Notizie Notizie Italia Su Intesa Sanpaolo si riducono i buy, ecco quanto può salire il titolo. Conti 2° trimestre il prossimo catalyst

Su Intesa Sanpaolo si riducono i buy, ecco quanto può salire il titolo. Conti 2° trimestre il prossimo catalyst

30 Giugno 2025 11:30

Tra esattamente un mese, il prossimo 30 luglio, Intesa Sanpaolo darà in pasto ai mercati i conti del secondo trimestre. La nuova stagione delle trimestrali bancarie in Piazza Affari vedrà nel giro di 24 ore i conti delle due big in quanto la seconda forza bancaria italiana, Unicredit, diffonderà i numeri il 29 luglio (salvo rinvii, come già successo per l’ultima tornata di trimestrali).

Preview conti secondo trimestre 2025

Intesa Sanpaolo, reduce da un 2024 record (8,7 miliardi di utili), già nel primo trimestre ha dimostrato una forte resilienza davanti a un contesto di tassi di interesse più bassi e quindi la necessità di trovare contromisure al calo del margine d’interesse netto.

Nei primi 3 mesi dell’anno la maggiore banca italiana ha registrato il miglior risultato netto trimestrale di sempre, 2,6 miliardi, che corrisponde a un ROE annualizzato pari al 20%, confermando le previsioni di un utile netto per il 2025 a ben oltre 9 miliardi.

Per il trimestre chiuso al 30 giugno gli analisti di Banca Akros si attendono che Intesa riporti un utile netto di 2,39 miliardi di euro (-3% a/a, -9% t/t), leggermente sotto (-2%) quelle che sono le attuali attese di consensus. In calo anche i ricavi (-2%) dove il calo del margine d’interesse NII (-9% a/a) non dovrebbe essere completamente compensato da commissioni più elevate (+2% a/a) e reddito da trading (stimato a 208 milioni di euro).

Nessuna sorpresa attesa sul fronte guidance 2025. La banca dovrebbe quindi confermare l’indicazione di profitti “significativamente” superiore a 9 miliardi. Infine, a livello di ratio patrimoniali, atteso in Cet1 al 13,4% ) dal 13,3% a fine 1° trimestre.

Fuori dalla mischia del risiko

Intesa Sanpaolo continua a mantenersi fuori dai giochi forte del suo ruolo di prima potenza in Italia con una quota di mercato del 21% che complica eventuali piani di M&A a causa dei vincoli antitrust e non solo. Carlo Messina, confermato alla guida del gruppo per altri tre anni, ha recentemente ribadito che non intende entrare nella mischia (“Non ho nessuna intenzione di posizionare la banca in questi combattimenti da Far West italiano”) rimarcando che a suo avviso la strada del consolidamento è stata intrapresa da tanti perché altrimenti “non riusciranno nel 2026 a ottenere gli stessi risultati di questi anni”.
Messina ritiene inoltre che le attuali valutazioni di Borsa incorporano importanti componenti speculative, riferimento implicito al fatto che Unicredit – la più attiva sul fronte M&A – abbia superato Intesa come market cap.

Dopo rally in Borsa gli analisti dicono ancora buy

Il titolo Intesa da inizio anno segna un progresso di oltre il 26% e viaggia poco sotto i massimi a 18 anni toccati a a inizio mese a 5,04 euro. Negli ultimi 12 mesi Intesa Sanpaolo è balzata in avanti del 41% e presenta una capitalizzazione di 86 miliardi, circa 1,5 mld sotto quella di Unicredit.

Tra gli analisti su Intesa prevalgono nettamente sono i giudizi positivi che sono il 73,1% del totale con 19 “buy”, 6 “neutral” e un solo “sell”. Il prezzo obiettivo medio ammonta a 5,35 euro, ossia un potenziale upside del 10% rispetto ai prezzi attuali. Tra i più positivi spiccano Morgan Stanley con target a 6,2 euro e JP Morgan a 6 euro.

Ma l’ottimismo si attenua un po’

Rispetto a meno di tre mesi fa, ossia a prima dei conti del first quarter, i target medi sono saliti (da 5,15 a 5,35) ma sono scesi di tre unità i giudizi buy (da 22 a 19). Spicca in particolare il recente downgrade da parte di Bofa che ha portato il giudizio da buy a neutral, aumentando però il target price da 5 a 5,5 euro a seguito della revisione al rialzo delle stime sugli utili per azione, portandosi il 5% sopra le stime di consensus.

Bofa prevede che il margine di interesse di Intesa cresca di circa il 2% nel biennio 2026-2027, e si aspetta anche un altro buyback da 2,3 miliardi nel 2025 che si aggiungerebbe al payout del 70% alla voce dividendi e all’attuale buyback da 2 miliardi.