Notizie Notizie Mondo Inflazione Ue rallenta a marzo, sorpresa ‘core’ e servizi al 3,4%. Tassi Bce e il “dilemma” di aprile

Inflazione Ue rallenta a marzo, sorpresa ‘core’ e servizi al 3,4%. Tassi Bce e il “dilemma” di aprile

1 Aprile 2025 12:10

L’inflazione nell’area dell’euro è ulteriormente rallentata a marzo verso l’obiettivo del 2% della Banca centrale europea (Bce). Stando alla stima flash diffusa alle 11 dall’Eurostat, i prezzi al consumo sono aumentati su base annua del 2,2% rispetto all’anno precedente, in calo dal 2,3% di febbraio. Il dato è in linea con il consensus Bloomberg.

La Bce dovrà decidere tra poco più di due settimane se ridurre i tassi per la settima volta da giugno. Nuovo taglio o pausa in vista della riunione del 17 aprile? Il quesito che resta sui mercati.

Inflazione in frenata a marzo

Inflazione Ue in Frenata a marzo. Su base annua il dato ha centrato le attese, attestandosi al 2,2% rispetto al 2,3% della passata lettura. Su base core, ovvero al netto delle componenti più volatili come i beni energetici ed alimentari, il dato è sceso a sorpresa al 2,4% dal precedente 2,6% e rispetto al 2,5% indicato dagli analisti. Per quanto riguarda l’inflazione dei servizi, monitorara da vicino dai policymaker, è rallentata al 3,4% dal 3,7%, estendendo così la frenata iniziata a febbraio.

ING: l’inflazione dell’Eurozona scende ulteriormente in vista delle turbolenze commerciali

“L’inflazione dell’Eurozona scende ulteriormente in vista delle turbolenze commerciali”, titolano così gli economisti di ING il loro commento odierno sull’inflazione della zona euro. Il calo di marzo al 2,2%, precisa Bert Colijn, capo economista della banca olandese, “non è dovuto solo al calo dei prezzi dell’energia, ma anche al netto calo dell’inflazione dei servizi“.

“Sebbene per il momento i rischi inflazionistici restino, gli ultimi mesi hanno evidenziato sviluppi piuttosto positivi nell’inflazione core – segnalano da ING -. Anche se per mesi l’indice core è rimasto ostinatamente fermo al 2,7%, ora è sceso dal 2,6% di febbraio al 2,4% di marzo. Ciò è dovuto principalmente alla debolezza dell’inflazione dei servizi, calata dal 4% di dicembre al 3,4% di marzo“.

C’è poi l’effetto Pasqua da valutare. “La debole inflazione dei servizi è dovuta in parte all’effetto Pasqua, che quest’anno cade tardi. Di solito, ciò si traduce in un calo dell’inflazione dei servizi a marzo e in una ripresa ad aprile. D’altro canto, le aziende del settore dei servizi hanno visto affievolirsi le aspettative sui prezzi di vendita e hanno segnalato debolezza nell’attività economica negli ultimi mesi, quindi sembra che si stia profilando un ritorno a un trend di inflazione più bassa, indipendentemente dagli effetti pasquali a breve termine”.

Da ING rimarcano, però, che l’incertezza sulle prospettive di inflazione a breve termine resta molto elevata. “I dazi statunitensi potrebbero generare pressioni deflazionistiche sul mercato dell’eurozona, poiché deprimono le esportazioni e quindi la crescita. Tuttavia, le misure di ritorsione della Commissione europea probabilmente avranno un effetto al sull’inflazione nella zona euro, poiché si tratta essenzialmente di una tassa nazionale che viene introdotta e che, in una certa misura, sarà pagata dai consumatori”

L’anno scorso, durante la conferenza stampa di marzo, la presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva dichiarato: “Ne sapremo un po’ di più ad aprile e molto di più a giugno”, aprendo la porta al primo taglio dei tassi del ciclo di tagli. “Quest’anno, Lagarde ne saprà molto di più ad aprile, perché si avranno più informazioni sui dazi statunitensi imposti sui prodotti europei e sulla ritorsione che la Commissione europea sta preparando – indicano da ING -. Ciò sarà fondamentale per determinare la direzione verso cui si muoveranno i tassi. Ma a parità di condizioni, l’inflazione odierna è stata abbastanza debole da giustificare un altro taglio dei tassi per riportare il tasso di riferimento in territorio neutrale“.

Pausa o nuovo taglio ad aprile?

Un nuovo taglio dei tassi o una pausa in stile Fed? Questo l’interrogativo che tiene banco sui mercati in vista della riunione del 17 aprile della Banca centrale europea (Bce), con un esito che al momento resta incerto. Secondo alcune indiscrezioni riportate ieri da Bloomberg, diversi membri della Bce sono ancora indecisi se tagliare i tassi nel meeting di aprile e questo suggerisce quanto l’incontro rimanga molto più aperto che mai rispetto al recente passato.

Da Bloomberg sottolineano ancora come la parte più “colomba” del board della Bce, sebbene ritenga necessario un ulteriore allentamento, potrebbe accettare una pausa ad aprile per avere maggiori dettagli sulla politica commerciale Usa e sul piano dell’aumento della spesa della difesa della UE. “Lo scopo di tale indiscrezione potrebbe essere proprio quello di raffreddare gli animi degli operatori per evitare che un’eventuale decisione di mantenere i tassi fermi ad aprile, possa generare un effetto sorpresa indesiderato”, segnalano gli strategist di Mps Capital Services.

Proprio ieri il governatore della Banca d’Italia e membro del board della Bce, Fabio Panetta, ha sottolineato che “la lotta all’inflazione non può ancora dirsi conclusa” e per questa ragione “le decisioni di politica monetaria dovranno bilanciare due fattori. Da un lato, la debolezza dell’economia europea e le tensioni geopolitiche stanno frenando consumi e investimenti, contribuendo a contenere l’inflazione”. Con un’ulteriore precisazione: “l’aumento dell’incertezza – dovuto soprattutto agli annunci, talora contraddittori, sulle politiche commerciali degli Stati Uniti – impone cautela nel percorso di diminuzione dei tassi ufficiali”.

Intanto le scommesse dei trader su un taglio dei tassi ad aprile sono scese, con la possibilità di una sforbiciata al costo del denaro di 25 punti base – segnalano ancora da Bloomberg – che è scesa dall’85% al 65%.

Da giugno 2024 a marzo, la Bce ha tagliato per ben sei volte il costo del denaro. Dopo la decisione di marzo del consiglio direttivo i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati ridotti rispettivamente al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%.

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