Notizie Notizie Mondo Inflazione Usa rallenta a febbraio, ma incognita dazi agita la Fed

Inflazione Usa rallenta a febbraio, ma incognita dazi agita la Fed

12 Marzo 2025 15:23

A febbraio l’inflazione degli Stati Uniti registra la crescita più lenta degli ultimi quattro mesi su base mensile (+0,2%) e rallenta al 2,8% anno su anno, con l’indice core dei prezzi al consumo in discesa al 3,1%. Dati incoraggianti, ma con ogni probabilità la Fed avrà bisogno di più rilevazioni per monitorare l’impatto dei dazi sull’inflazione e decidere quanto (e quando) tagliare ancora i tassi di interesse.

Inflazione Usa rallenta al 2,8% a/a con dato core al 3,1%

Nel mese di febbraio il consumer price index (Cpi) è aumentato dello 0,2% su base mensile, in netto rallentamento rispetto al forte 0,5% di gennaio (consensus 0,3%). Anche la misura core, che esclude cibo ed energia, ha registrato lo stesso incremento mensile dello 0,2%, a fronte del +0,3% previsto e del +0,4% del mese precedente, segnalando una moderazione della pressione inflazionistica.

Secondo i dati diffusi dal Bureau of Labor Statistics, l’inflazione annua si attesta ora al 2,8%, in calo rispetto al 3,0% del mese precedente (attese 2,9%). Anche l’indice core su base annua è sceso dal 3,3% al 3,1%, evidenziando un rallentamento più marcato delle attese (3,2%).

Rallentano prezzi “shelter” e aerei

La voce “shelter” (i costi per le abitazioni), che rappresenta la principale componente dell’inflazione, ha contribuito per quasi metà dell’aumento complessivo, pur mostrando un rallentamento rispetto a gennaio (da +0,37% a +0,28%) e segnalando un raffreddamento del mercato immobiliare.

Le tariffe aeree sono crollate del 4%, segnando la flessione più marcata da giugno, in un contesto di domanda più debole segnalata dai vettori. In calo anche i prezzi delle auto nuove e della benzina, mentre i generi alimentari sono rimasti stabili dopo il forte aumento di gennaio. Le assicurazioni auto e sanitarie hanno continuato a crescere, ma a un ritmo più contenuto rispetto ai mesi passati.

Fed resta cauta in attesa di valutare effetti dazi

Il rallentamento dell’inflazione rappresenta un segnale incoraggiante per la Federal Reserve, che però resta in modalità attendista. La lettura odierna, infatti, fa riferimento ad uno scenario che non riflette a pieno l’impatto dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. Dalle tariffe potrebbero scaturire, nei prossimi mesi, nuove pressioni al rialzo sui prezzi di diversi beni, dagli alimentari all’abbigliamento, mettendo alla prova la resilienza dei consumatori e dell’economia.

In un discorso al Congresso della scorsa settimana, Trump ha descritto l’eventuale risalita dei prezzi dovuta ai dazi come “un piccolo disturbo” che la nazione dovrebbe essere in grado di superare.

Tuttavia, l’incertezza sulla politica commerciale ha contribuito al recente crollo dei mercati azionari e ha riacceso i timori di recessione, che lo stesso presidente ha tentato ieri di stemperare.

Le stime sulle prossime mosse della Fed

Le preoccupazioni per un rallentamento economico hanno spinto gli operatori a ipotizzare una riduzione dei tassi più rapida da parte della Fed, ma con l’incognita dazi è presto per valutare le prossime mosse della banca centrale. Il prossimo dato chiave è il Pce core in uscita il 28 marzo, mentre per i prezzi al consumo del mese in corso bisognerà attendere il 10 aprile.

Al momento i mercati scommettono su un allentamento monetario medio di 70 punti base, prezzando quindi poco meno di tre tagli nel corso dell’anno, ma per la prima riduzione bisognerà attendere quasi sicuramente giugno.

Secondo Kay Haigh, co-responsabile globale di Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management, “anche se è probabile che la Fed rimanga ferma nella riunione di questo mese, la combinazione tra l’attenuazione delle pressioni inflazionistiche e l’aumento dei rischi al ribasso per la crescita suggerisce che la banca centrale si stia avvicinando a proseguire il suo ciclo di allentamento.”

ING, invece, non si aspetta tagli prima di settembre, dato che l’economia continua a crescere e a creare posti di lavoro mentre l’inflazione rischia di rimanere elevata.

Nasdaq positivo in avvio, salgono rendimenti Treasury e dollaro

La reazione del mercato ai dati sull’inflazione è stata piuttosto volatile. I rendimenti dei Treasury sono scesi inizialmente, per poi risalire rapidamente. Il decennale viaggia in area 4,32% (+4 bp) e il biennale intorno al 3,98% (+4 bp).

A Wall Street, il Nasdaq e l’S&P 500 hanno aperto in rialzo (rispettivamente a +1% e +0,5%), mentre il Dow Jones è sotto la parità (-0,4%).

Il dollaro si è rafforzato nei confronti delle altre valute, con il cambio euro/dollaro in discesa a 1,089 e il dollaro/yen in salita a 148,6.