Notizie Notizie Mondo Inflazione Usa non spaventa (per ora). Tassi Fed, settembre diventa il mese chiave?

Inflazione Usa non spaventa (per ora). Tassi Fed, settembre diventa il mese chiave?

11 Giugno 2025 16:45

Da una parte l’accordo quadro commerciale tra Stati Uniti e Cina, dall’altra l’inflazione per il mese di maggio. Questi i due temi chiave di questo mercoledì sui mercati finanziari. Due notizie che gli analisti e gli operatori stanno, tuttavia, analizzando da vicino.

Il primo fronte, quello commerciale, resta uno scenario aperto nonostante gli importanti passi avanti fatti nell’ultimo mese (prima con la tregua di Ginevra e oggi con i colloqui e l’intesa di Londra). Il secondo fronte, quello dei prezzi, è analizzato soprattutto per le implicazioni della guerra commerciale e in ottica delle prossime mosse della Federal Reserve (Fed).

Il 18 giugno, giorno in cui ci saranno gli annunci di politica monetaria della Fed, si avvicina. Sarà l’occasione per provare a intercettare dalle parole del presidente Jerome Powell la possibile direzione di marcia futura sui tassi.

Intanto post dati inflazione, tra i primi commenti degli economisti e strategist di mercato, la parola che prevale è “attendista” in riferimento alla modalità di “azione” della banca centrale Usa.

Inflazione non spaventa, poco impatto dai dazi

Partiamo dai numeri pubblicati dal Bureau of Labor Statistics. Nel mese di maggio l’indice dei prezzi al consumo (Cpi) ha evidenziato, su base annua, una crescita al ritmo del 2,4%, sotto le attese. Su base mensile il Cpi ha registrato un +0,1% (aspettative fissate per un +0,2%). L’indice core (al netto delle voci più volatili come energetici ed alimentari) ha segnato un rialzo del 2,8% (consensus al 2,9%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,1%, inferiore alle stime del consensus (+0,3% m/m).

Una Fed attendista: i commenti

“L’attenzione della comunità finanziaria era tutta rivolta alla pubblicazione del dato sull’inflazione per capire le probabilità di un prossimo taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. I dati hanno mostrato che le pressioni inflazionistiche sono basse e non c’è stato alcun significativo impatto dei dazi, almeno per il momento. Le condizioni economiche statunitensi con un mercato del lavoro in leggero declino e un’inflazione sotto controllo aumentano le probabilità per un possibile taglio dei tassi di interesse nel secondo semestre”, segnala di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia che mette in evidenza i potenziali scenari per la Fed.

Secondo l’esperto nel breve termine non esistono al momento le condizioni per procedere a un cambio nelle strategie monetarie da parte della Federal Reserve. “Crediamo che sia altamente probabile che la Fed possa continuare a monitorare l’andamento delle variabili macroeconomiche (in particolare inflazione, PIL e disoccupazione) e decidere nel corso dei prossimi mesi la direzione della politica monetaria – afferma Diodovich -. I tassi di interesse rimarranno sui livelli attuali per un prolungato periodo di tempo. Le nostre attese non prevedono alcun taglio da parte della Federal Reserve almeno fino a settembre”

Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm: ” Un’inflazione inferiore alle attese riapre la porta a possibili tagli dei tassi d’interesse. Tuttavia, riteniamo che, almeno per il momento, la Federal Reserve manterrà un atteggiamento prudente, vista la continua incertezza sul piano delle politiche economiche”.

Anche per Alexandra Wilson-Elizondo, global co-head and co-chief investment officer of Multi-Asset Solutions di Goldman Sachs Asset Management, la Fed potrebbe mantenere un atteggiamento attendista. Nel caso in cui l’inflazione rimanga sotto controllo o il mercato del lavoro mostrerà segnali di indebolimento, è probabile che la Federal Reserve prenda in considerazione un taglio dei tassi d’interesse in futuro.