Asia passa anche dal gioco d’azzardo

L’investimento in Asia passa anche dal gioco d’azzardo

5 Aprile 2007 10:09

Gioco d’azzardo, grande distribuzione e business difensivi, senza dimenticare la tecnologia. Questa in sintesi la strategia di investimento proposta dal Mellon Asian equity fund. Il suo gestore, Jason Pidcock, sottolinea come nel portafoglio del fondo il gioco d’azzardo sia sovrappesato, in ragione di uno sviluppo ad alto tasso di crescita nella zona: “Sono società che finora sono andate molto bene ma che, secondo noi, hanno ancora margini di crescita”. Un business che trova in Macao il suo punto di riferimento, tanto da trasformare la ex colonia portoghese in una vera e propria rivale della famosa Las Vegas, ma che sta rapidamente mettendo radici in tutta l’Asia. Recentemente a Singapore sono state assegnate due nuove licenze per case da gioco, in ragione di un fortissimo interesse da parte di turisti e uomini d’affari cinesi verso questa forma d’intrattenimento.


Jason Pidcock spiega che nel suo portafoglio trovano spazio anche le società della grande distribuzione, che negli ultimi tempi hanno fatto registrare interessanti performance, pur mantenendo per il futuro buoni margini di crescita potenziale. “Specialmente Nobel Group – sottolinea Pidcock – che ha effettuato alcuni investimenti importanti in Sud America nel settore delle soft commodities, e sarà in grado di spedire una gran quantità di beni alimentari soprattutto in Cina”.  


Anche la tecnologia può essere una buona occasione d’investimento in Asia. Mellon, ad esempio, con il suo fondo ha puntato su una società australiana specializzata nella lavorazione dell’uranio. Si tratta della Silex, che ha inventato una tecnica innovativa per l’arricchimento dell’uranio mediante l’utilizzo del laser. Un’idea vincente, grazie a tempi di lavorazione più rapidi e più economici rispetto a quelli tradizionali, tanto che la General Electric ha voluto acquistarne la licenza. L’investimento, spiega sempre il responsabile del fondo Jason  Pidcock, è stato molto positivo anche grazie a una certa illiquidità delle azioni, il cui valore si è duplicato da quando sono state acquistate.
Ma il fondo di Mellon sembra piuttosto interessato anche a business più tradizionali, come quello delle strade a pedaggio. La forte crescita del traffico nella zona asiatica, alimentato da nuove infrastrutture e dalla diffusione di autoveicoli privati, fa di queste società un investimento profittevole. Secondo Pidcock i punti di forza sono quelli classici di questa realtà: “Sono società in grado di generare forti flussi di cassa, caratterizzate da una interessante politica di distribuzione di dividendi e dalla crescita costante dei profitti”. Per Mellon, un investimento di questo tipo, ha anche un valore di bilanciamento del portafoglio, inserendo business maggiormente tradizionali e stabili nel tempo.


L’approccio di Mellon, per il suo Asian equity fund, è di tipo tematico. Gran parte dell’esposizione è concentrata su azioni difensive, ma non mancano quelle prettamente speculative, con un rapporto rischio rendimento più elevato. Inoltre, Mellon, a differenza di altre società d’investimento crede molto nelle società australiane. La gran parte delle realtà australiane appare fortemente orientata al mercato interno, ma ci sono – secondo i gestori di Mellon – anche società molto attive sul mercato asiatico, in grado di garantire interessanti tassi di crescita.


Jason Pidcock si mostra positivo anche sul futuro dell’area asiatica, nonostante qualche incertezza effettivamente ci sia soprattutto in riferimento alle possibili minacce sulla sicurezza della zona. “Siamo abbastanza tranquilli su questo punto – prosegue Pidcock – perché secondo noi la maggior parte dei rischi per la crescita dell’area arriva dall’esterno. In particolare siamo fiduciosi sulla crescita economica della Cina, che sta assumendo un ruolo sempre più importante anche a livello politico in Asia. E crediamo, su questo particolare aspetto, che anche gli Usa siano cautamente ottimisti sul ruolo di stabilizzatore che la Cina può assumere in Asia. Sul fronte valutario pensiamo che il tasso di cambio attuale siamo molto favorevole alla valuta cinese, che nel futuro dovrebbe apprezzarsi ulteriormente nei confronti del dollaro”.